Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 19 agosto 2019 -  È quello che in molti desideriamo: riposare d’estate. E riposare significa soprattutto dormire. Se si fa qualsiasi attività, anche aerobica in piscina, non è riposo. È inutile farsi fotografare mentre si scala una montagna oppure si nuota, non è riposo. E non sono ferie: ma un modo inutile per far vedere agli altri che si sta riposando.

Sdraiarsi sulla spiaggia e attendere ore, prima che qualcuno ti ricordi che è l’ora del pranzo, allora sì che ci si riposa. Guardare un film o ascoltare musica, anche questo è un altro modo di riposarsi. E lasciarsi andare su un materassino buttato in mare, e addormentarsi per svegliarsi ore dopo, e allora si è capito quale sia il concetto di riposarsi.

Questa straordinaria esperienza è stata vissuta da un giovane che si è lasciato dondolare dalle onde calabresi, per poi svegliarsi nove ore dopo in Calabria, intercettato dalla Guardia Costiera. Fine della Grande Dormita. Se per caso non fosse stato svegliato dai militari, chissà quando e dove si sarebbe risvegliato, in Puglia?
 
Non sappiamo le reazioni del “bell’addormentato in mare”, ma penso che se ci fosse stata una reazione iniziale di paura, dopo si sarebbe forse scocciato dal fatto di essere stato svegliato… sul più bello. Magari stava sognando chissà cosa: dormire per nove ore conseguite si va oltre le ore di sonno che normalmente abbiamo bisogno di notte. Una dormita liberatoria, straordinaria, aiutata dal cullare delle onde del mare.
 
Questo giovane secondo me aveva proprio bisogno di riposarsi, e di allontanarsi dai suoi simili: una dormita del genere non l’avrà mai fatta prima. Non avrà trovato in precedenza condizioni ideali per dormire così bene. Un naufragio mentale e fisico che lo avrà ritemprato non poco. Perdendosi nella frase leopardiana: “Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare”. È lì che avrà trovato il suo infinito: oltre una siepe fatta da una muraglia di carne umana, che spesso “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude".
 
 
Mario Ciro Ciavarella Aurelio