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Giuseppe Delle Vergini

San Marco in Lamis, mercoledì 6 marzo 2019 -  Ecco la 12° puntata  di un racconto lungo - o romanzo breve -  scritto da Giuseppe Delle Vergini anni fa. Lo stesso racconto è stato ispirato da un fatto di cronaca nell'infinita tensione che esiste tra israeliani e palestinesi e ha sullo sfondo la Shoah. E' la ricerca di un dialogo che vede la differenza di età dei protagonisti, la loro sofferenza e la passione per il bello e il buono, come può essere la musica, come elementi positivi per costruire la pace.

 

 

XXIII

L’ululato delle sirene squarciava l’aria e la polvere sollevata dall’esplosione non si era ancora del tutto dissolta. Ilda era confusa come tutti, perché non capiva bene cosa fosse era accaduto. Poliziotti e soldati urlavano ordini mentre l’intera zona veniva fatta evacuare e subito delimitata da transenne e nastri di plastica bianca e rossa. Alcuni piangevano, altri si disperavano, c’era chi vagava confuso. Ilda si fermò un istante per constatare che tutto in lei fosse a posto. Non si ritrovò né ferita né contusa. Stava bene, fatta eccezione per la sensazione di paura che qualche istante prima l’aveva assalita e che ancora non l’abbandonava. Si sedette su una panchina sotto ad un piccolo albero. La gente continuava a correre avanti e indietro verso il check – point vicino al muro. Arrivarono le prime ambulanze ma subito spensero le loro sirene e si ammutolirono. Lei era scesa dall’autobus pochi attimi prima che l’esplosione sconquassasse la zona terrorizzando chi si trovava intorno. Lo spostamento d’aria causato dall’onda d’urto l’aveva in parte frastornata ma la sua confusione era dovuta maggiormente alla calca e al panico che aveva coinvolto gli altri passanti.

- Ha bisogno di aiuto, signora? Sta bene? - le chiese un poliziotto che le si era avvicinato vedendola seduta e in parte smarrita.

- No, grazie, va tutto bene… Ma cosa è accaduto?

- Una bomba, volevano una nuova strage alla fermata dell’autobus. Ma l’ordigno è esploso in anticipo e così non ci sono state vittime. E nemmeno feriti. Un miracolo. Davvero non ha bisogno di aiuto?

- No, sto bene. Mi sono solo spaventata. Ora va decisamente meglio. Anzi, va bene. Grazie davvero. Ilda non si era mai trovata così vicina ad un attentato. C’era qualcosa di irreale nell’aria dopo l’esplosione. Sembrava di essere in un sogno, dove ogni sensazione era rarefatta come pure parevano dilatati e appartenere ad un dimensione onirica il tempo e lo spazio. Sentiva avere dentro due forze contrapposte. L’istinto alla fuga ma anche la necessità di restare sul luogo, perché avvertiva di essere attrice di una scena che non poteva abbandonare. Alla fine prevalse la razionalità. Si ricordò del motivo per il quale aveva preso l’autobus e si era recata in centro. Fra due ore ci sarebbe stata l’audizione di Omar e doveva affrettarsi se voleva arrivare in tempo. L’appuntamento era ad un altro posto di blocco più lontano rispetto a quello dove ora si trovava. Ilda si allontanò dalla zona dell’attentato che aveva paralizzato il traffico tutt’attorno e dopo vari tentativi riuscì a trovare un taxi libero. L’autista cambiò umore quando Ilda le disse dove aveva intenzione di andare ma lei raccontò che era una cosa importante, ne andava di mezzo la vita di una persona e senza entrare nel dettaglio promise all’uomo una buona mancia. La cosa non modificò di molto l’umore dell’uomo ma l’automobile dopo quell’offerta partì verso la destinazione  richiesta. Il traffico andava a rilento per via di quello che era successo. Ilda ripensava all’accaduto.

- Sono viva per miracolo? Devo proprio ammetterlo. Lo ritengo un buon segno perché questo significa che la mia vita deve stare a cuore a qualcuno lassù! E poi fra poco meno di due ore c’è l’audizione di Omar.

Il taxi fu costretto a fermarsi più volte perché le automobili non scorrevano. C’erano posti di blocco ovunque e controlli severi. Ilda cominciava ad stare sulle spine.

- Non ci sono strade alternative a questa?

- No signora, se usciamo dal viale principale restiamo bloccati fino a stasera.

L’autista sembrava più contento così dato che non aveva voglia di andare verso il muro. Ad Ilda non restò altro da fare che tacere e aspettare con pazienza che il traffico ricominciasse a scorrere. Finalmente arrivarono nei pressi del muro. Ilda scese dal taxi, pagò l’autista che alla vista della lauta mancia disse:

- Signora, vuole che l’attenda? Magari mi sposto laggiù… - e indicò un parcheggio ad un centinaio di metri dal muro e dal posto di blocco - Potrà farmi segno con il braccio quando avrà sbrigato i suoi affari, ed io in un attimo sarà da lei…

Ilda sorrise e pensò alla potenza del denaro.

- Va bene, ma non si distragga perché ho fretta di ripartire!

- Sapesse io! - aggiunse il tassista in modo ironico. Ilda si avvicinò al posto di blocco che era a non molta di stanza dal muro. I soldati erano in allerta, agitati urlavano ordini tra di loro. Nei pressi di un autoblindo una piccola folla di palestinesi era ferma in attesa di passare. Alcuni protestavano vivacemente ma i soldati impedivano a chiunque di passare, urlando pure loro.

- Non si passa. C’è stato un attentato in un’altra parte della città e quindi per ora i transiti sono sospesi… - Ma noi dobbiamo tornare a casa! - dicevano alcuni - le nostre famiglie ci aspettano!

- Tornerete più tardi! Adesso non passa nessuno!

E gli astanti erano sospinti con forza indietro dai militari. - Mio Dio! E adesso come si fa? Omar sarà ancora dall’altra parte del muro?

Ilda provò a guardarsi attorno ma non vide il suo alunno né altri ragazzi che potessero somigliargli. Si fece largo a fatica tra la piccola folla di persone che le rivolsero sguardi ostili, perché era l’unica non palestinese nei dintorni. Soldati esclusi. Ma Ilda con determinazione arrivò fino ai militari.

- Signora dove va? - le chiese una soldatessa armata di tutto punto.

Anche a lei fu chiaro che la donna era ebrea.

- Buongiorno, aspettavo un ragazzo che è dall’altra parte del muro. E’ un musicista, io sono la sua insegnante. Oggi ha un importante concorso…

- Mi spiace, signora, ma i transiti sono stati bloccati. Non molto lontano c’è stato un attentato e non può passare nessuno, fino a nuovo ordine. Si allontani per favore. Non è posto per signore, questo. Mi creda.

- Certo che le credo. Ma lei creda anche a me. Per quel ragazzo è un giorno irripetibile. Deve assolutamente attraversare il muro.

- Forse non sono stata chiara, signora - proseguì la soldatessa diventando dura e corrucciando il viso sotto l’elmetto - Nessuno può passare ora. Né lei né il suo alunno. E adesso per favore, sparisca, prima che ci facciano saltare tutti in aria!

- Non me ne voglia se insisto. Non è per me. E’ per un piccolo artista. Mi faccia parlare con un suo superiore. La prego.

La soldatessa guardò dritta negli occhi la donna. Stava per urlarle di andare via quando sopraggiunse un suo superiore.

- Cosa succede qui? - chiese con fare deciso.

- Stavo spiegando alla signora che il transito del muro è bloccato.

- Questo l’ho capito, signore - intervenne Ilda che cercò di spiegare la sua situazione.

L’ufficiale la stette ad ascoltare con cortesia.

- Signora, capisco la sua lodevole volontà, ma come può vedere dalla situazione che ci circonda - e fece un ampio gesto con le braccia ad indicare gli arabi in attesa, i soldati in assetto di guerra, il muro che imponente divideva due mondi, l’inquieta folla di palestinesi raggruppati dall’altra parte del check point - credo di non poterla davvero aiutare…

- Guardi! Guardi! E’ quello lì il musicista!

Ilda aveva scorto dalla parte opposta del chek point Omar e lo stava indicando al militare. Anche Omar aveva riconosciuto Ilda e la stava salutando. L’ufficiale si voltò con esasperata tranquillità. Guardò dalla parte indicata da Ilda. Poi nuovamente rivolto alla donna disse.

- Signora, ho visto e posso anche capire quanto sia importante la cosa… Ma se io faccio passare il suo allievo e nessun altro, qui scoppia una rivolta. Senza contare poi che il suo ragazzo rischia di passare per un nostro collaboratore e perciò di essere linciato dai suoi stessi connazionali. Dia retta a me, lasci perdere. Lei capisce il momento particolare, ne sono certo. E poi ho l’ordine tassativo di non far passare nessuno, perché magari c’è qualche kamikaze pronto per una nuova strage. Siamo in guerra. Gli ordini vanno rispettati. Per cortesia adesso si allontani e torni prima possibile a casa. Qui è pericoloso.

Ilda fu gelata da quella risposta. Il militare era stato cortese ma la sue parole non lasciavano speranze. Purtroppo era vero quello che aveva detto. Farne passare uno solo avrebbe significato far scoppiare una rivolta e mettere a repentaglio la vita di Omar. Il destino quella mattina non era un amico per il giovane palestinese. Ilda si allontanò sconsolata dal posto di blocco. Passò nuovamente tra la piccola folla in attesa di ritornare a casa. Quando si voltò indietro il muro le parve gigantesco, orribile. Aveva nell’animo rabbia e frustrazione. Cercò di nuovo Omar con lo sguardo. Dall’altra parte c’era molta confusione. I soldati cercavano di controllare la folla sempre più inquieta. Finalmente la donna ritrovò il ragazzo. Lo salutò con il braccio ma gli fece anche un gesto di sconfitta.

- Non posso farti passare, piccolo amico mio…- sussurrò in italiano.

Omar cercava di essere in prima fila tra la folla per non perdere di vista Ilda. Quando vide il gesto di impotenza della donna si fermò sconsolato. Restò così un momento poi tirò un calcio di rabbia al terreno e sparì tra la gente che protestava. Ilda provò a cercarlo ancora con gli occhi ma Omar non riapparve.

La mattinata era splendente.

 

Cara Francesca,

ieri tua madre mi ha detto che hai finalmente cambiato lavoro. La notizia è stata per me un sollievo. Davvero non ti vedevo timbrare per tutta la vita un cartellino da impiegata in un ambiente umano come quello descritto dai tuoi racconti. Sei troppo intelligente tu. Là dentro, ne sono certa, eri sprecata. E lo dico con il distacco di chi, pur volendoti bene, riesce a vedere le cose a distanza, anche fisica, senza l’emozione del coinvolgimento. Non ti vedevo serena… Certo ora avrai come compagna l’incertezza della libera professione, l’assenza dello stipendio fisso a fine del mese. Ma non devi avere paura, non devi spaventarti. La vita aiuta sempre chi ha il coraggio di andarle incontro e non si lascia sopraffare dal timore di imboccare strade nuove, seppure incerte. Hai fatto bene, non avere dubbi. E sappi che io sono dalla tua parte. Adesso potrai ritornare a passeggiare per le vie di Firenze senza doverti più sentire a disagio per una lavoro che non era il tuo. Appena avrai un po’ di tempo telefonami cosi si chiacchiera un po’. E sei potrai, concediti un viaggio in Israele. Io ti aspetto a braccia aperte, lo sai.

Qui la vita continua con i suoi alti e i suoi bassi. Quando posso vado a trovare le poche amiche rimaste ancora vive, sempre se le condizioni “esterne” lo permettono. Siamo come in guerra: prima di uscire di casa bisogna ascoltare il “bollettino” degli attentati. E quando sali su un autobus non hai mai la certezza di giungere alla tua fermata e scendere con i tuoi piedi. Ma ci si abitua a tutto, anche a questo. A volte mi chiedo se non sia il caso di lasciare questa terra così insanguinata e ritornare in Italia, a Firenze. Qualche volta sono tentata di farlo quando l’ululato delle ambulanze sembra diventare un urlo impossibile da sopportare, quando la tv ti vomita addosso solo immagini di morte e distruzione. Poi però ritornano i ricordi e allora sento che la mia patria ormai è Israele. Non posso più tornare indietro.

Ricordi quel ragazzino palestinese, Omar, al quale davo lezioni di musica? Ero riuscita a procurargli un’audizione in una importante orchestra giovanile, dove ebrei e palestinesi suonano insieme e insieme sperano in un futuro di pace. Purtroppo proprio il giorno dell’audizione ci fu un attentato che lo bloccò al check point, perché ogni passaggio era stato interdetto. Lo vidi per l’ultima volta dall’altra parte del muro con le lacrime agli occhi. Lacrime che avevo pure io. Di lui purtroppo non ho saputo più niente nonostante le mie ricerche. Ma avevo pochi indizi. E non è sicuro per noi andare al di là di quel maledetto muro. Quel giorno ero disperata. Per quel ragazzo palestinese l’audizione era forse l’unica possibilità di provare a cambiare vita. E poi era davvero bravo. Ma ha prevalso la cattiveria degli uomini. Da tutte e due la parti di quel dannato muro! In giardino un mese fa ho piantato un piccolo albero per Omar. Perché anche lui, a suo modo, era un giusto.

Ecco, volevo raccontarti questa storia da tanto tempo. Ora l’ho fatto. E ti abbraccio forte forte.

Ilda

 

FINE

 

 P.S.: per un puro caso la pubblicazione di questo racconto termina oggi, 6 marzo.

 Il 10 maggio 2012 i deputati di Strasburgo hanno accolto l’appello di Gariwo - (acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide, è un'organizzazione no profit con sede a Milano che svolge la sua attività a livello internazionale) sottoscritto da numerosi cittadini ed esponenti del mondo della cultura - istituendo la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo, data della scomparsa dell'artefice del Viale dei Giusti Moshe Bejski. A partire dalla definizione di Yad Vashem, abbiamo esteso il concetto di Giusto sino a includere quanti, in ogni parte del mondo, hanno salvato vite umane in tutti i genocidi e difeso la dignità umana durante i totalitarismi.

 Dal 7 dicembre 2017 la Giornata dei Giusti è solennità civile in Italia: ogni anno il 6 marzo si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà.

 Il termine Giusto è tratto dal passo della Bibbia che afferma "chi salva una vita salva il mondo intero" ed è stato applicato per la prima volta in Israele in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa. Il concetto di Giusto è stato ripreso per ricordare i tentativi di fermare lo sterminio del popolo armeno in Turchia nel 1915 e per estensione a tutti coloro che nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio, di difendere i diritti dell'uomo - in primo luogo la dignità umana - nelle situazioni estreme, o che si battono per salvaguardare la verità e la memoria contro i ricorrenti tentativi di negare la realtà delle persecuzioni. 

 

1° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 26 Gennaio 2019

2° Puntata (Il Muro) Pubblicata Giovedì 31 Gennaio 2019

3° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 2 Febbraio 2019

4° Puntata (Il Muro) Pubblicata Giovedì 7 Febbraio 2019

5° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 9 Febbraio 2019

6° Puntata (Il Muro) Pubblicata Mercoledì 13 Febbraio 2019

7° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 16 Febbraio 2019

 8° Puntata (Il Muro) Pubblicata Mercoledì 20 Febbraio 2019

9° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 23 Febbraio 2019

10° Puntata (Il Muro) Pubblicata Mercoledì 27 Febbraio 2019

11° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 3 Marzo 2019