Confesercenti Foggia

Foggia, venerdì 18 agosto 2017 - Lotta alla mafia in Capitanata: la Confesercenti Foggia auspica tempi brevi per l'attuazione delle iniziative di contrasto alla criminalità annunciate di recente dal ministro degli Interni, Marco Minniti. Per il presidente Alfonso Ferrara è «l'unica risposta per contrastare la ferocia mafiosa che ha colpito, ancora una volta, la nostra provincia».

 

L'annuncio della istituzione del Reparto Prevenzione Crimine a San Severo e il potenziamento della intelligence nei corpi speciali della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e dell'Arma dei Carabinieri della Capitanata dimostra una presa di coscienza degli apparati centrale dello Stato che contribuirà sicuramente ad una inversione di rotta. A parere del presidente Ferrara a questa risposta forte dello Stato va affiancato il «nostro impegno delle Associazioni di Categorie e di rappresentanza sociale ed un incisivo impegno delle Istituzioni e degli Enti Locali capace di incidere coraggiosamente nel futuro delle imprese e dei cittadini. Deve essere chiaro a tutte le forze sociali che la criminalità non guarda in faccia a nessuno e colpisce tutto il territorio».

«Stiamo parlando di un problema ben più grande dell'impunità e dell'insufficiente presidio di tutti gli organi di tutela della legalità – prosegue il presidente provinciale di Confesercenti -. Dobbiamo riconoscere e prendere coscienza tutti che esiste un problema sociale e i principali e più numerosi attori siamo noi cittadini rappresentanti della società civile. I personaggi rappresentativi della criminalità del nostro territorio sono ben noti a tutti, sono limitati rispetto ai tanti cittadini normali eppure determinano le sorti e la negativa immagine della nostra provincia.

Sono forti loro o siamo troppo deboli noi tutti? Non dobbiamo lasciargli nessuno spazio di vita a questi personaggi più simili alle bestie che agli uomini. La storia ci insegna come in altre realtà civili le reazioni di tutta la società civile abbiano modificato uno stato ancor più grave del nostro. Bisogna impedire loro di far parte del nostro tessuto sociale e quando indossano abiti civili scongiurare che diventino amici di imprenditori, di politici e di cittadini ingenui che a volte si trasformano in loro tifosi. Questi fastidiosi soggetti vanno prima isolati sul serio e da tutti e poi attaccati... Ma dopo averli resi più deboli. Non esiste esercito che possa distruggere una cultura malata».