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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, martedì 27 giugno 2017 -  L’altro ieri  è venuto a mancare, a Casa Sollievo della Sofferenza in San Giovanni Rotondo, Nannino  (Giovanni) Pellegrino, alias Palumme. L’uomo, classe 1934, era un volto assai noto e beneamato a Rignano. Lo era per via della sua straordinaria carica umana e simpatia, ma anche per le sue doti imprenditoriali. Ieri si sono svolti i funerali in pompa magna presso la Chiesa Matrice “Maria SS: Assunta”, stracolma di pubblico, come non mai. Dopo di che la salma è stata tumulata presso la tomba di famiglia.

 Ecco i passi salienti della sua vita, procedendo a ritroso, al fine di non disperdere alcun ricordo importante sul suo modo di essere e di fare. A suo tempo aveva un’avviata falegnameria, dove si lavorava un po’ tutto, compresi mobili d’autore ed infissi. Successivamente questi ultimi furono fabbricati anche in metallo, che esportava ovunque. La stessa, per alcuni anni gestita assieme al fratello Michele, funzionava anche come un’attiva scuola di formazione professionale, puntando più sull’apprendimento pratico che sulla teoria. Infatti, aveva uno stuolo di giovani apprendisti, vogliosi di imparare presto un mestiere piacevole che poteva l’indomani la possibilità di guadagnare bene e di sostenere una famiglia. Prima di questo, al fine di procurarsi il finanziamento necessari per l’intrapresa.

I due fratelli furono costretti ad emigrare in Germania, come d’altro faceva tutti, compresi quelli che aveva una considerevole proprietà terriera. Il riferimento è ai cosiddetti poderisti, alias assegnatari di poderi ex-Ente Riforma. In terra straniera fecero diversi mestieri. Per cui nel giro di qualche anno misero da parte un buon gruzzolo, sufficiente per fare rientro e costruirsi una bottega tutta per loro. Nel frattempo, entrambi, sull’esempio della mamma Rachelina Palumbo, una delle più attive ‘pasionarie’ del vecchio PCI, frequentarono anch’essi la formazione di Togliatti e poi di Berlinguer, rivestendo cariche partitiche, sindacali  e pubbliche. Da qui la loro notorietà in paese ed anche fuori. Ci fu un tempo durante il quale non si muoveva foglia senza che loro non sapessero ed intervenissero a dire la loro.

Dopo la morte del fratello, l’attività pubblica di Nannino non cessò, ma continuò a ritmo più ridotto. Anzi, una volta ideò persino di mettere su una banca artigiana, sospinto dal genero  Pietro, emerito sindaco della cittadina e insigne ragioniere – commercialista. Ma non se ne fece nulla, non essendoci volontà sufficiente da  parte degli altri artigiani. Comunque sia, ad azzerare la sua ambizione contribuì soprattutto la malattia. Nel 1991, un aneurisma lo costrinse a subire una delicata un’operazione al cervello che ben riuscì, non si sa se per la bravura del grande neurochirurgo di levatura mondiale, Vincenzo D’Angelo o per l’intercessione di Padre Pio.

Si credé a questa seconda ipotesi. Tant’è che s’interessò del suo caso addirittura la stampa specializzata nazionale. Campò sano e vegeto per diversi anni come se nulla fosse accaduto. E questo fino a dieci anni fa, allorché una malattia polmonare dopo i primi successi peggiorò, costringendolo, negli ultimi tempi.  a vivere in casa con l’aiuto delle macchine. Ciononostante lui non si arrese mai. Quando l’andavamo a trovare (e lo facevamo spesso per via del rispetto e  della simpatia che gli veniva fuori da ogni poro) ti accoglieva puntualmente col sorriso ed anziché lamentarsi era lui a scherzare su questo o quell’avvenimento della giornata. Non resta che porgere alla famiglia tutta le più avvertite condoglianze,  per la grave ed incolmabile perdita. La  direzione e redazione di questa testata giornalistica.