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Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, giovedì 28 maggio 2020  -  La pubblicità nel tempo è diventata un’arte vera e propria. Fino a pochi anni fa venivano organizzati dei “Galà della Pubblicità”, come se fossero dei festival cinematografici, dove si premiavano quelle migliori. Poi con l’avvento della crisi economica iniziata con l’entrata in vigore dell’euro, i sovvenzionamenti per organizzare tali eventi, sono diminuiti drasticamente e anche la qualità delle pubblicità è ormai “nei limiti”. E anche questa nuova arte espressiva sta per essere messa da parte.  

Noi italiani siamo stati tra i migliori pubblicitari al mondo, con Oliviero Toscani, Armando Testa, Bruno Munari, Erberto Carboni e tanti altri, che hanno “messo in testa” non solo agli italiani, slogan che rimangono ancora a distanza di decenni. Negli anni ’70 campeggiavano in tutta Italia manifesti dove c’erano delle facce molto particolari di testimonial, non necessariamente famose, che reclamizzavano l’Amaro Jagermeister.

 Queste facce sorridenti spiegavano il perchè bevevano quell’amaro. E i motivi erano tanti, mai banali o scontati, e spesso nemmeno così assurdi. Per dire: se fai una cosa, come bere, ci deve sempre essere un motivo. Altrimenti non farla! La pubblicità ebbe un effetto devastante positivamente, e l’amaro tedesco aumentò non di poco le quantità di bottiglie vendute.

 Ideare uno slogan pubblicitario non è facile per niente: in poche parole devi lasciare un “effetto eco” in tutti coloro che lo leggono o l’ascoltano. Da quello slogan dipende il futuro di quel prodotto, da pochissime parole si fa la fortuna o la sfortuna di un amaro come di un’automobile. Ecco perché è diventata un’arte: devi convincere senza essere troppo invadente!

 L’Amaro Jagermeister ha già un storia non indifferente: non è solo un amaro che nasce quasi cento anni fa in Germania, ma ha un significato ben profondo già nel nome: Guardiacaccia, un nome impegnativo. In questo caso significa: colui che fa rispettare le regole del gioco. Sull’etichetta è stampigliato in piccolo: "Questo è lo schermo di onor del cacciatore, per proteggere e nutrire il suo gioco, per cacciare nel senso adeguato, per onorare il creatore nella creatura". Impressionante! Quasi un versetto evangelico gnostico. Da interpretare.

 E il tutto viene interpretato in un fatto miracoloso (per chi crede) accaduto a Sant’Eustachio, il quale durante una battuta di caccia vide, tra le corna di un cervo, Gesù Crocifisso. A quella vista il santo non uccise più il cervo, ravvedendosi nel vivere in modo più giusto e dignitoso.

 Con un aneddoto di tale portata, gli ideatori degli slogan dello Jagermeister, come potevano inventare un solo spot pubblicitario, ma tanti, quanti quelli che sarebbero serviti ai “santi bevitori” per farli “convertire” all’acquisto dell’amaro. Sant’Eustachio si convertì con una visione di Cristo, e coloro che apprezzano questo amaro si sono convertiti a berlo, leggendo o ascoltando i tanti perché suggeriti dai testimonial dell’amaro tedesco. 

 E sui tanti perché della vita, meglio pensarci se lo si fa con un bicchiere già svuotato: si viene convinti prima… 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio