Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, sabato 18 aprile 2020 - Mi viene in mente una battuta in un film di Massimo Troisi, nella quale il comico differenzia i miracoli in facili e difficili. Prodigi da 100 e 50 punti! Come per un personaggio del film, che cerca il miracolo pregando la Madonna chissà gli facesse ricrescere la mano amputata. Senza dubbio questo è un miracolo difficile (da 100 punti), generare un arto che non c’è!

Forse non si è mai visto un miracolo del genere. Anche se lo scrittore Vittorio Messori ha scritto un libro proprio su un episodio del genere. “Il miracolo”, dove racconta di un fatto straordinario avvenuto nel 1640 a Calanda, uno sperduto villaggio dell’Aragona. Un giovane contadino a cui era stata amputata una gamba appena sotto il ginocchio chiede alla Vergine del Pilar di Saragozza il miracolo impossibile. La sua fede viene ricompensata: una mattina si risveglia con la gamba ricresciuta...

Diciamo subito che tutti i miracoli sono difficili: devono sfidare le leggi della Natura, non scriviamo di dio: sfidarlo non ha nessun senso. Ma devono mettere a tacere quello che la Natura ha deciso da sempre, per dare un ordine alla logica non solo degli uomini. L’uomo che diventa più forte della Logica delle Cose. A volte succede senza una logica e forse senza giustizia.

La storia del Cristianesimo è piena di fatti prodigiosi, come in tutte le altre religioni: i miracoli non sono un’esclusiva dei fedeli di Gesù. Il “fatto strano” è che non si hanno notizie di miracoli “multipli”, avvenuti nello stesso istante e che abbiano coinvolto parecchie persone. Ma i miracoli sono sempre singoli: coinvolgono un solo soggetto, a volte forse due. Anche i miracoli di Cristo venivano fatti “ad personam”, nel senso che si concentrava su quella persona per poi guarirla.

Come Lazzaro che venne resuscitato, come anche la figlia di Giairo e il figlio della vedova di Nain. Ha guarito decine di lebbrosi in occasioni diverse, ridato la vista a due   ciechi in due posti diversi, e poi alcuni casi di febbre, emorragia, sordità. Ma soprattutto Gesù viene ricordato come esorcista, eseguendo forse centinaia di guarigioni sui posseduti. Tutti miracoli “difficili”, ma non “comunitari”.            

Poi ci sono fatti prodigiosi che il Cristo ha prodotto nei suoi pochi anni di evangelizzazione, che non possiamo considerare miracoli, intesi come guarigioni. Come l’acqua tramutata in vino a Cana, la pesca miracolosa… Anche la Pentecoste la possiamo considerare un episodio straordinario: questo evento ha coinvolto una decina di persone nello stesso momento, ma non è un miracolo nel senso più teologico del termine.         

Quando il papa pochi giorni fa ha pregato da solo per l’intera umanità in occasione della Pasqua, alcuni si aspettavano qualcosa che somigliasse ad un miracolo, o almeno ad un segno dal Cielo che avrebbe messo fine alla pandemia che sta interessando tutto il pianeta. Però, fino ad oggi nulla di nuovo sotto il sole… Del “fenomeno miracolo” nessuno conosce il suo funzionamento: se sono episodi legati alla Natura, oppure se sono effetti che Qualcuno ad un certo punto della Storia decide di invertire il corso degli eventi.

Diceva un amico mio buon’anima: “In Africa muoiono di sete milioni di persone. Scusa, fai piovere, almeno questo!!” Ma la pioggia in Africa per dissetare intere Nazioni non è mai arrivata: ce la deve portare l’uomo (se gli conviene!!), con mezzi prodotti dal progresso della scienza e della tecnica!! Non sappiamo come mai la fabbrica dei miracoli non produce quelli comunitari. Non sappiamo perché alcuni vengono miracolati e altri devono soffrire per anni o addirittura per tutta la vita. Non sappiamo nemmeno perché avviene il “Miracolo della Vita”: quando nasce un nuovo essere vivente.

I miracoli forse ci girano intorno, e a volte anche quelli che “colpiscono” più persone contemporaneamente, ma non ne vediamo l’effetto. Ma solo il sentore che qualcosa di strano sia successo o che stia per succedere. I miracoli difficili forse per ottenerli ci vuole troppo tempo per organizzarli… E forse non ne vale la pena.     

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio