Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, martedì 23 gennaio 2018 -  Tonino Guida, maestro elementare, poeta ed attivo ricercatore delle cose nostre, non c’è più. E’ andato via in punta di piedi. Solo la famiglia e pochi intimi hanno seguito la sua inattesa e dolorosa fine in quel di Casa Sollievo in San Giovanni Rotondo. Al pari di Gabriele Tardio (nel carattere e nel certosino impegno a rispolverare annose carte di archivio),  Tonino non era l’altezzoso intellettuale, come tanti altri di ieri e di oggi, che tutto sanno, ma che vedono ad un palmo di naso l’umanità che li circonda con le sue angosce e i sentimenti.

 Egli si dimostrava ed era in ogni frangente umile, dimesso e silenzioso, di quelli che, arrossendo per la verecondia, stentano a salire in cattedra, anche quando è la sua presenza – intervento è coralmente richiesta con forza dal pubblico. Delle sue cose, delle sue ricerche, delle liriche in lingua italiana e dialettale ne parlava solo a pochi amici stretti e quasi mai prima della loro pubblicazione. Da più di un anno faceva parte del gruppo “I Poeti del Gargano”, coordinato da Franco Ferrara, di cui era un assiduo collaboratore ed onnipresente in ogni occasione. Anche qui ora lascia un immenso ed insostituibile vuoto, specie ora che il sodalizio è impegnato notte e giorno per la riuscita del Concorso primaverile di Vieste, aperto all’intera Capitanata.

Ed è per questo suo carattere e comportamento buono e riservato che Tonino lascia in paese un inconsolabile rimpianto. Chi scrive gli è stato sempre vicino, sia quando aveva di lui bisogno come correttore di bozze, sia in occasione di recensione di suoi libri. Ed è proprio con una recensione che il sottoscritto lo vuole ricordare. Si tratta di una delle sue ultime opere. Recensione pubblicata su diverse testate digitali e cartacee. Ecco il testo: “ E’ in libreria da poco tempo l’ultima fatica di Antonio Guida, scrittore, poeta e studioso di cose locali. Si tratta del v. “San Marco in Lamis / terra di antichi santuari…”, EOS 2014, pp. 95, stampato in proprio presso la tipografia Borografiche del luogo. La pubblicazione, dedicata all’illustre e prolifico letterato italo-americano Joseph Tusiani, si fa notare a prima vista per la sua elegante ed indovinata veste grafica di formato quadrangolare con foto di luoghi e di documenti altrettanto originali e significativi.

Tanto da conquistarsi all’istante il plauso-patrocinio delle più importanti istituzioni culturali locali, a cominciare dalla Fondazione Soccio, per finire al rinomato Istituto di Istruzione Superiore”Giannone”, dove sarà  presentato il 30 ottobre con gli interventi di Raffaele Cera, di Giuseppe Cristino e di Matteo Coco.  Il libro sin dalle prime pagine si pone l’obiettivo di fornire tracce veritiere e credibili sull’origine della “Terra di San Marco in Lamis”. Pertanto, l’autore punta la sua lente di ingrandimento - approfondimento esclusivamente sui luoghi in parola, eliminando del tutto l’approccio di tipo comparato con le altre realtà vicine e lontane. Lo fa per rafforzare la scientificità dei risultati e per offrire nel contempo un quadro chiaro ed esatto della situazione. E ci riesce pienamente, sospinto dalla sua vasta cultura pluridisciplinare e soprattutto dall’amore per il “natio loco”.

Quindi, tralasciando i soliti cinque diplomi dei Catapani bizantini (1007, 1008,1029, 1030, 1052) e concentrando la sua attenzione su uno schizzo topografico seicentesco, ci rivela interessanti ipotesi-intuizioni che attesterebbero oltre all’esistenza dell’antico casale di San Marco in Lamis, vistose tracce relative al preesistente culto pagano nella zona (Arajani, iova, ecc.). Si teorizza addirittura che lo stesso Convento di San Matteo (Abazia di San Giovanni in Lamis) sarebbe sorto sui ruderi di un tempio dedicato a Giano. Che il culto al Dio bifronte fosse praticato nell’intero Promontorio è confermato dalla diffusa toponomastica ispirata al Dio in parola, come Celano, Stignano, Jana, ecc. Dopo aver trattato con dovizia di documenti e riferimenti la storia dei due Conventi, compresi i vari romitori sorti lungo la storica “Via Sacra Langobardorum” ci si sofferma su alcuni importanti insediamenti antropici attivi lungo i valloni di Ividori, Lamapuzza e Vituro, evidenziando il ritrovamento di case-grotte, di templi e altre consistenti tracce di origine medievale.

Si fa cenno persino alla presenza in loco della coeva ed introvabile Chiesa di San Giorgio, grancia di San Leonardo di Lama Volara (oggi Siponto) che altri autori allogano presso il Candelaro, ai piedi di Monte Granata. Più su c’è “Chiancata La Civica” , dove sono stati ritrovati nel corso degli anni (A. Gravina) una serie di attrezzi litici risalenti all’età neolitica ed eneolitica e persino al paleolitico, non esclusa quella dei metalli. Tutto questo sta a significare la lontana origine della comunità sammarchese. Nonostante la certosina esposizione e l’uso di parole tecniche, la lettura del testo è resa estremamente scorrevole ed accattivante grazie al linguaggio piano ed esplicativo acquisito e praticato dall’autore, come docente di lungo corso alle Elementari, che fa di lui un invidiabile scrittore ed affabulatore. Ad Maiora! >>.  Ora si augura che di questa sua ultima fatica ne possa godere in Cielo col Padre celeste.

Addio Tonino, non dimenticheremo mai il tuo sorriso umile e sornione, né la tua sconfinata disponibilità verso il prossimo! La presente testata partecipa al dolore che ha colpito la famiglia e l’intera comunità sammarchese e garganica.