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di Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, lunedì 15 febbraio 2016 - La comunità rignanese saluta con un pizzico di rimpianto il “rientro a casa” di San Pio. E questo non a torto. Infatti, molti si aspettavano il passaggio delle sue spoglie in occasione del tragitto di ritorno dal Giubileo della Misericordia . Una “fermata” attesa alla pari delle altre comunità che hanno avuto la fortuna di ospitarlo in vita in modo diretto o indiretto, come nel caso della vicina San Marco in Lamis che ha fornito al frate delle stimmate i suoi primi confessori. 

  E questo nonostante il rapporto stretto intercorso negli anni 1916 - 1919 con il canonico don Pietro Ricci, testimoniato da 33 lettere, di cui le prime 31 pubblicate nel IV volume dell’Epistolario ed insieme nel libro di chi scrive e del figlio Angelo “Padre Pio e Rignano nelle lettere di don Pietro Ricci…”, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina srl, 1 e. 2009 e 2 e. 2010. La prima visita di San Pio in paese, con ogni probabilità, maturò il 10 maggio 1917. secondo quanto affermato nella missiva dell’11 maggio del medesimo anno. Ecco il racconto che ne fa Katia Ricci, critica d’arte e saggista, cittadina adottiva foggiana ed erede del predetto Don Pietro ne “Una giornata speciale”, contenuta nel volume in parola << Giuseppì, ‘Nduniè, Francescù, spicciatv”- La voce severa di donna Lucietta rincorreva le cameriere e Francescuzzo, arrivato dalla Foresta con i capretti da arrostire, nelle stanze della casa di Rignano, dove tutti attendevano con trepidazione l’arrivo di quel Padre cappuccino, la cui fama i santo si era da tempo diffusa in tutti i paesi e le campagne.

La camera di Monsignore, come era chiamata, era pronta con le lenzuola profumate di lavanda, le braci ardenti nel grande braciere d’ottone, nella cappella adiacente i fiori erano freschi e le candele accese. Le cure spirituali della famiglia erano affidate a Don Pietro Ricci, lo zio prete del padrone di casa, che portava lo stesso nome e anche lo stesso appellativo, don, che al Sud indicava tanto l’appartenenza al clero, quanto quella ad una famiglia illustre. Ma soprattutto lei, Lucietta, era devota e aveva una particolare venerazione per Padre Pio, la cui fotografia, infilata nella vetrina della libreria, raccoglieva il suo bacio ogni volta che passava davanti...”Donna Luciè” – la riscosse la voce di Giuseppina, avvisandola che Frusina e Rosina stavano riportando dal forno il pane che avevano rimpastato all’alba. Il profumo ineguagliabile di buono si sparsa per tutta lacasa, anticipando la vista di quelle enorme pagnotte color nocciola scuro, che presentavano alla sua approvazione, nella cui spessa crosta era incisa la croce, il segnacolo per il fornaio.

Le polpettine di riso erano quasi pronte; le aveva volute arrotolare personalmente, insieme a Giuseppina, perché dovevano essere della stessa precisa misura dei bignè, che con le palline di carne avrebbero completato e arricchito il brodo di cappone, il sontuoso primo delle grandi occasioni. La piccola Teresina cercava di aiutare la mamma, ma soprattutto le piaceva ascoltare i racconti di Giuseppina, che, anche se analfabeta, aveva il dono della narrazione. Lo faceva immaginare, come fossero vivi, presenti, i personaggi delle sue storie strampalate. Ora facevano a gara negli scioglilingua: “La porta è aperta”. “Piuttosto, Teresina mia, la sai la canzoncina a Maria, che fai sentire al Padre”. “Si mamma. La corona della Madonna e tutta piena di fiori. La interrompe un frastuono, le voci dei bambini fuori si fanno più alte, mentre entra di corsa, affannato, Pasqualino, annunciando l’arrivo degli ospiti: “Mammà, mammà, stanno venendo” >>. Da non dimenticare che al Santo delle stimmate, oltre alla dedica di una importante strada cittadina , da alcuni anni il popolo devoto invoca la realizzazione in suo onore di una grande statua, forse la più alta del mondo, da installare sull’arioso Belvedere dove si domina ad ampio raggio l’intero Tavoliere di Puglia.