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 Mario Ciro Ciavarella Aurelio 

San Marco in Lamis, venerdì 15 mar 19 -  Questa storia la potremmo liquidare velocemente dicendo che il tutto è stata colpa della droga. Abbiamo finito. Eh no, sarebbe troppo comodo dire semplicemente così: ammetteremmo che la mente umana è fin troppo “normale”, dando la colpa all’assumere droga da parte di due ragazzine di provincia. Oppure semplificare il tutto dicendo che nei piccoli paesi la vita per i giovani è troppo monotona: e allora scatta nella mente di ragazzini un piano diabolico per uccidere un loro coetaneo.

 Il “bello” della mente umana consiste anche nel fatto che ha a disposizione azioni “senza motivo”, e in questo caso: un omicidio senza movente. Un’altra “bellezza” di questa storia è che l’omicidio stato premeditato: Nadia Roccia doveva morire, ed essere uccisa da due sue amiche, Filomena Sica e Anna Maria Botticelli (nella foto).

Sono passati esattamente 21 anni da quel giorno, quando le due “amiche” attirarono in una trappola Nadia e la uccisero strozzandola con una sciarpa, in un garage a Castelluccio dei Sauri, paese dove abitavano. E da quel momento, una volta che le due ragazze vennero arrestaste come autrici del delitto, nelle menti degli investigatori presero vita tutte le ipotesi possibili per capire il perchè di quell’omicidio.

A distanza di 21 anni ancora non si è capito bene il perché!!  Le assassine hanno scontato le loro pene e vivono in luoghi non resi noti dalla giustizia, per difendere le loro privacy. E ancora, nemmeno loro, non riescono a spiegare il perchè di quel gesto. Noi umani pensiamo che ogni nostro gesto, ogni nostro pensiero, ogni nostra parola abbiano un senso compiuto. Come se le nostre vite fossero la quadratura del cerchio del perché delle nostre singole esistenze. Pensiamo di essere logici.

E anche questo sarebbe troppo facile. Invece è tutto troppo difficile da capire: il perché uccidere, il perché non sapere perchè venga fatto un omicidio, il perché ammettere candidamente ad un certo punto di aver assassinato, il perché non pentirsi mai, il perché continuare a vivere come se nulla fosse accaduto.

I perché degli uomini sono troppi: fin dalle origini non siamo riusciti a marginarli, circondarli con le nostre risposte. E soprattutto non sappiamo ancora perché ci poniamo la domanda: perché? Come se ci fosse un’azione premeditata, e poi chiederci il perché l’abbiamo fatta. È strano…

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio