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Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 20 maggio 2019 - Con il nostro corpo abbiamo da sempre un rapporto intimo e nello stesso tempo “esibizionistico”. Uno strano modo di fare di noi umani. Tutto quello che di esteriore è possibile mostrare. Possiamo anche esserne gelosi o disinibiti nel farlo. Dipende sempre dalle circostanze e dalle persone a noi vicine. Interiorità ed esteriorità a volte in contrasto.

Tutto ciò che vìola la nostra intimità, ci mette sulla difensiva: consideriamo il prossimo, come un estraneo, qualcosa che non era previsto dalle leggi di natura. E quindi, i corpi degli altri come degli antigeni da non far entrare nel nostro organismo.

Il corpo (e la mente) dell’altro ci è nemico: violando il nostro pudore non è più un nostro simile, ma un qualcosa che mette in discussione la superiorità dell’essere umano sul resto del creato.

C’era un tempo in cui il corpo delle donne veniva considerato semplicemente un oggetto, privo di sentimenti e di amor proprio. È un tempo nemmeno così lontano, ma ce n’è voluto per mettere il tutto al proprio posto. Bisognava salvare le apparenze, prima di tutto, e poi tutto il resto veniva da sé. L’apparenza più evidente era quella di sposarsi (a volte) con chi ti violentava(!!??) Un matrimonio che “ci metteva una pietra sopra” alla violenza subita.

Quando, invece, la pietra doveva essere messa sulla testa (e su altre parti) del violentatore!!! Fra diritto famigliare che sottometteva ufficialmente la moglie al marito, delitto d'onore, matrimonio riparatore, niente divorzio, religione di stato, reato di adulterio e altro, fino agli anni ‘60-‘70, l’Italia si poteva ufficialmente definire “un Pakistan rurale” di quegli anni.

La prima ad infrangere queste “regole” e opporsi al matrimonio riparatore in Italia, nel 1965, fu Franca Viola (nella foto). Dopo essere stata rapita e violentata per 8 giorni, la ragazza rifiutò di sposare il suo carnefice e lo denunciò, andando così contro la “morale” dell’epoca e le regole della piccola città siciliana in cui viveva. Forse non ci si doveva negare per non offendere qualche divinità (fenicia??), la mente umana riesce a pensare anche a questo!!!

Tutta questa schifezza, sapete quando finì? Nel 1981 (dopo Cristo), Fino ad allora il reato di violenza carnale poteva essere annullato se lo stupratore, anche di una minorenne, decideva poi di sposarla. Allora, tutto ciò ci fa capire che andando indietro nel tempo, situazione “legali” del genere fossero sempre più scandalose?

Invece no!! La “Carta de Logu”, una raccolta di leggi in lingua sarda, dedicata ai giudicati sardi, entrata in vigore verso la fine del 1300 e rimasta in vigore fino al 1827, in  casi di stupro, la donna che aveva subito violenza, confermava l'atto in quanto tale e non voleva convolare a nozze,
lo stupratore era tenuto ad un risarcimento. E se non poteva rifondere il nocumento per lui si spalancavano le porte delle carceri giudicali.

Franca Viola andò avanti, non solo con la sua coscienza e presa di posizione, non sposando il suo violentatore e facendolo arrestare, ma si sposò con un altro uomo. Che, come lei, capì benissimo “l’equivoco” in cui la società dell’epoca era incappata (diciamo così, per uscirne…), i due sposi lasciarono il paesello natio siciliano e andarono a vivere in un’altra parte del nostro Paese.

Una decisione difficile, sofferta e supportata dall’intera famiglia della ragazza. Perché non vengono dedicate delle strade a Franca Viola, iniziando dai paesi siciliani? (e mo magn…)

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio