Luigi Ciavarella

San Marco in Lamis, mercoledì 28 ottobre 2015 - I Nomadi sono stati i primi veri autenticibeatnick italiani nati sulla scorta di una moda proveniente dalla Inghilterra intorno alla metà degli anni sessanta. Sono loro i veri hippies padani, capelli lunghi, corredo floreale appropriato e poca voglia di farsi giudicare dalla società ipocrita del tempo. Le loro origini bisogna cercarle tra Modena e Reggio Emilia, in quel tempo terra di fermenti beat al sapore di lambrusco e lasagne, in una regione d'Italia peraltro sazia ed opulenta come poche altre.

 Sono i Nomadi, complesso beat nato con una canzone, Come potete giudicare, nel 1966, ( sul loro effettivo esordio mettiamoci una pietra sopra ) che è già tutto un programma di intenti. Infatti, insieme a Nessuno mi può giudicare, della conterranea Caterina Caselli, fa tutt'uno col termine rivoluzione giovanile che fa tanto tendenza tra i giovani in quel momento di mutamenti epocali. La loro sarà una rivoluzione a metà poiché prevarranno ben presto gli interessi che contano in fondo, che sono poi il successo e la popolarità, che arriveranno qualche anno più tardi e saranno travolgenti.

Un successo calibrato su milioni di dischi venduti, apparizioni televisive, manifestazioni canore, che sono tutte esperienze che hanno segnato un'epoca e che rimangono lo specchio di una società che cambia in fretta e furia le sue abitudini di vita, che si evolve anche attraverso la musica. Una musica semplice, importata in quantità massiccia dall'estero ( in primis dalla Inghilterra ) e affidata a centinaia di cloni che sapranno valorizzarla. Non ci sono soli complessi italiani ad attingere a questo inesauribile serbatoio, al banchetto partecipano anche complessi prevalentemente inglesi che qui da noi faranno la loro fortuna. Sui gruppi inglesi famosi in Italia ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte però alcuni nomi come Rokes, Motowns, Renegades, Primitives con Mal, Casuals,Los Bravos, ecc. non possiamo non ricordarli poiché furono questi i primi punti di riferimento per la vasta gioventù italiana assetata di novità e per i tanti gruppi nostrani in erba che si formarono sui loro esempi.  

I veri Nomadi sono sin da subito Augusto Daolio e Beppe Carletti, i restanti saranno comprimari che avranno un ruolo non fondamentale nella economia artistica del complesso. Il primo, cantante leggendario, che possiede una voce calda, potente e molto personale, caratterizzerà il suono della band ; il secondo, tastierista, che diventerà col tempo depositario e guida del patrimonio lasciato da Daolio, quando questi nei primi anni novanta morirà a causa di un male incurabile, assumendo la leadership del nome e portando in ogni angolo d'Italia e nel mondo la leggenda del gruppo con enfasi militante.
Ma i Nomadi diventano definitivamente famosi quando prendono in prestito un brano di Francesco Guccini, il loro primo sodale amico compositore che fornisce loro canzoni a getto. Il primo botto si chiama Dio è morto e tanto basta a farli conoscere ovunque in Italia poiché la canzone sciorina un testo che fa discutere. Il brano parla dei mali dell'umanità, delle paure e delle speranze che valse loro una censura da parte della RAI e, sorprendentemente, un plauso dal Vaticano. Non è il solo testo che va controcorrente in quel periodo ma Guccini sa come usare la penna.
Da quel momento in poi il complesso emiliano ha la strada in discesa in compagnia di decine di altri gruppi ( Equipe 84, Camaleonti, Corvi, Pooh, Dik Dik,e centinaia di altri minori.) che invadono l'Italia con le loro canzoncine beat, che i giovani gradiscono e se ne servono pure per riempire le loro feste fatte in casa, esattamente come i loro coetanei inglesi e di tutto l'occidente.
 
Dopo qualche altro brano apocalittico ( per esempio Noi non ci saremo ) e qualche album, i Nomadi nel 1968 rifanno un brano dei Moody Blues, Nights a white satin, che diventa Ho difeso il mio amore, dopo una prima stesura effettuata daiProfeti. La versione dei Nomadi, grazie alla voce di Augusto, però è più bella e ottiene il successo maggiore.
Su questa nuova traccia, a partire dai primi anni settanta, il gruppo di Daolio e Carletti aprirà una nuova fase artistica che dilagherà nella prateria del pop italico con canzoni ben confezionate da autori pop più in sintonia con il formato canzone di successo  e saranno tutte valorizzate dalla splendida voce del leader ( Un pugno di sabbia, Io vagabondo, Tutto a posto, Un giorno insiemeGordon,ecc.).
 
I violini avranno il sopravvento e tutto si svolgerà all'ombra del successo nazionale, che la mia generazione ricorda ancora oggi con grande emozione e che avranno varie riletture, tutte di ugual spessore, durante i tantissimi concerti che effettueranno in ogni luogo, grazie alle voci dei nuovi cantanti del gruppo del dopo Daolio. che si alterneranno nel corso del tempo.
 
I Nomadi a tutt'oggi hanno pubblicato una lunga scia di dischi, con alterna fortuna, tutti imperniati però da una urgenza artistica sempre presente e anch'essa fondamentale per capire la loro idea di musica poiché raccontano dei tanti temi cruciali del mondo contemporaneo, che entrano nella storia di questo gruppo tanto longevo che rispetto ai Pooh, per esempio, che hanno appena annunciato di sciogliersi alla scadenza del cinquantesimo anno di vita, loro al contrario non hanno alcuna intenzione di associarsi.
 
Luigi Ciavarella