Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 28 ottobre 2019 - Quella sera trasmettevano la finale del Festivalbar, che a San Marco non vedemmo. Poichè la corrente elettrica mancava dal giorno precedente, per colpa di un’alluvione che ha stravolto il nostro paese. Già dal giorno prima c’era stato un preavviso: alcune ore in mattinata di piogge torrenziali, misero in difficoltà i residenti di alcune traverse di corso Matteotti, quelle verso la parte bassa.

 Nel pomeriggio del primo giorno di alluvione andammo a “far visita” agli alluvionati, vedemmo che le abitazioni erano state allagate e i mobili, compresi i materassi bagnati, vennero messi fuori dalle case ad asciugare. Era una calma apparente. Dopo alcune ore, durante la notte, il copione si è ripetuto: una pioggia torrenziale che durò almeno dodici ore, mise in ginocchio buona parte del paese, vennero colpite anche altre strade oltre alle suddette, come via Lapiscopia (nella foto durante i lavori di risistemazione), via Rosselli, dove un foro un po’ più piccolo di quello della foto, aveva messo in crisi la viabilità cittadina e soprattutto la staticità di alcune abitazioni lì vicine.

 In quell’undici settembre San Marco assunse un aspetto spettrale: non solo il cielo era completamente coperto anche se non pioveva più da qualche ora, ma anche perché c’era fango dappertutto!! Sui viali non si poteva nemmeno camminare, il fango aveva invaso anche le aiuole!! La villa venne chiusa! “Uno spettacolo” mai visto prima, lungo le strade appena finì la “seconda alluvione”, quella dell’11 settembre, non c’era anima viva!! Tutto taceva. Nel tardo pomeriggio iniziarono a sentirsi le prime notizie di problemi gravi vicino a Bisceglia (mobilificio), ma ancora non si capiva l’entità dei danni. E anche vicino all’Addolorata c’era un grosso problema.

 Alcuni coraggiosi presero l’ombrello, indossarono gli stivaloni e si diressero verso i due punti principali del disastro. Iniziammo ad ascoltare le prime testimonianze di gente che aveva “visto la morte con gli occhi”: per salvarsi erano saliti sui comò o addirittura “sop li tavulat”. Non parliamo dei garage con relative auto rimesse dentro: tutto perso e rovinato per sempre. Non si riusciva a capire bene l’entità dei danni subiti dal nostro paese, era troppo presto per sapere che il torrente Jana (lu canalon) era saltato!! E con esso buona parte della rete fognaria principale di San Marco: bisognava rifare tutto da zero. Partendo dalla parte alta di via Lapiscopia per poi proseguire verso la villa comunale, e continuare i lavori di risistemazione di via Lungo Jana fino a Porta San Severo.

 Una rete fognaria lunga alcuni chilometri tutta da rifare. Ci vollero alcuni anni di lavoro per risistemare tutto, il lavoro venne fatto ad opera d’arte! E la controprova l’abbiamo avuta dei primi giorni di settembre del 2014, quando un’altra alluvione si è abbattuta sul nostro paese: non ci furono danni di rilievo nelle zone risistemate molti anni prima. Intanto la corrente elettrica ancora non arrivava, e il Festivalbar stava per iniziare. Non essendoci elettricità non sapemmo nemmeno se la “carovana dei soccorsi” stesse arrivando o meno, fortunatamente non si segnalarono vittime, per miracolo. Anche perché, qualcuno ricorda ancora a distanza di tanti anni, che quando ci fu il disastro su via Rosselli, stavano delle macchine nelle vicinanze che erano dirette proprio in quella via, e alcuni cittadini del posto segnalarono agli automobilisti il cedimento strutturale della strada.

 Il sole non riusciva a metterci del suo, per dare un po’ di sollievo ai sammarchesi che avevano passato la notte pregando che non peggiorasse la situazione. Quel giorno, nel pomeriggio non ha piovuto: se fosse successo sarebbe stato il colpo di grazia per le abitazioni che si trovano ai margini dei due disastri principali: via Lapiscopia e via Rosselli. Intanto la gente circondava con “tanta ammirazione” i due fori provocati dalle abbondanti piogge nelle ore appena trascorse. Soprattutto sul disastro di via Lapiscopia, come si può vedere nella foto prendeva quasi tutta la carreggiata. I pullman diretti verso San Giovanni e paesi sulla stessa direzione, viaggiavano prendendo la strada per Casarinelli per poi proseguire.

 Il Festivalbar se lo stavamo giocando: la corrente elettrica non arrivava ancora. La notizia dell’alluvione di San Marco non occupò posti di rilievo nei telegiornali dell’epoca, anche perché in quel periodo le crisi dei governi c’erano ogni mese, e il terrorismo ancora non veniva sconfitto. A chi potesse interessare un’alluvione del genere? Se fosse successo negli ultimi anni, saremmo stati sulle prime pagine dei siti di informazione, come successe nel 2014, con collegamenti in diretta di Italia 1 e Sky.

 Il giorno dopo la corrente elettrica arrivò a intermittenza: andava e veniva, tra un po’ di corrente e l’altra, sapemmo che il Festivalbar venne vinto da Miguel Bosè con “Bravi Ragazzi”. E se volete, lo potete vedere nel file che ho allegato.

 https://youtu.be/FEfSFm1pdX0

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio