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Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, sabato 25 marzo 2017 -  “Disertori e briganti garganici nella Prima Guerra Mondiale”. Questo è il tema affrontato, ieri sera, 23 marzo,  presso la Fondazione “Pasquale e Angelo Soccio” . A promuovere l’incontro è stato il suddetto sodalizio, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. Dopo gli interventi del sindaco Michele Merla, che ha portato il saluto di benvenuto dell’Ente (c’era lo staff al completo, compreso il vice Angelo Ianzano) lo ha seguito a ruota Michele Galante, in veste di  presidente della Fondazione in parola, nonché di emerito sindaco della città e di parlamentare della Repubblica.

 E’ stata poi la volta di Francesco Barbaro, insigne storico dell’Istituto Italiano per la Storia del Risorgimento, che proprio qui ha avuto un cultore sommo ed indiscusso dello stesso ramo e di autore di molteplici opere sull’argomento. Il riferimento è al compianto e stimato Tommaso Nardella che su queste cose ne sapeva più di ogni altro tra gli addetti ai lavori a livello locale e  nazionale. Non a caso è stato scoperta, qualche anno fa,  in suo onore una lapide  presso lo studio-biblioteca di Piazza Gramsci. Il relatore odierno per quasi due ore ha tenuto incollata l’attenzione della platea, composta da pubblico selezionato di ogni età, sesso ed esperienza professionale. Dal suo discorso lungo ma essenziale sono venute fuori alcune pagine inedite di quel ‘Gargano Segreto’ che il sommo letterato e filosofo, come Pasquale Soccio, amava tanto.

Questa volta, però, è inteso in senso negativo, come lo fu per davvero il periodo che va dal 1916 al 1918 della Prima Grande Guerra, attraversato in lungo e in largo da fenomeni di diserzione, con centinaia e centinaia di disertori e renitenti alla leva, che dissero no alla guerra, incoraggiati anche dall’attività dei ‘sovversivi’ socialisti decisi a sabotare la guerra dei capitalisti. Ma non tutti. Nello stesso campo ci furono anche gli ‘interventisti’, tra i quali anche il grande Giuseppe Di Vittorio. Parecchi di questi giovani ‘renitenti’, meglio noto in gergo ‘Fujènte’ (fuggitivi) si diedero alla macchia nei boschi, diventando briganti.

Tra i diversi nascondigli, secondo la storia orale, eccellevano, come negli anni 1860 -63,  alcuni luoghi già noti come Castelpagano, le grotte di Iancuglia, Bosco Rosso con la famosa grava di Zazzano, le Ghiancate con la grava Palla Palla,  Bosco Quarto, la Foresta Umbra, ecc.  Se ne sa di più dalle carte custodite negli Archivi di Stato di Foggia e di Roma, a cui ha fatto riferimento e tratto  oculate citazioni, l’intervenuto, passando in rassegna Comune per Comune con date e documenti inopinabili, da cui scaturirà sicuramente un esaustivo volume.  Al riguardo ci fu una risposta decisa da parte dell’allora Governo, presieduto da Vittorio Emanuele Orlando, che inviò a setacciare il Promontorio quaranta squadriglie di Carabinieri a cavallo, capeggiati dall’ufficiale Giovanni Battioni, collaboratore stretto del ‘prefetto di ferro’ Cesare Mori, impegnato in Sicilia contro la mafia, di cui sono stati spesi fiumi di inchiostro e centinaia di metri di pellicola cinematografica. Ci furono centinaia e centinaia di arresti, tra i quali moltissimi sammarchesi.

Ci fu un processo ad Ancona, conclusisi con decine e decine di condanne detentive ed anche, per coloro che si macchiarono di sangue ,condanne capitali con la fucilazione ed ergastoli.  Pochi anni prima, si verificò  il primo rapimento in Italia di un minore a scopo estorsivo. Si tratta dello’zio GiuseppeBramante di San Giovanni Rotondo. A chi scrive l’episodio fu raccontato per filo e per segno, anni or sono, dal nipote medico e il relativo articolo  pubblicato  da La Gazzetta del Mezzogiorno. Barbaro, invece,  ha ricostruito la storia del  rapimento sulla scorta di documenti ufficiali  e poi del processo che ne seguì nel 1916, celebrato in pompa magna e conclusosi con la condanna a pene detentive varie di tutti i componenti la banda e dei suoi fiancheggiatori. E’ una storia di ‘briganti’ che va valutata bene, caso per caso distinguendo gli oppositori politici, come i socialisti, che ‘disertavano’ per motivi ideali, in quanto pacifisti in virtù dei principi dell’Internazionale (fratellanza dei popoli,ecc.) dai delinquenti comuni mossi da motivi abietti e di arricchimento.