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Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, martedì 31 ottobre 2017 - Ripropongo un “ipotesi di studio” sul famoso episodio della notte in cui i “morti incontrano i vivi”Molti sapranno della storia della fornaia che è rimasta con la sua veste (tunacedda) impigliata nel portone di una chiesa di San Marco in Lamis (FG) durante la notte di Ognissanti. C’è un amico mio che GIURA che quella signora morta da molto tempo, sia una sua parente, la testimonianza è attendibile.

 Questo il racconto in breve: tanto e tanto tempo fa una fornaia sammarchese lavorando di notte sentì il rintocco delle campane di una chiesa.  All’epoca non c’erano orologi, e quindi non seppe esattamente l’ora di quei rintocchi, era comunque notte fonda. Subito si apprestò per assistere alla santa messa.

In lontananza vide una lunga processione che sfilava lungo le strade del paese. Davanti a tutti c’era il crocifisso, seguito da numerosi sacerdoti, di seguito tanti fedeli. Alcuni dei quali, secondo la fornaia, avevano alcune membra… tra le mani. Come se sostenessero materia che era fuoriuscita dal proprio corpo (per morte violenta??) Ma al buio della notte non potè giurare su questo particolare. Ma così le sembrò.

La processione terminò in chiesa e si rese conto, con la luce delle candele, che quella gente presente era un po’… strana: non conobbe nessuno dei fedeli seduti nei banchi. Allora la signora chiese ad un uomo seduto vicino a lei: “Scusa, ma cos’è questa messa, qualcosa non mi convince” (più o meno disse così…)

Il signore seduto vicino a lei rispose che era una messa celebrata solo per loro: i DEFUNTI, che erano appena usciti dai loculi e che si apprestavano a far visita ai propri parenti nelle loro case, dove ci sarebbero stati, tutte le notti, fino all’Epifania. Aggiunse quel signore: “Esci immediatamente da questa chiesa, prima che il prete faccia la consacrazione dell’ostia. Altrimenti rimarrai con noi per sempre”.

La signora, morta dalla paura (ma non anagraficamente), subito corse verso l’uscita della chiesa. E fece giusto in tempo ad uscire dal portone, però un lembo della sua veste (la tunacedda) rimase impigliata tra le due ante del portone. Se non fosse riuscita ad uscire sarebbe rimasta con quei defunti, per sempre. una morta… vivente. Un’esclusiva del nostro paese!!! E fin qui ci fermammo negli anni passati ricordando questa storia. 

Ma adesso facciamo delle ipotesi, e del perché questa storia sia giunta fino a noi. Non sapendo nemmeno esattamente l’anno in cui avvenne.  Esaminiamo la prima situazione: prima di tutto quel lembo di ”tunacedda” che rimase strappato tra le ante del portone della chiesa, che fine ha fatto? E poi, quella donna a chi raccontò quella storia? 

Potremmo ipotizzare che il pezzo di stoffa che rimase nelle ante del portone sia stato recuperato il mattino dopo dal sacerdote di quella chiesa, il quale cercò di capire cosa fosse successo. Studiò quella stoffa e iniziò a chiedere casa per casa a chi appartenesse.  Nessuno che riuscì a capire di chi fosse quel pezzo di stoffa. 

Anche perché, tanti anni fa, le “tunacedde” erano tutte uguali sia come colore che come materiale  usato per confezionarle.  Il pezzo di stoffa rimase nella sacrestia del prete per molto tempo. Forse venne riconosciuto dalla diretta proprietaria, che quello che accadde  qualche notte precedente non l’aveva ancora raccontata a nessuno.

A quel punto chiese al prete come facesse a tenere quel pezzo di stoffa nella sua chiesa. Il prete raccontò che l’aveva trovata in mezzo alle ante del portone della chiesa stessa. Saputo ciò, quella donna raccontò l’accaduto. Il prete non potè credere a quel racconto (non è detto che tutti i preti siano credenti…) e volle da quella signora che gli raccontasse nei dettagli cosa vide per la precisione quella notte.

La signora descrisse minuziosamente le fattezze dei preti che aprivano la processione dei defunti nella notte di Ognissanti: il sacerdote iniziò a non avere più dubbi sull’accaduto. Quel lembo del vestito di quella signora, potrebbe essere custodito da qualche parte. Molto probabilmente nella chiesa dove avvenne l’episodio della messa dei defunti nella notte di Ognissanti.  Il problema è che non si sa con precisione quale sia questa chiesa! Molti dicono che possa essere quella dell’Addolorata.

E se cosi fosse, lì dovrebbe essere custodito il pezzo di stoffa che rimase strappato dalle ante del portone di quella chiesa. 

 

Mario Ciro Ciavarella