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Antonio Daniele

San Marco in Lamis, martedì 20 marzo 2018 - “È urgente ripristinare la legalità nel campo delle relazioni sociali, dove vive l’idea che tutto sia lecito, anche arricchirsi con ruberie, concussioni e corruzioni, illegalità piccole e grandi”: lo chiede nel messaggio “Giovani: seminatore di legalità” mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo di Foggia, alla vigilia della Giornata nazionale per l’impegno e la memoria delle vittime di mafia, che si svolge domani nella cittadina pugliese, negli ultimi tempi ferita da fatti cruenti di criminalità organizzata e illegalità.

 “Avvertiamo tutti l’esigenza di un grande recupero di moralità e legalità – afferma –. Preoccupa, infatti, l’esplosione della grande criminalità, come pure l’aumento della piccola criminalità e una facile assuefazione ad essa, quasi fosse un male inevitabile”. Mons. Pelvi mette in evidenza “una rassegnazione e una sfiducia che vanificano il senso della legalità”. La Giornata organizzata da Libera a Foggia è perciò “una opportunità provvidenziale perché i giovani siano coraggiosi seminatori di legalità”. L’arcivescovo fa notare che “i corrotti pregano non il Dio di Gesù ma un ‘Dio diverso’, perché traggono dalla religione cattolica quello che conviene e si costruiscono una divinità adeguata alle loro esigenze”.

Per i malavitosi, osserva, “non c’è contraddizione tra credere in Dio, nella Chiesa e al tempo stesso aderire a una organizzazione criminale”. “Convincersi che Dio è dalla propria parte – sottolinea –, che comprende la ratio delle azioni mafiose e criminali, pronto al perdono per tutto quel che di delittuoso si compie, è una incredibile comodità. Ma se degli assassini non provano rimorso per quello che commettono e di norma si fanno il segno della croce prima di ammazzare, vuol dire che la credenza religiosa si è trasformata in auto-assoluzione”. Questo comportamento “intriso di analfabetismo religioso – evidenzia – porta a trascurare le gravi responsabilità delle proprie scelte.

Non ci può essere autentico pentimento senza riparare con gesti concreti e costosi l’ingiustizia commessa e il dolore procurato”. Per combattere criminalità, corruzione ed illegalità l’arcivescovo invita perciò Foggia ad “un instancabile sforzo comune, con l’assunzione più netta e decisa di responsabilità di fronte all’inquietante malessere sociale che respiriamo”.