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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, domenica 10 luglio 2016 -  Da questa mattina, la miracolata di San Pio non c’è più. Aveva 86 anni compiuti, trascorsi sino a qualche anno fa in perfetta salute. Il riferimento è a Vincenza Vincitorio, nativa di Rignano G. e deceduta in quel di Torremaggiore presso l’Istituto “Hospice”. Se n’è tornata al Padre con le lacrime agli occhi, felice di incontrare lassù, il Santo che in gioventù l’aveva salvata da morte certa per via di un male oscuro. Allora il caso fece scalpore e fu pubblicato persino su una nota rivista a tiratura nazionale.

 La storia ha la sua genesi, maturazione e conclusione nel lontano 1979. Si tratta di uno scambio di vite, tra zia e nipote. La più anziana, su sua insistente preghiera rivolta al Frate Santo, all’improvviso muore nel novembre del medesimo anno, l’altra sofferente come accennato di tumore, alla fine si salva e vive sino a poche ore fa. Ecco, comunque, come si sono svolti i fatti. La protagonista, allora 50enne, colpita da una improvvisa ed inarrestabile emorragia all’apparato urinario, viene ricoverata presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Casa Sollievo della Sofferenza. È il 23 dicembre 1978. Trascorre nel nosocomio una ventina di giorni, tra accertamenti e terapie mediche, senza ottenere il pur minimo miglioramento.. Per cui viene sottoposta ad esame istologico.

La diagnosi è quella che si temeva sin dal primo momento: carcinoma. Ne viene consigliato l’immediato trasferimento in un centro adeguato. Così che la Vincitorio   il 24 gennaio si trova degente presso gli Ospedali Civili di Brescia. Qui le vengono ripetuti ad uno ad uno tutti gli esami. Intanto, l’ammalata peggiora di giorno in giorno fino alla disperazione. Soffre non tanto per i dolori fisici, quanto in conseguenza di una serie di preoccupazioni di carattere psichico. Il suo chiodo fisso è la famiglia. Pensa al marito disoccupato, ai suoi sette figli, di cui alcuni in età infantile, lasciati in paese alle cure della figlia undicenne e sotto controllo di una zia, di cui si dirà.

Tale è il suo stato d’animo, al momento dell’evento miracoloso. Il 17 febbraio, la donna dovrà essere sottoposta ad un complicato esame, diretti a stabilire scientificamente l’entità della proliferazione tumorale. La notte precedente non riesce a chiudere occhio, si gir e si rigira nel suo letto, afflitta da mille pensieri. Ad un tratto nota di fronte a sé un vegliardo cappuccino. “Guarirai” – gli dice. Lì per lì la donna, intontita dalla malattia, non fa caso a quello che ha sentito. Si alza e va al bagno. Al rientro nel corridoio, incontra due uomini vestiti da metalmeccanici che le indicano una croce. La signora Vincenza si dirige sempre frastornata verso l’oggetto e nota che al posto del Cristo c’era un frate barbuto. “Ho alleviato la tua croce – si sente dire dal cappuccino – da domani potrai ritornare dai tuoi figli e da tuo marito”.

La donna, impaurita come non mai, fa ritorno subito a letto e si addormenta sul colpo. L’indomani viene visitata dai medici, che non possono fare altro che assicurare la sua improvvisa e inspiegabile guarigione. Il cancro era sparito nel nulla. “Solo a Rignano – ci dice Vincenzina, qualche tempo fa, ho capito che sono stata miracolata da padre Pio, che da allora mi protegge, come mi protegge dal cielo la zia Giuseppina”. Ora è lassù assieme al Frate delle Stigmate e alla zia, appunto, che aveva immolata la propria vita al posto di quella della nipote. La presente testata si unisce al cordoglio generale che ha colpito la famiglia e la cittadina.

 

N.B. Il presente racconto è contenuto nel v. “Padre Pio e Rignano” di Angelo ed Antonio Del Vecchio, 2 e. , Edizione Padre Pio da Pietrelcina, 2010.