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Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 9 febbraio 2017 -  Tra, Papaveri e papere/Sarà quel che sarà/Sarà perché ti amo/La terra dei cachi/Per Elisa/Prendi questa mano zingara/Grazie dei fior/Il cuore è uno zingaro/Nel blu dipinto di blu/Maledetta primavera/Felicità/Storie di tutti i giorni… a Sanremo 50 anni fa, c’è scappato il morto. Morì suicida(?) il cantautore genovese Luigi Tenco, così dice la storia. E a distanza di tanti decenni, la parola, suicidio, per mettere fine a questa uscita dalle scene di Tenco, ancora non convince tutti.

 Iniziando dalla famiglia Tenco, la quale da sempre non ha mai creduto a quest’ipotesi, facendo riaprire il caso nel 2006 con relativa autopsia del cadavere (mai fatta prima!), ma senza esiti positivi: la giustizia confermò l’ipotesi iniziale, Tenco si suicidò sparandosi un colpo in testa.

Ma troppe cose non convinsero quasi nessuno dal primo momento del ritrovamento del cadavere. Il colpo di pistola non venne sentito da nessuno degli ospiti all’hotel Savoy, dove alloggiavano i cantanti di quella edizione del Festival.

Presenti al momento del “presunto” sparo, c’erano nelle stanze vicine a quella di Tenco: il giornalista Sandro Ciotti e i cantanti Lucio Dalla e Jimmy Fontana.

Ma, i tre non dissero mai di aver sentito uno sparo, eppure erano a pochi metri dal luogo del delitto. E allora questo sparo di pistola da chi e dove venne fatto? Questo il primo interrogativo, non da poco.

Invece l’altro cantante Gino Paoli saputo la notizia della morte di Tenco, subito pensò al suicidio: Luigi si drogava da tempo e in modo sempre più ossessivo, facendo uso in quegli ultimi giorni di droghe olandesi(!?)

La compagna di Luigi Tenco, la cantante francese Dalida, vedendo il corpo senza vita dell’amico steso per terra subito gridò: “Assassini!!”, sapeva qualcosa di più di quello che sapevano i famigliari del cantautore trovato morto?

All’epoca tenere “un morto in casa” in pieno svolgimento del Festival di Sanremo, non era un modo “ecclesiastico” per potersi presentare in prima serata davanti a milioni di telespettatori in Eurovisione. Quindi,  subito il corpo di Tenco venne rimosso, nemmeno il tempo di fare le rilevazioni scientifiche del caso da parte della Polizia. E nemmeno le foto al cadavere vennero fatte!!??

Il commissario sapendo che non c’erano le foto sul luogo del delitto, diede ordine di rimettere a posto il cadavere(!!??) possibilmente come era stato ritrovato da Dalida e dall’amico Paolo Dossena, i primi ad  entrare in quella stanza dove videro il loro amico morto.

E la pistola che sparò, dov’era? Un altro mistero: sicuramente non era vicino al corpo, nessuno dei presenti ricorderà esattamente la posizione  della pistola. Quella notte, tra spostamenti di cadavere ed inquinamento  delle prove con troppe presenze in quella stanza, fu difficile ricostruire l’accaduto in modo serio.

Come si può ben capire, il corpo di Tenco non poteva che accendere fin  troppo i riflettori sul Festival di quell’anno, spostandoli dal palco del Casinò di Sanremo, in quella di una stanza di albergo, dove molti dettagli sfuggirono a chi doveva far di tutto per chiudere il cerchio sul caso Tenco.

Il cadavere del cantante doveva sparire il prima possibile, funerale  compreso, infatti non venne fatta nemmeno l’autopsia. Eppure sul volto di Luigi Tenco c’erano delle vistose ferite, e non certamente da caduta.

Inoltre, la prova del guanto di paraffina sulle mani del cantante non dette esito positivo, quelle mani non usarono nessun arma da fuoco!! Il biglietto con il quale Tenco spiegava il motivo del suo gesto, era pieno di errori di ortografia: quelli che conoscevano bene Luigi, giurano che non avrebbe mai scritto in modo così grossolano. Sui capelli e sul vestito di Tenco vennero ritrovati granelli di sabbia: l’omicidio sarebbe avvenuto  altrove e poi il corpo portato in albergo?

Possibile che Luigi Tenco si sia suicidato, la notte tra il 26 e la 27 gennaio del 1967, a 27 anni, poiché alla sua canzone “Ciao, amore ciao”, sarebbe stata preferita quella di Orietta Berti, “Io, tu e le rose”? Il caso è talmente misterioso che non se ne viene a capo in nessun modo, nemmeno a distanza di 50 anni.

La canzone “Meraviglioso” di Domenico Modugno, doveva partecipare al Sanremo dell’anno successivo, ma la commissione la bocciò, poiché se avesse partecipato avrebbe potuto urtate la sensibilità di tutti quelli che vissero in prima persona il dramma di Tenco: “Meraviglioso”, si riferiva alla vita, da vivere nonostante tutto, come dire: mai al suicidio.

E di conseguenza niente Modugno al Sanremo del 1968. Forse, piano piano, iniziava a farsi spazio nella coscienza di tanti, la gravità della morte di Tenco avvenuta un anno prima.

Francesco De Gregori nella canzone “Festival” dedicata a Tenco, canta interrogandosi: “Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?” inoltre: “Lo portarono via in duecento, era solo quando se ne  andò”. È vero: nessun cantante partecipò al funerale di Luigi Tenco (vergogna, “artisti” del cazzo!!)

Sanremo non mi ha quasi mai dato l’idea che fosse una cosa seria: tra play back in tantissime edizioni del passato, cantanti che non sapevano e  non sanno cantare, tantissime canzoni inutili nate da semplici “giri di Do”, troppi soldi pubblici spesi per strapagare cantanti stranieri che si esibiscono per 3 minuti, vallette-vallettine-vassalli-valvassini-valvassori… tutto questo ed altro, hanno spesso dimostrato e mostrato al mondo, l’immagine di un’Italia che nulla aggiunge a tutto quello che di bello c’è da sempre.

 

Mario Ciro Ciavarella