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 Redazione

San Marco in Lamis, lunedì 6 maggio 2019 - Ma cosa ci dice il cervello, il film diretto da Riccardo Milani, racconta la storia di Giovanna (Paola Cortellesi) una donna dimessa, addirittura noiosa, che si divide tra il lavoro al Ministero e gli impegni scolastici di sua figlia Martina. Dietro questa scialba facciata, Giovanna in realtà è un agente segreto, impegnato in pericolosissime missioni internazionali. In occasione di una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, i gloriosi “Fantastici 5”.

 (Stefano FresiVinicio Marchioni,Lucia MascinoClaudia Pandolfi), tra ricordi e risate, Giovanna ascolta le storie di ognuno e realizza che tutti, proprio come lei, sono costretti a subire quotidianamente piccole e grandi angherie al limite dell’assurdo. Con tutti i mezzi a sua disposizione e grazie ai più stravaganti travestimenti, darà vita a situazioni esilaranti che serviranno a riportare ordine nella sua vita e in quella delle persone a cui vuole bene. I vizi e le virtù degli italiani sono di nuovo al centro di una commedia di Riccardo Milani, co-sceneggiata e interpretata da protagonista assoluta da Paola Cortellesi, sempre più regina del cinema comico italiano. S

fogliando le pagine di cronaca, questa volta non si concentra sulle differenze sociali di Come un gatto in tangenziale, anzi, racconta un paese, ma soprattutto la sua capitale, Roma, in cui i vizi accomunano ogni classe sociale o titolo di studio. Ma cosa ci dice il cervello è il poco efficace titolo di un film affollato di personaggi e tematiche, che si pone la sfida di far ridere con una commedia morale, mantenendo l’allarme etico bene acceso. Un equilibrio non semplice, specie in un’epoca cinica come la nostra, in cui a suscitare la risata, se non un sorrisino di empatica complicità, è più chi dà una testata che chi la riceve. Si può ridere, insomma, limitando le dosi di cattiveria a piccole vendette morali con il profumo della tradizione yiddish, o magari delle strisce animate Disney, visto che la stessa Cortellesi definisce il suo personaggio come Superpippo? 

Una battuta, la sua, ma in realtà non siamo così lontani dall’ironia che regnava nel mondo di Paperopoli, fra le angherie e le piccole grandi rivalse del mondo dei paperi di quella Disney che i supereroi se li è comprati attraverso la Marvel. Ma andando con ordine, la struttura del film inizia esattamente come un cinecomic, con la descrizione della vita anonima di copertura della protagonista, una donna grigia che si trascina la mattina nel suo ufficio di un ministero. Non ha super poteri, ma super responsabilità sì, una volta strisciato il proverbiale cartellino, e scesa nell’iper tecnologico e segreto quartier generale dei “Servizi Nazionali”. 

Quella di Giovanna è una doppia vita che, se ingloba l’archetipo della fuga, crea non poche frustrazioni quotidiane dovute all’esasperata ricerca dell’anonimato in quella che non è più la vera vita, ma una condizione in cui si trascina, fra una madre irrefrenabile, fra vestiti alla Abba e corsi di reggaeton, e una figlia piccola che non stima la madre dalla vita così dimessa. Insomma, è un duro lavoro quello degli agenti segreti, niente gloria pubblica e pure la necessità di sopportare i tragitti in macchina per una città isterica e totalmente fuori controllo senza reagire, per non perdere la composta copertura. (Fonte comingsoon.it)