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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, giovedì 26 ottobre 2017 -  L’altra sera siamo ritornati un po’ tutti bambini, a Rignano Garganico. E questo grazie, alla sagra delle caldarroste, ossia le castagne arrostite, la prima della serie nell’ambito della storia paesana. A promuoverla è stata la Parrocchia “Maria SS. Assunta”, diretta dal giovane Don Santino Di Biase, amante delle novità e del folklore . In ciò coadiuvato dalle associazioni para-parrocchiali. In primis, gli Amici di San Rocco, guidati da Luigi Bergantino e poi man mano tutte le altre, Azione Cattolica compresa.

 

La partecipata manifestazione si è svolta gioiosa e festosa all’interno dell’ampio oratorio di Via Portagrande, stracolmo di pubblico sino a fuoruscire all’esterno, dato che la pioggia era cessata e la temperatura si manteneva mite. Non a caso l’apposito forno a gas era stato allestito all’ingresso, sapientemente azionato dagli addetti ai lavori, che oltre a girare e rigirare nella padella forata il gustoso frutto, tenevano lontano dal locale il fumo acre e nel contempo odoroso. Ad operare c’erano i soliti Vito Di Carlo, Pasquale Bergantino e l’altro Bergantino, sempre pronti a dare anima e corpo per la buona riuscita di quasi tutte le iniziative, promosse dall’Ente ecclesiastico. Di volta in volta le castagne arrostite a dovere erano servite in appositi cartocci di carta da forno.

Involucri, questi ultimi che li mantengono costantemente calde e appetitose. Un tempo il servizio cottura venivano effettuato direttamente sulla brace sul piano dei camini o sui bracieri, ricorrendo spesso alla cenere calda. Oggi, invece ci si avvale esclusivamente della padella forata, posta sul fuoco e gas e qualche volta nei girarrosti elettrici. La prima operazione che bisogna fare, prima di metterle in padella, è quella della cosiddetta ‘castrazione’, ossia dell’incisione di un piccolo taglio sulla parte piatta della castagna. Se non si fa tale procedimento, il frutto può scoppiare da un momento all’altro e fare danno. Si ricorda una volta che un bambino, essendo solo in casa ed avendo un assoluto desiderio di assaporare l’anzidetto frutto, mise una manciata di castagne sulla brace e cominciò a rivoltarle ad una ad una.

All’improvviso una e forse più di una scoppiarono ed andare a finire sul letto e non lo bruciarono del tutto grazie al provvido arrivo della mamma. Nei tempi andati la castagna era un alimento molto diffuso in paese, per via della presenza innumerevole delle piante che, come i noci, avevano un’età secolare. Ora non più gli alberi di castagno sono pochissimi, a causa dell’abbandono totale della montagna, l’assenza di potatura e l’invasione degli allevamenti allo stato brado. Da qui l’indizione della sagra in parola, con la speranza che gli alberi tipici di una volta, come gli stessi castagni, i fichi, le pere, e tante altre specie ancora, tornano a rifiorire e a produrre. Va precisato, infine, che ad aprire la consumazione ci hanno pensato lo stesso parroco Di Biase e Luigi Di Fiore, il giovane e nuovo sindaco della cittadina, accompagnato dallo staff della maggioranza amministrativa.