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Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, sabato 12 settembre 2020 -  Le ultime luci di New York. Illuminavano le strade. Come sempre. I fari delle auto non dovevano infastidire la vita oltre il tramonto. Di gente che viveva anche di notte. Puntati sull'asfalto per illuminare i passi, di ruote che giravano, come pure i pensieri degli abitanti di una città eterna. Sempre sveglia. Dove una giornata intera non aveva un confine tra giorno e notte. Un susseguirsi di vicende che non avevano nessun termine preciso. Si viveva senza interruzioni di vite.

Le tregue non sono contemplate in un posto dove le decisioni soprattutto economiche sono “per sempre”. I numeri di Wall Street si susseguono senza un minuto di raccoglimento: sarebbe la fine dell'economia mondiale. Tutto deve girare all'infinito, come un moto perpetuo impazzito generato da una mente che nulla ha  di umano. Come le luci. Di notte. Sempre accese. Fari che dettavano i passi da fare. A ruote che lentamente  ti portavano a destinazione ma non per dormire: ma per vivere in un altro luogo. Ma sveglio. La parola d'ordine di New York è vivere!! con tutte le contraddizioni che non trovi da nessun'altra parte del mondo. Ma le trovi lì: in America.

 Lì si vive sapendo che qualcuno prima o poi ti punterà una pistola alla testa; dove se hai una malattia incurabile e nessuno ti cura, se prima non dimostri di essere assicurato o avere tanti soldi in banca; a New York si vive sempre così. Sapendo benissimo che da un momento all'altro qualcosa ti succederà. E le luci di sera delle automobili illuminano quello che le luci dall'alto non possono fare: ti illuminano i passi futuri. Ti fanno specchiare in una pozzanghera dopo che la pioggia ha cessato di cadere. E tu guardando nella pozzanghera, vedi le cime dei grattacieli. Con le finestre sempre accese. Le luci di New York hanno vita propria.

 Quelle luci sono infinite! Non vogliono essere spente:  perderebbero ore di vita, nello scrutare e analizzare le  vite degli altri. Sono depositarie dei passi fatti negli uffici e nelle abitazioni da centinaia di anni, e vedono ripetersi all'infinito i soliti passi,  ascoltano le solite prediche, immagazzinano anni su anni di conversazioni fatte anche informaticamente. Le luci dei grattacieli di New York hanno una dignità!! e le finestre ne amplificano la luminosità. E anche le finestre vogliono essere parte attiva dei grattacieli, e se vogliono possono anche ascoltare i discorsi fatti dalla gente che ci abita di fronte! Se vogliono.

 Le finestre. Bisognerebbe parlare più spesso di loro. Sono l'esatto opposto dei muri: non si vergognano di nulla, sono dei cuori aperti a tutte le indiscrezioni che molti amano esibire. E ce ne sono tanti di quelli che vogliono far sapere i fatti loro, corpi compresi!! Sono posizionate molto in alto, e tra un grattacielo e un altro, le distanze sono tali che per poter spiare un vicino di casa, ci vorrebbe un binocolo! Non ci sono finestre sui cortili, a New York. Ma finestre che ti guardano da molto lontano, e che  non ti salutano: nessuno conosce nessuno.

 Le luci che illuminano le finestre hanno la pelle dura: vivono per  decenni, non bisogna mai cambiarle, ma solo quando decidono che quello visto non vale la pena rivederlo!! E a New York non ci si annoia mai!!

 Lungo le rive del fiume Hudson, i falò non mancano mai: la vita di quelli più sfortunati non si tira mai indietro, se bisogna insistere con le loro esistenze, lo fanno. Perchè sanno che da un momento all'altro le loro vite potrebbero cambiare. Il Sogno Americano!! Un senzatetto in America dopo pochi anni potrebbe diventare miliardario oppure il Presidente Americano! In America la Logica delle Cose non esiste. Solo la Necessità ha una certa logica. E i fuochi di quei falò tengono sempre accesa la speranza che qualcosa potrebbe succedere. E nessuno osa andarli a spegnere: i barboni hanno solo quelli.

 Le luci dei falò si differenziano dalle altre per la loro durata non infinita: durano poco, il tempo di riscaldarsi solo per quella notte. Ma poi ne arriveranno altri, uguali ai precedenti, con le stesse fiamme, gli stessi colori: fotocopie esistenziali di luci che alimentano sé stesse. Un falò a New York ti riscalda una notte sola: poi bisogna capire se la vita continuerà e ti darà altri fiammiferi...

 Tutte le luci di New York quella notte hanno avuto sentore che dopo poche ore qualcosa sarebbe cambiato: iniziarono a parlarsi tra di loro. E iniziarono a sognare luci diverse, diverse da loro, quasi dei fuochi fatui, che generavano vita intorno a tante case isolate. Tutte basse. Dello stesso colore, con poca gente dentro. Della quale non si riusciva a vedere il viso.

 Appena arrivò l'alba, le luci si svegliarono e smisero di sognare. Una nuova realtà si parò davanti ai loro occhi: c'era tanto fumo, e poca gente che riuscisse ad articolare parole che avessero un senso compiuto. 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio