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Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, lunedì 4 marzo 2019 - Straziami, ma di poesie saziami! Anche il terzo volume di poesie dialettali dei Poeti del Gargano, ispirato ai Santi Patroni dei rispettivi paesi, alla pari dei precedenti,  oltre ad avere contenuti originali si preannuncia sul piano formale piuttosto ricco di humus poetico e sentimento. La prima prova – verifica vedrà lo svolgimento,  sabato 23 marzo del corrente anno, alle ore 10, 30, presso l’Aula magna dell’ITISLuigi Di Maggio” in San Giovanni Rotondo, con la presentazione dell’opera  e la declamazione dei componimenti ad una variegata platea, fatta di poeti e famigliari, di alunni e docenti, nonché di patiti della materia e di curiosi in genere.

 Tanto, a significare che il dialetto non è più una lingua minore e disprezzata, come lo fu per lungo tempo  in passato, ma un veicolo comunicativo e formativo vivo e capace di trasmettere conoscenze valide ed interessanti alle nuove generazioni. Si comincerà con i saluti istituzionali delle autorità e del dirigente scolastico Rocco D’Avolio. Dopo di che introdurrà il tema Franco Ferrara, curatore del libro ed organizzatore. Quindi, si alterneranno al podio, in veste di relatrici, Rosa Di Maggio, scrittrice e critica letteraria e Gilda Virzo, docente interna. Altresì, interverranno i collaboratori di sempre, come i giornalisti Geppe Inserra  e Antonio Del Vecchio, nonché  l’animatore e scrittore, Angelo Capozzi dell’Università foggiana del Crocese.   A seguire, si darà voce agli autori, per gli interventi esplicativi e per la recitazione delle loro composizioni.

Il tutto, sarà alternato dalle performance canoro - musicali de I Cantori di Civitate e dei balli di “Aria nova”, con l’esibizione  in via straordinaria della giovanissima  Grazia Ferrara. A quanto appreso, lasciata  la città di Padre Pio, la medesima manifestazione si ripeterà in forma ed interventi diversi nei restanti centri del Promontorio. Oltre al  Ferrara, i poeti – autori che hanno partecipato con le loro opere alla stesura del volume in questione sono: Rocco Martella (Ischitella); Maria Teresa De Nittis (Isole Tremiti); Antonio Roberto (Manfredonia); Caterina La Torre (Monte Sant’Angelo); Onofrio Grifa e Michele Totta (San Giovanni Rotondo); Anna Piano, Mario Stilla e Michelarcangelo Campanozzi (San Marco in Lamis); Carmela Giagnorio (San Nicandro Garganico); Maria Rosaria Vera (Vico del Gargano); Isabella Cappabianca, Angela Ascoli, Anna Maria Strizzi e Nicola Principale (Vieste). Perché i Santi Patroni? Quella di avere in casa o comunità, città o categoria professionale  un Santo o un nume titolare da pregare e venerare  ha origini antiche. Già ai tempi dei Romani, ogni famiglia ne aveva uno o più di uno, di solito coincidenti con gli dei o uno di essi, col quale ci si sentiva assai legati per tradizione o per episodi particolari di vita patiti di recente o passato dal pater familiae  o da qualche illustre componente  od avo.

Coll’avvento del Cristianesimo, tale usanza fu acquisita pari pari o modificata, come per il resto gran parte delle usanze pagane, dalle esigenze e credo della nuova religione. Cosicché  sono nati i Santi Patroni, che sono appunto alcuni santi, verso i quali nutriamo particolari sentimenti di gratitudine o li avvertiamo più vicini a noi per motivi di storia o di eventi portentosi. Da qualche anno gli autori si sono dati anima e corpo a questo tipo di ricerca, sospinti anche dalla riscoperta di usanze e tradizioni ad essi collegati. Così abbiamo: il San Michele, il San Giovanni, il San Marco, il San Rocco e più ancora i patroni o compatroni coincidenti con la Vergine: l’Assunta, l’Addolorata, la Madonna del Soccorso, Santa Maria della Libera, ecc. La traduzione in poesia di ciascuno di questi eventi, per lo più in vernacolo, affascina e accomuna, facendo sentire una cosa sola l’intero Promontorio e gli autori stessi delle presenti ‘rime nove’ . Gli stessi, con il loro contributo tendono a riportare il lettore in un mondo antico che si rinnova, spingendo le nuove generazioni ad approfondire la conoscenza del loro passato recente e remoto, con il recupero  di quel l’amor loci , che man mano sta scomparendo, inghiottito com’è dalla società dell’immagine, dalla super velocità della comunicazione, ma soprattutto dalla ‘forzata’ globalizzazione.