Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, mercoledì 20 giugno 2018 - I primi traumi infantili che possano colpire il bimbo, è quando si formano le squadre per giocare a calcio!! Parliamo di squadre composte da pochi calciatori: 5-6. Giusto per tirare due calci ad un pallone su qualsiasi terreno di gioco.  Normalmente scelgono i due capitani delle due squadre. E la scelta va subito sui giocatori in erba più forti, e poi via via verso quelli meno scarsi e infine tocca scegliere chi deve mettersi in porta!!! Ed è qui che scaturisce il primissimo trauma infantile: fare il portiere. Il che esclude giocare attivamente a calcio.

 A meno che, non ci siano dei portieri provetti che volontariamente si fanno avanti e dicano: “In porta mi metto io!!” ma è difficile ascoltare tali proposte, ma a volte capita. E poi il problema non è ancora finito: tutti i ragazzetti vogliono fare gli attaccanti, e pochi i difensori. E giù a discutere su chi gioca davanti e chi dietro. Diciamolo: chi gioca a calcio vuole fare gol!! È inutile nascondersi  dietro… un palo di una porta di calcio.

 È bello segnare. Gridare “goooool” e correre su tutto il campo di gioco. E gridare gol da parte di quasi tutti i componenti di una squadra, è stata una prerogativa di una sola compagine di tanti anni fa, l’Olanda (nella foto). L’Olanda degli inizi degli anni 70 adottava il “calcio totale”: quando un calciatore lasciava la sua posizione veniva sostituito da un compagno di squadra, permettendo alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica.

 Di conseguenze tutti i giocatori potevano giocare in difesa, in attacco o a centrocampo (in porta comunque rimaneva sempre il portiere…) Il  giocatore principe di questo nuovo modo di giocare a calcio è stato Johan Cruijff. I compagni si adattavano ai suoi movimenti, scambiandosi di posizione in maniera regolare in modo che i ruoli fossero comunque tutti coperti, anche se non sempre dallo stesso calciatore.

 La massima espressione di “calcio totale”, l’Olanda la ottenne ai campionati del mondo del 1974, quando giunse in finale, ma venne battuta dalla Germania di Franz Beckenbauer. Una sinuosa e cinica ragnatela era stata tessuta dalla squadra arancione lungo tutto il mondiale. La finale venne persa, ma per poco: 2 a 1. In Italia il “calcio totale” non c’è mai stato: chi da piccolo indossava la maglia n. 9 sulle spalle, difficilmente se la faceva togliere da qualcuno. Come chi nasceva con quella con il n. 13, stava quasi sempre in panchina. Noi italiani abbiamo praticato il “calcio proprietà privata”: questa maglia è mia e guai a chi me la tocca!!

 Forse è per questo che nel nostro Paese abbiamo avuto per molto tempo i migliori  portieri del mondo: il calcio totale da noi non è mai nato. E portiere si nasceva. Chi andava in porta da piccolo, ci rimaneva.

 

Mario Ciro Ciavarella