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Antonio Daniele

San Marco in Lamis, lunedì 6 dicembre 2021 - In questi giorni in maniera sempre più insistente, la TV, gli esperti di economia, i famosi virologi, ci dicono tutti che dobbiamo, con il nostro buonsenso, salvare il Natale. Certamente, questi esperti si riferiscono alla tenuta dei contagi per evitare chiusure e lockdown che avrebbero ricadute sul sistema economico del Paese e del Mondo intero. Ho avuto la possibilità di girare per alcune vetrine, che solitamente mettevano i segni del presepe, che ci rimandano alla notte di Natale in cui Dio si è fatto uomo, sostituiti con elfi, babbo natale di ogni genere e creature varie per rendere “magica” quella notte.

Non mi accodo alla lamentela di quanti in maniera, forse superficiale, fanno polemiche per richiamare al senso del Natale. Né tantomeno voglio rendere meno fantasiosa questa notte “magica”. Mi fermo a fare alcune sottolineature per evitare che le feste cristiane diventano solo feste commerciali. È noto a tutti che anche nei paesi arabi allestiscono strade, fanno alberi, si fa festa per qualcosa di ignoto. Volevo proporre questa riflessione: siamo noi che salviamo il Natale o è il Natale che ci salva? Tranquilli, non voglio rubare il mestiere a Marzullo. Ma è una domanda che per primi noi cristiani, credenti praticanti, dobbiamo porci. Siamo convinti che nella notte di Natale c’è l’avvento di Dio che si fa carne per ognuno di noi? Quel bimbo, così indifeso, lo riconosciamo nostro Salvatore? Eppure anche noi ci facciamo prendere dall’emozione di quella notte, per poi dimenticare in fretta che quel “bimbo” lo dobbiamo riconoscere ogni giorno in ogni uomo.

Anche tra quelli che sono meno simpatici e magari ci danno un po' di fastidio. La notte che illumina il mondo ha illuminato la nostra vita? Forse siamo opachi e magari con la nostra abitudine abbiamo reso meno luminoso quel giorno. Prepararci al Natale significa che in quella grotta, dimora temporanea, c’è l’essenza della nostra vita. È il segno di una umanità che passa e si trasfigura. In quella notte, in quella grotta ci sono le meraviglie del mondo che non riesce più a emozionarsi per una vita nascente. Per un amore che nasce. Per una vita spesa di tanti anziani, che a volte diventano un problema e non una risorsa di affetto e di ricordi. Per i tanti giovani che vedono incerto il loro futuro. Il Natale ci salva ancora dall’apatia abitudinaria della nostra fede. Il Natale ci salva ancora dall’arroganza di essere onnipotenti.

Il Natale ci salva ancora dalla solitudine dei nostri affetti. Il Natale ci salva ancora dall’amore sterile in cui crediamo. Il Natale ci salva ancora da una umanità che non riesce a vedersi famiglia. Il Natale ci salva ancora che i soldi non sempre sono la soluzione dei nostri problemi. Il Natale ci salva ancora da un lessico corretto, ma vuoto. Allora salviamo il Natale, facendoci salvare dal Natale di Dio che nonostante le nostre mancanze si fa uomo per noi.