Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, domenica 2 aprile 2021 -  Preparativi in atto per la festa della Madonna di Stignano, a San Marco in Lamis, che ricade, come noto, domenica prossima 2 maggio. L’evento non sarà preceduto dal novenario, come negli anni scorsi, bensì da un triduo ossia tre giorni segnati ciascuno da iniziative prettamente a carattere religioso. Le stesse ricadranno il 29 e 30 aprile, con l’aggiunta del 1 maggio.

Ogni giorno si inizierà, alle ore 18,30, con il Santo Rosario e l’offerta della coroncina alla Madonna, seguita alle ore 19.00 da una Santa Messa, officiata per l’occasione da Padre Guarino Valentino. Nella giornata commemorativa del 2 maggio, le Sante Messe saranno celebrate rispettivamente alle ore 9.00, 11.00 e 19-00. L’ingresso alla chiesa è contingentato fino ad un massimo di sessanta persone con l’obbligo della mascherina. A rendere noto il tutto ci ha pensato il rettore del Santuario-Convento, Padre Marco Galano. Lo ha fatto con un sintetico manifesto diffuso in ogni dove, contenente, tra l’altro, oltre alla maestosa Vergine con il Bambino venerata nel tempio, anche l’accenno di una preghiera, che riportiamo di seguito, assai cara ai cuori semplici dei lavoratori della terra, custodi delle antiche tradizioni: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta

La Madonna di Stignano è sempre stata un sicuro punto di riferimento non solo per i sammarchesi e per le popolazioni dei paesi vicini, ma anche per gli innumerevoli pellegrini che nel corso dei secoli hanno attraversato e attraversano tuttora la Via Sacra Langobardorum, alias S.S. 272. La sua funzione non è mai cessata, neppure nei periodi più bui della sua storia plurisecolare e i suoi devoti Le hanno manifestato, in forme diverse, la loro profonda gratitudine e il loro inestinguibile amore. E’ una festa che si celebra ogni anno, nel cuore della primavera. In tale occasione l'intera Valle di Stignano, dove di solito sbocciano rose bianche persino nel freddo inverno, come poeteggiava il grande vate e scrittore, il compianto Pasquale Soccio, si riempiva di gente e risuonava di preghiere e di canti. Seguiva lungo l'anzidetta Statale, la processione con la benedizione dei campi. E ciò per corrispondere alla richiesta di "pioggia" avanzata con dedizione dagli agricoltori della zona, come racconta Giovanni Camerino nel suo libro – testimone “La Valle Cantata”.

Il culto per la Madonna di Stignano si perde nella notte dei tempi tra leggenda e storia, che fanno del luogo uno dei primi santuari mariani della provincia di Foggia e una delle più notevoli architetture del '500. Nei dintorni si ammirano i ruderi di laure, romitaggi, edicole, chiesuole e conventi. Tali strutture, che stanno tra l'Età romana e l'alto Medioevo, fanno pensare a "Santa Maria di Stignano come un “antico faro di religiosità”. Il Santuario viene citato per la prima volta in un documento del 21 Settembre 1231 dal quale si desume il già esistente culto alla Vergine di Stignano. La tradizionale pietà vuole che un cieco della zona, tale Leonardo di Falco, nel suo continuo mendicare, sia stato sorpreso nel sonno dall'immagine e dalla voce di una donna bellissima, che gli avrebbe donato la vista e indicato la presenza di un suo simulacro nascosto sui rami di un'annosa quercia. Il miracolato avrebbe informato subito i vicini abitanti di Castelpagano. Questi, toccati dal duplice prodigio, accorsero in processione sul luogo, e si adoperarono per la costruzione di una chiesa a ricordo dell'apparizione della Madre celeste.

Nei primi anni del '500, la bellezza della valle e il diffondersi del culto alla Madonna, suscitarono la devozione di Fra Salvatore Scalzo che qui si ritirò, edificando la prima parte del convento. Inoltre, con l'aiuto del noto feudatario Ettore Pappacoda di Napoli, egli trasformò il vecchio oratorio in quella che costituisce la pianta dell'attuale chiesa. Nel 1560 Pio IV, Papa Medici, affidò Santa Maria di Stignano ai Frati Minori Osservanti, che completarono il complesso nel 1613 prima con la costruzione della Cupola e del Coro, e, poi, del Campanile. Il tempio fu consacrato nel 1679 da Mons. Vincenzo Maria Orsini, divenuto Papa col nome di Benedetto XIII. In seguito I Frati Francescani fecero di esso una sede di studio e di noviziato, accogliendo numerosi religiosi santi e dotti. Ospitò in detti secoli sino ad un massimo di 40 frati. Fu chiuso una prima volta nel 1862 per il dilagare del brigantaggio, e definitivamente nel 1870 per le cosiddette leggi eversive, come d’altronde tutti gli altri ordini religiosi. Divenuto così proprietà del demanio, l’immobile fu acquistato successivamente dalla famiglia Centola.

Lasciato a se stesso, il convento andò in rovina. Nel 1953, a seguito delle proteste della gente, la struttura fu donata alla Provincia dei Frati Minori. In quegli anni il complesso fu oggetto di radicali e poderose opere di restauro, grazie all'impegno di Padre Gerardo Di Lorenzo, che lo riportò così come era prima, facendolo ritornare ad essere centro di fede, di storia e di arte. La struttura si dotò di un Orfanotrofio con annesse scuole Elementari, nonché di un centro di formazione professionale. Nel contempo fu un ritrovo continuo di convegni e di attività culturali di levatura nazionale, nonché ritiro dei grandi leader della DC dell’epoca, come gli Andreotti, i Moro, i Russo, i rettori dell’Università di Bari e tanti altri. Il complesso ha subito negli ultimi anni un ulteriore e complessivo restauro, usufruendo dei consistenti finanziamenti pro Giubileo 2000. Ridiventò da subito centro di organizzazione di iniziative di promozione culturale. Tempi furenti ed attivi quelli governati dal sindaco Michele Galante. Fu lui ad inventare il titolo per San Marco in Lamis, denominata da allora in poi, come la “città dei due conventi” (Stignano e San Matteo).

A quel tempo, chi scrive diventò amico stretto di Padre Gerardo e frequentò quasi quotidianamente la struttura e la sua comunità, dividendone ogni segreto. Lo faceva per intrattenere il frate , ormai del tutto cieco e non deambulante, per il diabete. Non a torto, il frate cieco si dilettava a poetare scherzosamente: “ Il Santuario di Stignano/ sorto ad opera di un cieco nato/ dalla Madonna graziato/restaurato da un cieco diventato/ e…dai frati abbandonato!”. Qui, qualche volta chi scrive ebbe modo di incontrare e parlare con altri visitatori illustri del frate. Oltre al citato letterato Soccio, il postulatore della santificazione di P.Pio, ossia Padre Gerardo Di Flumeri, costantemente accompagnato da Matteo Merla, direttore della Biblioteca di San Pio. Ad accogliere tutti ci pensava la padrona di casa, la Signorina Maria Berardinelli, insegnante di lungo corso e donna gentile e fattiva che dedicò l’intera vita a Stignano. Dopo la morte di Padre Gerardo, la fama del Santuario svanì nulla, per ripresentarsi solo in tempi più recenti.

Grazie alla comunità di giovani, ora si sta pensando, ad un suo rilancio, oltre che di carattere religioso-culturale, anche di tipo turistico tout court, data la sua strategica posizione, l'originalità della struttura e soprattutto la capacità di poter ospitare tantissime persone e pellegrini.