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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, giovedì 28 febbraio - Sulle tracce dell’esistenza ed origine del paese nei tempi anteriori all’anno mille, si torna di nuovo a discutere, a Rignano Garganico. Ecco in sintesi i risultati a cui si è pervenuti, compresi i dubbi, già ripresi in una recente pubblicazione. Dell’età pre-romana e delle grandi immigrazioni-migrazioni nulla sappiamo, né è emerso nella nostra zona qualche riferimento archeologico.

 C’è abbastanza buio anche per quanto concerne l’età romana, pure se lo studio aero - fotogrammetrico ha dato risultati positivi, per quanto riguarda l’assetto viario in pianura , con l’individuazione di alcune masserie e la suddivisione degli appezzamenti di terreno (Villanova - Ciccallento).  In questa epoca sicuramente sul nostro cocuzzolo  ci doveva essere qualcosa, se è vero che il toponimo Rignano deriva dal composto latino Ara Iani (Altare di Giano). Molti autori e storici danno per scontata la veridicità di tale supposizione, confutata in questi ultimi tempi dalla scoperta, nel corso di lavori di scavo a coltura, di tombe romane nelle contrade di Pescorosso – Piccirilli.

È di tempi più vicini a noi il ritrovamento di un cippo funerario (cm. 110 x 60) nella masseria “D’Angelo” in località Villanova. Eccone testo e traduzione:  << ALIS…(mancano 10 cm. di pietra)…(P)ATER (E)T ISI / AS MATER (cuoricino=Hedera Distinguens) FILIO FECE / RUNT BENEMERENTI QUI / VIX (IT) AN (NIS)  VIIII ME(NSIBUS) XI D (IEBUS) =  Il padre…Alis e la madre Isias fecero al figlio benemerente che visse 9 anni, 11 mesi e 8 giorni>>. La piccola foglia di Hedera Distinguens incisa a margine del terzo rigo è un simbolo usato dagli scultori  in epoca imperiale, da Nerone (68 d.C.) in poi, per separare le parole.

Da qui la supposizione che il cippo risalirebbe al I-II secolo dopo Cristo. C’è di più. Testo e traduzione sono stati saggiati via Web dai seguenti studiosi e docenti universitari : Kayoko Tabata (Giappone); Horst  Enzemberger (Germania); Sophie Jacquet (Francia), Valeria Tomba e Michela Contessa (Puglia); Manuela Merlo (Roma); Andrea ed Elvira (Cagliari). Attorno, dunque, a questo tempio di Giano  sorto lassù in collina si sarebbero rifugiati gli scampati della distrutta Arpi e avrebbero dato vita all’abitato di Rignano.