Antonio Cera

San Marco in Lamis, giovedì 30 aprile 2015 - Che dire, Joseph scrive ancora in un modo meraviglioso, e, ancora più stupefacente, scrive di cose semplici ma che nel contesto dal quale scrive e che descrive appaiono come su un grande schermo cinematografico. La grandezza dell'operazione sta nel magistrale uso dei versi: ma questo è risaputo. Credo che pubblicare quel che ancora arriva dal cuore e dalla "penna" di Tusiani sia di gradimento a tutti i sammarchesi. Grazie di cuore anche da parte di Joseph, Tonino Cera.Se è possibile, anche su invito di Tusiani, vi prego di correggere "ubitorio" con "obitorio": trattasi di chiaro refuso. E, sempre che lo vogliate, di allegare le mie brevi e modeste considerazioni. Ancora grazie.

 

 

GRATTACIELO NOTTURNO

 

Penso all’umanità che opera e vive,

o in ogni istante si dispera e muore,

in questi grattacieli intorno casa.

Più che il giorno, che solo li fa belli

e maestosi, è la notte che schiude

avventure e sventure. Guardo quella

finestra totalmente illuminata

e non so cosa avvenga: si prolunga

forse una festa o forse è appena giunto

il vigile, chiamato da un vicino, 

a fermar rissa tra moglie e marito

pronti ad accoltellarsi innanzi a bimbi

che guardano allibiti. E c’è quel piano,

l’intero piano, senza luce alcuna.

Dormono tutti lì: sono partiti

per le Maldive o un incidente d’auto

li ha tutti sterminati e sono ancora

all’ubitorio in attesa che arrivi

qualche parente a reclamarli? Tace

la notte e ancora il grattacielo parla.

Al penultimo piano un bar notturno

ha luci bianche e azzurre intermittenti

che fanno scintillare whisky e birra

davanti a un’annoiata coppia brilla,

e giù, al primo piano, una chiesetta,

con una croce accesa sulla porta,

impazïente o inutilmente aspetta

che qualcuno domani entri a pregare.

Joseph Tusiani

New York, 28 aprile 2015