Luigia Ciavarella

San Marco in Lamis, venerdì 29 gennaio 2020 -  Tra i poeti dialettali emersi in questo ultimo periodo qui a San Marco in Lamis, un posto di rilievo lo occupa senz'altro Antonio Villani (classe 1949), diventato con gli anni, e grazie ad una poliedrica attività letteraria, che lo vede impegnato in più direzioni, un po' il simbolo della continuità poetica vernacolare in paese nel solco che fu di Francesco Paolo Borazio. Una presenza importante se non altro perché finalmente, dopo decenni di quasi oblio, la parola dialettale si distacca dal ruolo marginale in cui finora la letteratura classica l'aveva collocata per ottenere finalmente un ruolo preminente nell'ambiente culturale e letterario cittadino.

In verità il merito maggiore lo dobbiamo all'energica formazione culturale che prende il nome “La Puteca”, un sodalizio letterario (una Officina secondo i propositi del gruppo) nato oltre una decina di anni fa con lo scopo dichiarato di riunire sotto lo stesso tetto i poeti dialettali del posto, creando di fatto una nuova esperienza che col tempo ha dato i suoi frutti. A guidarlo con autorevolezza è stato chiamato sin dai primi giorni il poeta Luigi Ianzano, sicuramente la voce più rappresentativa del gruppo, anche se tutto l'ensemble, a vario titolo e con stili diversi, ha saputo esprimere una buona dialettica, ben diviso tra teatro e canzoni dialettali oltre alla poesia, che resta la principale fonte di ispirazione.

Tonino Villani è stato tra quelli che ha allargato i suoi bisogni creativi superando di fatto il limite imposto in origine dalla scrittura, quella odorosa di inchiostro, per sconfinare di soppiatto nel mondo della musica. Non prima però di aver pubblicato, a distanza di cinque anni l'uno dall'altro due volumi di poesia intestati a suo nome : “Parleme” (2015) e l'anno scorso “J'òje, Jére e ll'atu Jére”, due opere poetiche che hanno il merito di portarci a spasso nel nostro passato, anche remoto, ma che guardano anche al presente, attraverso una scrittura d'altri tempi, come sostiene il compianto Tonino Guida nella prefazione, anch'egli figura preminente in seno alla Puteca e scomparso qualche anno fa. Una raccolta che affascina e coinvolge se non altro per il carattere spontaneo ed evocativo che affiora dalla lettura.

Dicevamo della sua poliedricità e dello sconfinamento che egli ha prodotto verso l'universo della canzone locale. Infatti accanto alla produzione cartacea (alcune pubblicate nel sito “sanmarcoinlamis.eu” lo scorso anno e dedicate tutte alla pandemia) egli affianca quella di autore di testi canzoni per cantautori di San Marco in Lamis cominciando con un brano dal titolo “Pajese che aspitte”, musicata da Mikalett nel 2018, per la voce di Michela Parisi. Dopo questa canzone, che ottiene un grande interesse in paese, Antonio Villani scrive addirittura un intero album per Ciro Iannacone, (“Ritratte Pajesane”, 2019), che si compone di 12 canzoni che si rivela verosimilmente per il cantautore sammarchese il punto più alto della sua produzione cantautorale, con composizione che toccano le corde più profonde dei sentimenti attraverso una varietà di temi dalle straripanti melodie inserendosi d'autorità nel ricco patrimonio vernacolare sammarchese. Brani come “Parleme ancora” e “Pòrteme”, interpretate in tandem con Sara La Porta, le quali, assemblate con le spassose “Razejucce” e “La skumarola”, etc. (ma vi è anche una toccante “Nu jurne d'ajuste”, che evoca l'uccisione dei fratelli Luciani) arricchiscono un lavoro che spinge il cantautore, grazie a questo miracoloso incontro avvenuto tra due personalità del nostro microcosmo, verso un genere musicale nuovo, dialettale, che lo distanziano per il momento dal suo abituale universo musicale.

Tuttavia dopo una ulteriore collaborazione avuta con il cantautore Mikalett, che ha sortito il brano “L'Allelujia” (2019), dai tratti inusuali e polemici, Ciro Iannacone a sorpresa pubblica un altro brano di Antonio Villani, in prossimità del Natale, dal titolo “Natale 2020” che, molto ispirato tanto nel testo quando – sopratutto – dalla interpretazione che ne offre Ciro, rivela semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia stato perlomeno opportuna, produttiva e preziosa questa convergenza d'intenti tra due artisti indiscussi del nostro paese.

 

Luigi Ciavarella