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Raffaele Fino

San Marco in Lamis, lunedì 18 gennaio 2016 -  In merito ad alcuni articoli apparsi ultimamente e ai titoli a sensazione dati non si può che restare sconcertati. Fermo restando la libertà di espressione, intangibile, la stessa se vuole rimanere libera deve cercare di mantenersi vicino alla verità, senza distorcerla con imprecisioni, insinuazioni e , spesso, vere e proprie calunnie. E’ il caso di un articolo comparso recentemente a proposito del progetto di video sorveglianza realizzato nella nostra cittadina. L’articolo parla di “asservimento di bene comune” a fini privati. 

Niente di più falso e impreciso. Ma tant’è. L’importante è insinuare. Il progetto cui allude l’articolo è stato realizzato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) “Sicurezza per lo sviluppo” – Obiettivo Convergenza 2007/2013. Il progetto, approvato con delibera di G.C. n.197 del 12.11.2013 era dell’importo di 210.000,00 €. L’importo a base d’asta è stato di € 154.856,40. Il ribasso è stato del 32,88%. L’importo di aggiudicazione (alla ditta “P. & P. s.r.l.” con sede in L’Aquila) di € 103.939,61 ( Chi ne volesse sapere di più può leggere la determina n. 69 del 25-06-2015, Settore Affari Generali, che richiama altri provvedimenti cui si può accedere tranquillamente).

Il PON in questione si propone di migliorare le condizioni di sicurezza nelle regioni Obiettivo Convergenza ( Calabria, Puglia e Sicilia) e prevede la collaborazione di tutte le forze di Polizia, nonché il coinvolgimento degli enti locali. Il fine del programma è, quindi, assicurare condizioni di sicurezza e legalità per i cittadini e le attività commerciali in quelle regioni in cui le attività criminali limitano fortemente lo sviluppo economico.

La rete di telecamere installate nel centro urbano di San Marco in Lamis e a Borgo Celano risponde solo ed elusivamente a questa finalità, e cioè tenere sotto costante monitoraggio le zone d’ingresso (e d’uscita) del paese, le vie di fuga all’interno del reticolo stradale, le zone di periferia a rischio, le zone in cui le attività commerciali allocate sono state interessate, negli ultimi anni, a rapine o tentativi di rapina. Come si vede c’era poca possibilità discrezionale.

Al fine di far rispettare le  finalità del Programma  e di controllo del corretto utilizzo delle risorse finanziarie destinate allo stesso, è stata addirittura creata un’Autorità Nazionale di Audit, indipendente, con il compito di prevenire ogni più piccola forma di irregolarità nella redazione dei progetti e nell’esecuzione dei lavori. In poche parole il progetto è stato rigidamente controllato dall’autorità preposta. Non si contano le audizioni tenutesi presso la Prefettura di Bari.

Va precisato, inoltre, che la bozza sottoposta all’approvazione ha visto il coinvolgimento fattivo dell’allora Comandante della Stazione Carabinieri di San Marco in Lamis. Va anche detto che la rete di telecamere , attualmente, non può essere usata per monitorare il traffico. Lo si potrà fare in futuro dopo le relative autorizzazioni (e speriamo che ce le diano). Da queste poche informazioni si può agevolmente capire che se una telecamera andava collocata a metà Corso Matteotti, il posto non poteva essere che all’incrocio con Via Roma e   Via Carducci, strade che, per le loro caratteristiche, rappresentano la più “facile “ via di fuga per chi viene, per es., da Corso  Giannone, in passato teatro di  qualche rapina.

Per quanto riguarda le “fonti di Palazzo Badiale” che gli (all’estensore dell’articolo) “dicono che un’altra telecamera sarebbe posizionata e video sorvegliare un’abitazione di un noto politico locale” ( che non sono riuscito ad individuare) non si può che rimanere, lo ripeto, sconcertati. Per vari motivi. Primo tra tutti per  l’anonimato della fonte che getta discredito su tutti i dipendenti comunali, cui si deve rispetto, non fosse altro che per il confronto, aperto,  con cui si misurano con l’Amministrazione e per come svolgono il loro lavoro, nelle difficoltà quotidiane. Poi per lo stile e per il modo basso di insinuare il veleno tra i cittadini. Perché se ci si fida delle fonti allora si dà la notizia con certezza e si espone il caso all’autorità competente, senza, appunto, insinuare, ma assumendosi in pieno la responsabilità della denuncia. Cosa che il sottoscritto farà, inviando copia dell’articolo alle autorità competenti perché accertino se le fattispecie integrino ipotesi di reato.  

Raffaele Fino. Vice Sindaco