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Arci SMiL

San Marco in Lamis, sabato 28 ottobre 2017 -  E’ passata tanta acqua sotto i ponti degli anni, del cielo e della cultura da quando qualcuno coraggiosamente tentava, nella saletta avisina di Via Garibaldi adibita a luogo espositivo, di mostrare al pubblico le produzioni artistiche dei giovani sammarchesi. E tra questi c’era, all’epoca, e anche oggi c’è Andrea Argentino.

Oggi però è “carco d’anni” ma anche maturo stilisticamente e “pittoricamente”, nel senso che la sua pittura, inizialmente dimessa e colloquiale, sembra essersi resa, fatta più discorsiva, più diluita e stemperata in colori e immagini derivanti proprio dalla maturità dell’artista che nel tempo ha saputo acquisire tecniche, abilità, e maestria; ha saputo cioè affinare il suo modo di approcciarsi al mondo delle cose, degli oggetti, della realtà e saperli far divenire fantasiosa esperienza ricca di emozioni e sentimenti.

Da buon autodidatta, come chi, sin dalla età più giovane ha dimostrato attitudini verso la creatività immaginifica, egli sa usare e dosare con toni che vanno dal più forte e chiaro, al più tenue e impalpabile per dipingere paesaggi dell’anima. Il suo apprendistato presso botteghe artigianali gli ha permesso, intanto, di saper essere uno dei “decoratori” più abili e capaci. Colori e forme, dunque, sa maneggiare l’amico Andrea Argentino e rendere “calda” un’atmosfera che di colori caldi, forse, fa il suo punto di forza.

L’arte predomina nella sua vita perché cerca di esorcizzare la frustante realtà che qui al Sud ancora ci sconforta, ci imprigiona, ci condiziona. E’ la “talvolta squallida” quotidianità che Argentino con la sua pittura vuol superare, pur essendo consapevole dei limiti e dei rischi a cui può portare un pensiero ardito che si fa quadro della realtà stessa che ognuno di noi vorrebbe scarnificare per rendere essenziale così come essenziale è l’esistere.

Le raffigurazioni di Argentino sono, dunque, armoniche composizioni che fanno vibrare, appunto, l’anima dello spettatore che si ferma incantato a immaginare altri mondi e realtà possibili. Acquerellando e dipingendo a spatola o usando saggiamente altre tecniche, egli riesce soprattutto a riprodurre i paesaggi dell’immaginazione che sono anche paesaggi della fantasia: quella fantasia di cui l’uomo odierno ha estremamente, rabbiosamente, bisogno.

L’Uomo più che l’artista esce fuori dalle sue tele, prepotentemente; è la sua umanità che ritroviamo nei suoi quadri da rivisitare, l’artista sa che i moti della sua mente e cuore sono più importanti di qualsiasi altra condizione esistenziale ed è quella, la vita, che traspare dai quadri: dalle immagini e i colori che sa oltremodo adoperare Andrea Argentino.

Volendo, allora, osservare e vagliare l’arte di questo “pittore” nostro di Capitanata possiamo dire che, guardando attentamente le sue figurazioni, queste le possiamo considerare propriamente rappresentazioni della realtà trasformata dalla mente e dal cuore dell’artista. Andrea Argentino, insomma, è pittore “di ciò che desta interesse o evoca emozioni estetiche, e comunque visive, per la presenza di elementi insoliti”, oppure per la peculiarità di ciò che dipinge: una vera e propria ricerca da riconsiderare.

Matteo COCO