Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, mercoledì 5 aprile 2023 -  Per tutto il mese di giugno del 1861, San Marco in Lamis (FG) ha vissuto uno dei momenti più neri e drammatici della sua esistenza. E questo per via del brigantaggio. La vicenda è stata raccontata più volte in tutte le salse, sulla scorta di questo o quel documento o punto di vista rintracciato in archivio dagli storici di turno, ma quasi mai sulle testimonianze dirette ovvero sulle ricostruzioni e fatti visti e vissuti di persona dai protagonisti, con tutti i risvolti di ordine psicologico e sentimentale.

Questo nuovo modo di fare storia accorgerebbe di parecchio i tempi di apprendimento,dando ad ognuno la possibilità di elaborare i documenti e di riadattarli dal loro punto di vista, in particolare alle nuove leve, avvalendosi della loro bravura tecnico – informatica e del muovo modo di apprendere e comunicare a vasto raggio le cose. Come dire che oggi quasi tutti possono fare gli storici del passato – presente e volgere gli occhi verso il futuro. 

Testimonianze significative su quei fatti tragici inerenti al brigantaggio in S.Marco sono contenute nei rapporti scritti e firmati dagli ufficiali. Gli stessi sono stati consultati ed estrapolati dall’archivio del Corpo di Stato Maggiore, Filza XIII^, passatici in copia da un ufficiale rignanese che ha vissuto ed operato sino a qualche giorno fa proprio in quella Brigata Sicilia, oggi 62° Reggimento di Fanteria Motorizzata (Catania) a cui va il merito di aver combattuto e sconfitto il triste fenomeno in Puglia e in altre lande del Mezzogiorno. 

Del latore, presto in servizio dalla nostre parti , vi parleremo meglio tra qualche giorno in un articolo ad hoc. A quanto appreso, le terre della Basilicata, del Beneventano, della Capitanata, dell’Avellinese, della Puglia e del salernitano furono il teatro delle prime gesta dei militi della Brigata Sicilia. Ed ora eccovi di seguito i documenti in menzione:

“La 2^ e 3^ compagnia del 62° comandate dal Capitano Griggia, erano giunta, verso gli ultimi giorni di maggio, nella borgata di S:Marco in Lamis, quando al 1° di giugno ricevettero l’ordine di muovere verso S.Angelo, per concorrere assieme ad altre truppe ad una grande battuta contro le bande che infestavano la regione. Partirono la mattina del 2, lascindo in paese un drappello di 24 uomini, in gran parte convalescenti ed ammalati, , al comando del Sergente Farisoglio. Verso le cinque pomeridiane la banda del Sambro, avvertita dai manutengoli della partenza del distaccamento, forte di oltre 200 armati, si precipita sullo sfortunato paese.

I bravi soldati, riuniti prontamente dal sergente, si difesero strenuamente per le anguste strade del paese, per parecchie ore, ma sopraffatti dal numero dei banditi, ai quali si unì ben presto la plebaglia reazionaria, cedendo terreno palmo si rifugiarono nella Caserma ove vennero circondati ed assaliti. . Le torme ribellei, rese ardite dal primo e facile success, assalgono la caserma e tentano di appiccarvi il fuoco, ma vengono respinte da una vigorosa sortita del piccolo drappello che le carica furiosamente alla baionetta. In questa sortita cade colpito da una palla in fronte il soldato Marlengo Giovanni della 2^ che fra i più animosi si era spinto all’assalto.

I ribelli non osano tornare all’assalto e tumultanti si sguinzagliano per le strade dell’abitato abbandonandosi al saccheggio, ma al mattino successivo ingrossati di numero ritentano l’assalto. La caserma è di nuovo accerchiata, e dalle case attigue coperta di proiettili; i prodi difensori resistono ad oltranza ma i briganti riescono ad appiccare il fuoco al fabbricato. Avvolti da dense nubi di fumo, circondati dalle fiamme, senza speranza di soccorso e di salvezza, i prodi soldati, sono costretti ad arrendersi alla feroce canaglia.

Giunta a Foggia la dolorosa notizia, partirono immediatamente due compagnie di bersaglieri che giunsero nelle vicinanza di S.Marco alle 10 antimeridiane del 3, quando cioè le bande si erano asserragliate e rafforzate in paese. Ricacciate le prime guardie i bersaglieri attaccarono risolutamente il paese ma, incontrata una tenacissima resistenza agli sbocchi dell’abitato, dovettero desistere dall’impresa. Questa resistenza aumentò l’ardire e l’audacia degli insorti che, padroni della città, si dettero a sfrenata gazzarra e obbligarono gli abitanti ad illuminare in segno di vittoria le finestre delle case.

Accorreva prontamente, sul far della sera da Monte Sant’Angelo, il Maggiore Facino del 4° granatieri comandante delle truppe della regione , alla testa della 2^ e 3^ compagnia del 62°. La colonna con un plotone in avanguardia, comandata dal sottotenente Bocconi, arrivava verso le 9 pom. a poca distanza dell’abitato e veniva accolta a fucilate . Incuranti del pericolo, i soldati del 62° si lanciano all’assalto, il grosso della colonna serra di corsa sull’avanguardia e, inseguendo a baionette spianate i malviventi, si precipita sulle strade del paese illuminate a festa dal partito reazionario. I briganti atterriti, sgominati, inseguiti, si disperdono gettando le armi, molti restano uccisi o prigionieri. S.Marco in Lamis era riconquitstato ed i compagni d’arme liberati.

Le due compagnie del 62° venivano per questo fatto d’armi decorate della menzione onorevole (medaglia di bronzo) al valor militare” Per l’occasione furono conferite medaglie d’argento a: Sottotenente Bocconi Raimondo; al sergente Ramassotto Giacomo; ai Soldati Villa Francesco, Carcano Giovanni e Marlengo Giovanni (morto).

Nel 3 mattina ricevetti dispacci che annunciavano che una massa di sbandati e briganti in numero di 500 avevano invaso S.Marco – Tutta prima credevo il numero esagerato ma, fatto nella notte riconoscere i dintorni, lasciai S.Angelo con le due compagnie del 62°, scemate di numero per il distaccamento lasciato a S.Marco, partivo con 120 uomini. Arrivato alle 3 pomeridiane in S.Giovanni scontrava una turba di fuggenti del paese dai quali venivo a conoscere che i bersaglieri non erano potuti penetrare in paese e si erano ritirati in Foggia.

Arrivata a 300 passi dal paese l’avanguardia, comandata dal Sottotenente Bocconi, scontrava le scolte a cavallo dei briganti le quali al nostro chi va la, non rispondevano, ma sparavano dandosi a precipitosa fuga. I primi colpi furono il segnale di un precipitoso parapiglia indescrivibile ed allarme generale, urla, grida, suon di campane a stormo misto allo schioppettio delle fucilate e allo cslpitar dei cavalli, tale frastuono dileguavasi mano in mano che la colonna avanzavasi al passo di carica serrata al grido di Savoia . – Compatto mi sono diretto alla Caserma, che sapevo luogo atto alla difesa e dove certamente avrei rinvenuto il distaccamento. La caserma era asserragliata esternamente e vi volle buon tempo…di giubilo.

Infine, caduta la porta, i prigionieri si gettarono nelle nostre braccia svenuti, barcollando per la patita fame e per l’ansia del peric olo sofferto nel tipomore di essere massacrati. Il sottoscritto conclude colla preghiera che vengano presi la speciale considerazione come meritevoli della medaglia d’argento: Sottotenente Bocconi Raimondo – per l’intelligenza e sangue freddo nel disporre il plotone ed animare i soldati di avanguardia ad inseguire i briganti, come a sostenerne il fuoco; Sergente Ramassotto – Soldati Villa – Carcano – i primi a penetrare fra l’oscurità in paese senza esitazione e col massimo sangue freddo. Il Maggiore Facino.

Invitato da V.S. Ill.ma a redigere un rapporto nel quale comparissero i nomi di coloro che più si distinsero all’entrata del paese, nella notte del 4 corrente, io nulla trascurai ed ora con tutta coscienza posso esporle i nomi dei soldati Villa, Carcano, del Sergente Ramassotto, della guardia di P.S. De Santi che furon messi in posto d’avviso all’avanguardia e che giunti pei primi all’entrata del paese col massimo sangue freddo, risposero alle fucilate degli assassini.

Mi permetto peraltro di fare un elogio speciale al plotone di avanguardia che raggiunta subito la punta, appena sentita la voce del bravo Luogotenente Sig. Arici sprezzando ogni pericolo si lanciarono con tutto l’impeto nel paese gareggiando di coraggio e valore. Se le parole non sono sufficienti ad esprimere il merito di quegli ardimentosi sono certo che V.S. Saprà apprezzare la verità. Il Sottotenente Bocconi:

Telegrammi cifrati sul tema

Al Comandante divisione territoriale di Bari, Foggia 8 giugno 61.

Le due compagnie bersagliere attaccarono i briganti di S.Marco rivoltato -Divisione ritiratasi dopo tre ore di fuoco – Ritirata giustificata finite cartucce – Maggiore Facino con forze da Monte S.Angelo marcia sopra S.Marco.

Al Comando VI° Dip.to Militare – Napoli, 5 giugno 61

Maggiore Facino preso di assalto il paese di S.Marco – Cinque fucilate presi colle armi alla mano altri fuggiti – Rapporterò pel corriere il resto – Misure energiche adottate. Materazzo.

A S.E. Comad.te VI° Dip.to- Napoli, Foggia 1 giugno 61

Maggiore Facino Comandante la Colonna mobile in questa provincia ha rapportato che alle 9 di sera è entrato in S.Marco