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Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 30 giugno 2016 -  Una delle cose più difficili per molti è imparare le lingue straniere. È comunque un fatto genetico: bisogna essere predisposti, per come quelli che sanno disegnare o comporre poemi. Lo fanno da sempre, bambini con pochi anni di vita, e i genitori li fanno esibire davanti ad amici e parenti come fenomeni da imitare da parte di altri bambini(!!??) Lo stesso dicasi per i poliglotti, è naturale per loro parlare correttamente anche 3-4 lingue straniere. C’è poca bravura ma è soprattutto predisposizione naturale.

 Oppure bisogna… traumatizzare la testa. Eh sì, una bella botta in testa e si cambia tutto. Non sappiamo se in meglio o in peggio. Possono esserci però anche effetti collaterali come “scambiare la propria moglie per un cappello”. Come successe ad un paziente del neurologo inglese Oliver Sacks. La cui storia venne raccontata nel film “Risvegli” con Robert De Niro.

 Cambi, in questi casi, significa anche sdoppiamento della personalità, dualità di identità. Problemi non da poco, e in effetti questi pazienti (perché di pazienti si tratta a tutti gli effetti) vengono seguiti per tutta la vita.

 Quindi, chi vuole cambiare identità (e quindi vita) o gli capita accidentalmente di battere la testa, oppure essere vittima di qualche incidente neurologico, alla fine sarà comunque ritenuto un malato da seguire.

 E qualcosa del genere è successa ad un italiano pochi giorni fa, e tutta la vicenda è seguita da neurologi dell’università di Edimburgo (Scozia), dove tengono sotto osservazione un 50enne che colpito tempo fa da ictus e risvegliatosi dal coma, subito ha iniziato a parlare… francese. Ma a continuare a scrivere in italiano!!??

 Ricapitoliamo: dal risveglio dal coma parla francese e scrive in italiano. Ok. Ci siamo capiti…

 E dicono pure che oltre a parlare correttamente la lingua transalpina si atteggia anche come un francese, nei gusti e nei modi di fare. La storia è curiosa. Anche perchè questo signore, il francese l’ha studiato per pochi anni a scuola decenni prima e nemmeno con risultati apprezzabili, e mai parlato normalmente.

 Però se deve scrivere in francese, non lo sa fare, in quel caso prende il sopravvento la lingua madre: l’italiano. Ma cosa sarà successo durante il coma a quest’uomo che adesso ha due modi diversi per farsi capire?

 Un viaggio astrale sulla torre Eiffel per ammirare le bellezze di Parigi? Avrà incontrato durante il coma Brigitte Bardot e Alain Delon mentre si riposavano nelle pause di un film che stavano girando? Oppure una visita guidata nel museo del Louvre dove la Gioconda guardandolo negli occhi gli avrà dato il dono della lingua d’Oltralpe con l’effetto sindrome di Stendhal?

 Le ipotesi sono tante e nessuna potrebbe essere quella giusta. Siamo quello che vediamo e ascoltiamo tutti i giorni, ma difficilmente riusciamo a caprici qualcosa. Anche perchè i messaggi che la mente registra quotidianamente sono migliaia ed è difficile selezionare il “buono” dal “cattivo” apprendimento.

 Ma la cosa ancora più strana è che parlare in una lingua e scrivere in un’altra è come se fosse un doppio dissenso. Sembra quasi che questo signore uscito dal coma lo faccia a posta. Come dire: “Voglio proprio vedere se riuscite a starmi dietro. Io sono stato in coma e sono ritornato più “preparato” di prima. Voi state bene, siete sani… e siete sempre gli stessi. Poveri stronzi!!”

 Potrebbe essere questo il pensiero dell’uomo dalla… doppia lingua. Una sfida, lanciata a quelli che dicono di essere normali e di stare bene. Ma non sono capaci di migliorare se stessi. Sempre le stesse abitudini e gli stessi discorsi.

 Lui invece adesso si esprime con francesismi. Gusti raffinati, nouvelle cusine, avoir bon coeur… ça va?

Tutte espressioni e modi dire che ci fanno capire che volendo possiamo essere chiunque. Possiamo cambiare vita in qualsiasi momento, anche senza aspettare un colpo in testa o una grave malattia che ci permetta un ritorno tra la cosiddetta gente “normale”.

 Abbiamo un cervello per amico, e trattandolo bene possiamo anche parlare con quelli che non ci sono più.

 (Possiamo parlarci con i ricordi…)

  

                                                                 Mario Ciro Ciavarella