Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 21 dicembre 2020 -  Ombre… si vedono solo ombre. Anche se spesso sono visibili visi e corpi che cadono. Senza una logica. Ma solo perchè qualcuno decide che quelle vite devono essere spezzate. Le Ombre rimangono a terra. Ogni volta che cadono, le ombre rimangono lì, imprimendo sul suolo un peso superiore del corpo appena senza vita. Identità perdute: non hanno molto senso quei nomi, dopo la Caduta. Fanno parte di un unico calderone spesso generato dal napalm, combustibile che azzera la fisiognomica di un intero polo. Come quello vietnamita.

Le parti più importanti come recitazione nel film “Apocalypse Now” (1979) di Francis Ford Coppola, sono quelle impresse su pellicola dalle Ombre soprattutto del colonnello Kurtz e del capitano Willard: preda e predone. I personaggi recitano nelle loro ombre, appena si incontrano nella tana del disertore Kurtz, come se le loro vite ormai facessero parte del passato: esistenze oltre la vita.

Come si fa a concepire il senso della vita sotto un sole fin troppo accecante? Il “senso del caos” deve essere svelato piano piano, appena le ombre riescono a farsi spazio tra i raggi del sole e il chiarore della Luna. I visi dei due contendenti fanno a gara a chi si nasconde meglio. Emergono prima i nasi, poi gli occhi, un po' della fronte… poi i visi si ritraggono, per dare luce alle ombre!! Appena capiscono di essere troppo visibili al resto degli uomini: non hanno troppo coraggio per farsi giudicare delle loro vite.

Il Male il Bene cercano di trovarsi dalla parte giusta! Kurtz asserisce che la sua fuga dal “bene” sia stata dettata dal “troppo bene” presente in Occidente. E Willard spiega al ricercato e trovato Kurtz che il “bene” occidentale è pur sempre migliore di un bene che “non si sa cosa possa essere”. Dilemma.

Alla fine il colonnello Kurtz muore, ucciso da Willard. Così decise il colonnello. Volle morire per far quadrare una logica della guerra dove il “cattivo muore e il buono vince”. Le loro due ombre sono ancora in Vietnam. Dove vagano ancora alla ricerca della verità…

 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio