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Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 1 giugno 2020 -  Inizialmente, a livello famigliare, c’era una stanza non molto grande, ma sufficientemente capiente per poter mettere delle sedie appoggiate alle pareti. Possibilmente di fronte. E in un angolo un giradischi o un  grammofono, se andiamo molto indietro nel tempo, che scandivano tempi e modalità di ballo.

 

 Uomini e donne. Schierati su pareti opposte. Si sceglieva la donna a cui  proporre il proprio corpo (per ballare…) e poi si partiva verso l’altra parete per invitare una ragazza. Con i corpi non… aderenti, staccati al bacino (per intenderci). Adesso diremmo: distanziamento sociale, un metro!!

 Luci basse, e le voci dei due ballerini che iniziavano a dire qualcosa. Che  cosa non era importante, l’importante era parlare. Iniziava lui chiedendo il nome di lei, e lei rispondeva. Dopo, era difficile continuare: il dialogo poteva finire lì. Cosa potevano dirsi due perfetti sconosciuti negli anni ’60, ma anche tanti anni dopo?

 I ballerini di una volta sembravano dei neonati che iniziavano a parlare  facendo uscire dei monosillabi dalle proprie bocche. “Sì”, “No”, “Ci  penserò”, “Ti farò sapere”, “Vedremo”, “Sei serio?”, “Sono bella?”, “Parlerò con tuo padre”, “Veramente sei ricco?”, “Fermo con le mani!!”

 All’esclamazione: “Fermo con le mani”, il ballo finiva. E il ballerino aveva perso per sempre la possibilità di riconquistare la ragazza appena  conosciuta. Questa era la scena di tanti decenni fa, che si poteva assistere in una casa dove, soprattutto di domenica pomeriggio, si organizzavano dei balli.  Scena che si vide per almeno trent’anni, prima nelle case private  e poi in locali idonei in tal senso: la discoteca.

 Le discoteche sembrano ormai locali come i cinema di parrocchia di una volta, dove venivano proiettati film di terza visione: locali in via d’estinzione. C’è da dire che la crisi riguarda le discoteche, e non il ballo. Anzi, si balla ovunque: circoli, ristoranti, ville private, masserie. Quello che è in crisi è proprio il locale per antonomasia adatto per il ballo.

 Eppure la storia della discoteca è molto interessante. Questo locale  come lo conosciamo noi, sarebbe nato a Parigi nel 1954 e si chiamava "Le Whisky a gogo ". Il concetto di questo nuovo locale era che un disc jockey sostituisce il complesso musicale. Quindi, la sala da ballo come veniva  concepita fino a quel momento, cambiava ambientazione ed uso.

 Non solo balli lenti ma anche quelli svelti, grazie alla musica frenetica che poteva cambiare ritmo velocemente, cambiando il disco senza fermare la musica. Potrà sembrare strano, ma le balere arrivarono dopo, negli  anni Sessanta. Soprattutto nei posti di villeggiatura dove c’era la presenza  di club sportivi oppure terme e piano-bar. 

 Le discoteche diventano locali di ritrovo giovanile dove le etichette sociali non contano più nulla. Ed è proprio in questi posti che nasce la Disco Music. La stravaganza dell'abbigliamento, delle acconciature e soprattutto una musica cadenzata e ripetitiva, ma giusta per ballare. Il locale come lo “Studio 54” di New York sfrutterà appieno tutta la produzione discografica del momento e si distinguerà come un locale diverso da tutti gli altri: apre i battenti tardi.

 All’epoca i balli lenti si alternavano ancora a quelli svelti. Ci vorrà del tempo per eliminare completamente i lenti. E quando sparirono i lenti dalla pista delle  discoteche, da quel momento inizia la decadenza di quei locali.

 I locali da ballo famigliare, le stanze adibite come spiegato all’inizio, servivano soprattutto per socializzare, poter sfiorare le mani di una ragazza, chiederle un appuntamento, e prometterle tutto quello che si poteva dare. Nelle discoteche quelle vere degli anni Settanta e Ottanta l’approccio era più diretto e sbrigativo, senza preamboli. Poi con il tempo che passa e con le nuove tecnologie in campo, tutto il rituale di avvicinamento tra uomo e donna, è sparito. Anche le voci non ci sono più: non si parla in discoteca, non ci sono dialoghi, ma solo sguardi, fiumi di alcool e cercare  immediatamente di “concludere”.

 Purtroppo il sipario sulle discoteche sta calando, un altro reperto che sta per entrare nella sezione “Mitologia”. Tra qualche centinaia di anni qualcuno lo scoprirà, accenderà le luci, premerà “play” al registratore, partirà la musica e vedrà una palla illuminata che gira dal soffitto (mirrorball, così si chiamava) e cercherà di seguire quella musica.

 Non so se riuscirà a capire cosa fare. Forse dopo qualche minuto spegnerà tutto, coprirà “l’oggetto misterioso” (il locale appena scoperto) e lo metterà all’asta per liberare quello spazio. (Non sappiamo se qualcuno lo acquisterà)

 Soundtracks: le prime canzoni con elementi disco furono "You Keep Me Hangin' On" delle The Supremes (1966), "Only the Strong Survive" di Jerry Butler (1968), "Message to Love" dei Band of Gypsys di Jimi Hendrix (1970), "Superstition" di Stevie Wonder (1972).

 Il primo brano da discoteca sembra essere: “Soul Makossa” (1972) di Manu Dibango, di seguito: https://youtu.be/o0CeFX6E2yI

 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio