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Giuseppe Soccio

San Marco in Lamis, sabato 1 febbraio 2020 -  Gentile Redazione, ho letto, ed ascoltato, il servizio su quanto accaduto a proposito della celebrazione di una Santa Messa in occasione della festa di San Giovanni Bosco nella scuola di San Marco che porta il suo nome. Bene ha fatto il parroco, don Matteo Ferro, a non cadere in provocazioni sciocche ed inutili, ma io sento comunque il dovere, da ex dirigente scolastico e da cittadino, di dire qualcosa.

Affermare che a scuola non si possono celebrare messe, invocando la laicità, mi sembra uno dei soliti luoghi comuni elevati a pensiero unico ed utilizzati da chi non ha altri argomenti seri, se non quello di esprimere un’avversione preconcetta (che tutto è, fuorché manifestazione di laicità). A mio modesto giudizio, un divieto, in una istituzione pubblica, deve trovare le sue ragioni nel diritto, nelle leggi e nelle procedure da queste previste: a me non risulta una norma che impedisca di celebrare messa in una scuola (si dirà che esiste giurisprudenza in materia e qui dovremmo parlare della separazione dei poteri prevista dal nostro ordinamento che troppo spesso viene violata proprio da chi dovrebbe esprimere il potere giudiziario).

Mancando norme precise in merito, e pour cause, bisogna affidarsi al buon senso ed alle regole non scritte di convivenza e di civile confronto: niente di confessionale, quindi, nel rivendicare anche per la religione cattolica il diritto di essere manifestata, senza alcuna costrizione per chi la pensa in maniera diversa (paradossalmente, invece,  sembra quasi che l’unica “religione di stato” sia il laicismo).

La questione, pertanto, dovrebbe trovare una soluzione principalmente nell’ambito del diritto. Ma, sarebbe ipocrita non considerare che la questione ha risvolti che riguardano anche altri aspetti su cui è legittimo avere posizioni diverse, purché “tutte” le posizioni possano esprimersi. E, allora, io non capisco perché, ad esempio, nelle università siano ammesse espressioni, spesso violente, di ideologie molto discutibili sul piano della libertà, della democrazia e, persino, dei diritti umani e poi non sia consentito ad un pontefice, come Benedetto XVI (grande studioso ed intellettuale, tra l’altro) di potere tenere una prolusione accademica. E inoltre: per certi laici, va bene arruolare Papa Francesco in movimenti politici che si ergono (spesso in maniera strumentale) a difensori dei più deboli e degli emarginati, però non va bene festeggiare con una messa San Giovanni Bosco, che ha dedicato la sua esistenza ai giovani emarginati ed esclusi.

Insomma, la laicità della scuola, ed il monopolio dello stato nel settore dell’istruzione e della formazione, è  un argomento serio, così come è un argomento serio la considerazione dei valori religiosi tra quelli a fondamento della cultura in ogni luogo e in ogni tempo, che dovrebbero portare a considerare anche le ragioni di chi vorrebbe una scuola veramente pluralista, con la possibilità di scelta attraverso un “bonus” da poter spendere liberamente.

Un’ultima considerazione: in questi giorni è molto dibattuto il tema dell’odio (soprattutto di quello che, fondato sulla identificazione di un popolo con la sua religione, ha portato ai campi di sterminio) e, pertanto, bisognerebbe riflettere sul fatto che ogni forma di intolleranza non fa che contribuire ad aumentare quest’odio.

 

Giuseppe Soccio