Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, giovedì 31 ottobre 2019 -  Questa che sto per raccontare è una storia vera. A meno che il paroliere Giulio Rapetti (in arte Mogol) non sia impazzito da parecchi anni!!  Sembra che il testo della canzone “L’arcobaleno”, cantata da Adriano Celentano e inserita nell’album “Io non so parlar d’amore” del 1999, sia stato scritto da Lucio Battisti. Il fatto strano non è tanto che Battisti non abbia mai scritto testi di canzoni, ma che queste parole inserite in una canzone siano state dettate dal cantante di Rieti a Mogol.

Quando Battisti era già morto!! Il testo è scritto in prima persona ("io son partito poi così d'improvviso che non ho avuto il tempo di salutare"). Se fosse stata scritta da Mogol doveva parlare in terza persona, riferendosi alla morte di Battisti.  Lucio Battisti sarebbe apparso (nel senso che è apparso!!!!) a Mogol e che gli abbia dettato le parole della canzone “L’arcobaleno”. Tutto questo venne dichiarato dal paroliere a Tg2 Dossier pochi mesi dopo l’uscita del’album suddetto.

 Ricordo benissimo quell’intervista: non riuscivo a credere alle parole di Mogol: “Lucio mi è apparso e mi ha dettato il testo della canzone “L’arcobaleno”. Ricordo che registrai il programma e quell’intervista fatta a Mogol la risentii più di una volta. Un viso tiratissimo di Mogol dichiarava stravolto da quella visione: Battisti che gli parlava di un arcobaleno. Successivamente il paroliere più bravo d’Italia e tra i più bravi del mondo!! ritrattò la “visione” e disse che aveva sognato quel regalo di Battisti. Poi, la storia si confuse ulteriormente mettendoci dentro medium, giornalisti, libri, biblioteche e tutto ciò che serve a confondere le acque.

 Prendo per buona la prima versione: Mogol ha visto Battisti dopo che sia morto. E non penso che Mogol nel 1999 fosse impazzito. Se lo fosse non avrebbe continuato a scrivere centinaia di altre canzoni fino ad oggi. Ma starebbe in un manicomio. Ufficialmente, prima di questa dichiarazione di Mogol, la canzone “L’arcobaleno” è stata scritta con i testi di Mogol e con la musica di Gianni Bella. Il tutto registrato in una sola battuta (buona la prima) di notte nella villa di Adriano Celentano.

 Ora, consideriamo immediatamente (così ci togliamo il pensiero) che la coscienza umana è la “cosa” più complessa dell’universo, io penso che Mogol abbia realmente visto Battisti, non so se in senso soprannaturale o in senso di coscienza alterata, e quelle parole che ha ricevuto dal cantante siano frutto del subconscio di Mogol: tra Battisti e Mogol c’è stata una separazione artistica durata qualcosa come 18 anni!

 È stata una separazione non so se consensuale, penso di no: Mogol voleva assolutamente riavvicinarsi al cantante di Rieti, ma non c’è stato nulla da fare. Battisti per 18 anni imperterrito ha inciso appena sei album scritti da Pasquale Panella e uno dalla moglie del cantautore, nonostante  già dal primo album “E già” (1982) si capì che la musica di Battisti era completamente diversa dalla precedente. E senza dubbio inferiore come qualità e popolarità.

 “L’arcobaleno” di Lucio Battisti rimane uno dei pochi misteri musicali italiani. Chissà se sapremo tutta la verità su questa canzone che sinceramente per me non è nulla di straordinario. E almeno su questo non discutiamo…

 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio