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Grazia Galante

San Marco in Lamis, mercoledì 10 febbraio 2016 -  Dopo le feste di Carnevale, ritenute peccaminose e licenziose, il Mercoledì delle Ceneri iniziava (e inizia) il periodo della Quaresima   Allo scoccare della mezzanotte del martedì di Carnevale, dopo che si era ripetutamente sparato al fantoccio appeso al centro delle strade e dei vicoli che rappresentava il Carnevale, la campana grande della Collegiata annunziava l’inizio della Quaresima, cioè la fine del periodo del divertimento e l’inizio della penitenza che durava fino al giorno di Pasqua.

 Le donne sostituivano il fantoccio con la quarantana, una pupa di stoffa di circa 30 centimetri, vestita di nero e con il volto pitturato, poggiata su un’arancia o una patata, nella quale venivano infilate sette penne di gallina da togliere una ogni domenica. Si diceva infatti:

Passa la mozza e ppassa la sana,
sètte summane la quarantana.
Passa la mozza (la parte della settimana che va dal Mercoledì delle Ceneri alla domenica successiva),

passa la settimana intera,
sette settimane (dura) la Quaresima.
Questo sistema serviva per misurare la durata della Quaresima che, essendo un periodo di penitenza, sembrava non finisse mai e durante la quale, in particolare il venerdì, tutti rispettavano l’astinenza non solo dalla carne e dal lardo come condimento, ma evitavano di tostare (asckà) il pane (che rappresenta il corpo di Cristo) e di abbandonarsi ai piaceri della carne. Lo dicono i seguenti versi:

Bèlla, mo’ cce ne vène la Quarésema
e non è ttémpe cchiù de fà l’amore,
mìttete na crona lògna mmane
decènne Avumarije e rraziune.
La matina che tte jàveze da llu létte
vàttela sinte na prèdeca devina.
Sàbbete Sante a ssciòta de campane,
ce vedime arrète come e pprime.

Bella, arriva la Quaresima
e non è tempo più di fare l’amore,
mettiti una corona lunga fra le mani
dicendo Avemarie e orazioni.
La mattina quando ti alzi,
va’ ad ascoltare una predica divina.
Sabato Santo, quando squilleranno le campane,
ci vedremo di nuovo come prima.

A Mattinata, scrive Salvatore Principe, “quando il digiuno e l’astinenza quaresimale erano rigorosi, i buoni cristiani il giorno delle Ceneri (la Cinnaredd) sciacquavano la bocca, i tegami, i piatti con la cenere, quasi per togliere i residui del grassume della carne mangiata il giorno avanti: le beccherie si chiudevano con i catenacci (…). I più insofferenti per i rigori quaresimali sfogavano la bile, imprecando:

Quarandéne, quarandéne
E chi ti vonn mangé li chéne:
So ssirréte li vucciarije
pe quarantasett dije
Tratto da La religiosità popolare di San Marco in Lamis.
Buona giornata a tutti.