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Mario Ciro Ciavarella Aurelio     

San Marco in Lamis, sabato 16 maggio 2020 -  Quando vedo foto di calciatori di inizio secolo scorso (quindi, quasi cento anni fa!!!), mi accorgo che, già per come sono abbigliati, c’è un certo non so che di… mitologico!! Non sono solo atleti, ma metà calciatori e metà… cacciatori!! Uomini che pensano di inseguire, mentre giocavano a calcio, delle prede da “scannare”, da mettere fuori combattimento (in senso sportivo), di annientarli sul terreno di gioco. Insomma da (ab)battere a tutti i costi!!

 E lo si capisce soprattutto dalla “scrima” in mezzo ai capelli, da divise che alcuni non hanno, ma sono sostituite da… camice con le maniche “affruttecat”, e da come guardano l’obiettivo fotografico: “non vogliamo farci rubare l’anima da quell’aggeggio cinese che ci guarda con un occhio solo”. E lo scontro finale contro i calciatori avversari può iniziare. Il bianco e nero delle foto di una volta dà un ulteriore valore aggiunto al mito del calciatore “vintage”.   Quando leggiamo cronache sportive di tantissimo tempo fa, ci sembra di leggere di leggendarie partite tra dilettanti che a loro volta, per come sono descritti, sembrano essere degli eroi del pallone e che meritavano di giocare in squadre di altissimo livello. Ma sono solo descrizione piene di enfasi dell’epoca, quando in pieno Fascismo, si metteva in risalto il gesto atletico come primo elemento che caratterizzava “l’italica razza”.  

 Però a volte i dubbi sorgono: sui campi di calcio dei dilettanti di cento anni fa, realmente cosa succedeva? Se leggiamo le cronache dell’epoca sono stati disputati degli incontri di calcio con episodi ai limiti della “decenza sportiva”.     Nell’Anno del Signore 1933, il giorno 31 luglio, a San Marco si disputò un incontro di calcio tra la squadra locale e la “U.S. Garganica” (di Sannicandro?) per il campionato di terza divisione pugliese. L’incontro si è disputato nella Villetta comunale, all’epoca il primo campo sportivo di San Marco. Infatti l’attuale campo è stato inaugurato nel 1947.

 Risultato dell’incontro: tre a zero per i sammarchesi. E fin qui nulla di strano, ma andando a leggere la breve ma esaustiva cronaca del tempo, ci sono alcuni momenti che fanno nascere dei dubbi: incontro di calcio, o caccia nella savana? L’anonimo cronista ammette candidamente che l’arbitro ha regalato i due punti al San Marco (all’epoca una vittoria valeva due punti), e contro gli avversari ci si è messo anche il terreno di gioco: in discesa per noi e in salita per gli avversari.  Scusate: ma nel secondo tempo non c’è stato il cambio campo? Secondo me no, se leggiamo tra le righe… Primo tempo risultato zero a zero, nel secondo tempo non si capisce bene il perché, inizia la caccia all’uomo della squadra ospite! Ecco il passaggio successivo dell’evoluzione: da “homo calciatore” a “homo cacciatore”. Il campo da calcio venne visto da parte dei calciatori sammarchesi come un’immensa prateria da conquistare abbattendo tutti i propri simili che non indossassero la divisa dello stesso colore!!

 Falli a ripetizione sui calciatori avversari, il portiere viene letteralmente atterrato più volte ed è costretto ad uscire. E l’arbitro, muto!! Entra in campo il secondo portiere “in erba”, cosa vuol dire? che era molto basso, che era piccolo d’età, oppure era impaurito? Secondo me è la terza quella giusta. E poi vedremo che “fine” farà questo portiere… Intanto il San Marco inizia a segnare (durante la caccia all’uomo) e l’arbitro non dà segni di vita sportiva: per lui è tutto ok!!     La Garganica pure segna, ma l’arbitro non se ne accorge: forse perché alle porte mancano le reti? Eh sì, mancano le reti, eppure nel progetto iniziale le reti vennero comprate: 200 lire, è tutto scritto e conservato. Saranno servite alle mogli di alcuni calciatori sammarchesi: per metterle davanti alle porte di casa loro…

 Insomma è una bolgia: immaginate la villetta comunale trasformata in campo sportivo (in discesa), intorno le corde per delimitare (e scavalcare) il terreno di gioco, migliaia di forsennati che gridano, sputano, imprecano contro gli avversari. Peggio dei tifosi greci degli anni ‘80 e anche degli hooligans inglesi degli anni successivi. Però continuando a leggere la cronaca, la rete non validata agli ospiti è stata viziata da “una massa di piedi sammrchesi”, dei non giocatori locali hanno buttato fuori il pallone dall’interno della porta!!! In pratica non si capisce in quanti, si sono sostituti al portiere locale. In pratica: un portierato!!

  Nella cronaca del tempo, la stessa si fa confusa: forse anche il cronista è stato preso in testa da qualcosa, non si capisce cosa dice: “I punti furono segnati nei primi minuti della ripresa” I punti? forse voleva dire i gol vennero segnati subito dopo l’inizio del secondo tempo. E perché vennero segnati tutti e tre i gol in pochi minuti? Vi ricordate il “portiere in erba”? costui subì i gol perché “il portiere dolorante non poteva compiere nessun movimento”(??!!) Ma non avranno mica reso invalido il portierino della Garganica i calciatori sammarchesi? “Nessun movimento” cosa significa?

 Purtroppo non sappiamo i nomi dei ca(l)cciatori sammarchesi e nemmeno dei “martiri per meriti sportivi” della Garganica. E nemmeno del signor  arbitro. E nemmeno del cronista. Mi viene un dubbio: e se fosse tutta inventata questa cronaca? Lo vorrei tanto, ma il tipo di scrittura è quella del tempo. Quando si giocava sul terreno di “giuoco”, la Virtus San Marco indossava una casacca bianco-nera, ed era quella… Va be’, per una volta noi sammarchesi siamo stati cattivi, ma sapete quante volte i cattivi sono stati gi altri nei nostri confronti? La dura legge del gol è anche questa: subire in silenzio, ma fin quando c’è un pallone da far rotolare, anche una sconfitta ci va bene!! 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio