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 Ludovico Delle Vergini

San Marco in Lamis, mercoledì 20 gennaio 2016 - Come ormai sappiamo tutti, la ricerca di Roberto Giuliani ha avuto un epilogo tragico. Roberto ha lasciato la vita terrena compiendo un gesto disperato, triste, angosciante, aprendo un vuoto emotivo nei familiari e in tutte le persone che conoscevano lui e la sua famiglia. Molti si chiedono come è successo, come è morto. Relativo, poco importante. Io credo invece che in questo momento è molto importante chiederci perché!. Perché un giovane di poco più di 30 anni sceglie di scappare?

 Perché un ragazzo bello e intelligente rinuncia alla vita? Che cosa non ha funzionato nella sua ricerca di equilibrio, di serenità, di soluzione ai problemi, di pace? Chi doveva accorgersi del malessere di Roberto? Chi doveva fare qualcosa, prima che lui arrivasse ad una decisione così estrema? Ebbene, la risposta più banale è la famiglia!

Io credo che invece la responsabilità è di tutti noi, nessuno escluso.

Roberto è solo uno dei tantissimi giovani che vivono la propria vita costantemente alla ricerca della serenità, che non comunicano le proprie tristezze, paure, angosce.

Roberto è soltanto uno dei giovani che si chiudono in un silenzio assordante, che alzano le barriere della propria solitudine.

 Ed è proprio qui che entra la nostra responsabilità. Il non sapere ed il non vedere, è la nostra colpa.

Una società civile sana, viva, attiva ha gli occhi costantemente puntati alla vita dei propri cittadini. Una società civile attenta sa leggere nei silenzi dei giovani. Una società civile aperta sa accogliere la solitudine delle persone.

Una società accogliente si sarebbe stretta intorno al problema, alla famiglia, al giovane e avrebbe ascoltato.

Non lasciamo morire Roberto per la seconda volta. Non lasciamo che la morte di questo giovane passi inosservata. Da un episodio tremendo cerchiamo insieme di tirare fuori quello che di più bello c’è nella vita di ognuno di noi…L’attenzione, l’ascolto e il rispetto dell’altro.

L’obiettivo deve essere quello di creare una società civile costantemente attiva pronta all’accoglienza e all’ascolto.

 Solo così potremmo evitare il ripetersi di situazioni di isolamento totale che portano alla morte, sia fisica che mentale. Guardiamoci intorno con sguardo attento, non con superficialità e ci sorprenderemo di quanti volti tristi e soli vivono intorno a noi.

Stringendoci intorno al dolore e al silenzio della famiglia…Ciao Roberto