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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico mercoledì 10 luglio 2019 - Arturo Palma di Cesnola (nato a Firenze il 14 marzo 1928) è tra i protagonisti degli studi di Preistoria all’Università di Siena, dove è stato docente dal 1966 e uno dei fondatori del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Formatosi nella scuola fiorentina, in cui spiccava la figura di Aldobrandino Mochi, rappresentante del clima culturale post-positivista degli anni ’20, fu tra i primi, negli anni’60, insieme ai colleghi di Ferrara e Firenze, ad adottare in Italia la Tipologia analitica di Georges Laplace.

Il suo primario filone di ricerca riguarda le culture del Paleolitico, soprattutto italiano, alle quali ha dedicato articoli e monografie nelle quali ha costruito uno schema crono-culturale che ancora oggi viene considerato condivisibile. Alla sua attività sul campo si devono le ricerche in alcuni siti paleolitici, con valenza non solo nazionale: Grotta Paglicci e Grotta del Cavallo in Puglia, le grotte di Marina di Camerota in Campania sono solo gli esempi più eclatanti di evidenze che sono oggi prese come riferimento. Tra i suoi libri più significativi, vanno ricordati i cataloghi per il grosso pubblico, ieri a supporto della mostra iconografica, ed oggi del Museo, quali: Paglicci Rignano Garganico, Regione Puglia, 1e., 2e. e 3e., 1988,1992, 2003; e Paglicci e il Paleolitico del Gargano, C.Grenzi Editore, 2003.

Nasce a Firenze, il 14 marzo 1928, da Alerino e da Lucia De Nicastri, entrambi appartenenti a famiglie nobili, l’una originaria di Rivarolo Canavese (Piemonte), l’altra di Lucera (Puglia). Laureato in Lettere e Filosofia, si forma alla scuola fiorentina di Preistoria, diretta da Aldobrandino Mochi, ex-positivista degli anni’20. Nel 1957 sposa Marina Imperiale di Sant’Angelo dei Lombardi, quasi sua coetanea, dalla quale avrà tre figli, nell’ordine: Flaminia, Alessandra ed Alerino. Docente sin dal 1966 presso l’Università di Siena, è qui cofondatore del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, da subito riferimento nazionale. Negli anni ’60 è tra i primi, coi colleghi di Ferrara e Firenze, ad adottare in Italia la tipologia analitica di Georges Laplace. S’interessa delle culture del Paleolitico, alle quali dedica, oltre ad una serie di articoli scientifici, circa 150 monografie. Costruisce uno schema crono-culturale che ancora oggi viene considerato condivisibile. Nel 1961, attraverso lo studio di due denti decidui, ritrovati nella Grotta del Cavallo (Salento) scopre che sono dell’Homo sapiens sapiens, qui coesistente assieme agli ultimi di Neanderthal (civiltà Uluzziana). Dopo le grotte di Marina di Camerota (Campania) sarà costantemente attivo a Grotta Paglicci (Gargano). Assai vicino all’idea e alla prassi del geologo-antropologo francese François Bordes (1919-1981), ne segue le orme, affinando la sua specializzazione nelle industrie litiche. Lo fa perseguendo a ritroso il filone Aurignaziano, gravetto- epigravettiano, sedimentato a Paglicci nella sua interezza. Con Bordes, condivide anche la passione per la letteratura: il primo privilegia, però, la fantascienza, l’altro la poesia e la narrativa tout court.  Tra i suoi libri destinati al grosso pubblico vanno ricordati, Paglicci Rignano Garganico, 1e, 2e, 3e., Regione Puglia, 1988, 1992, 2002; Paglicci e il Paleolitico del Gargano, C. Grenzi editore, 2003. 

Il professore Arturo Palma di Cesnola, archeologo del Paleolitico di fama internazionale dell’Università di Siena, cittadino onorario di Rignano Garganico, per aver diretto dal 1971 al 2004  gli scavi a Grotta Paglicci  non c’è più. Se ne andato via qualche ora fa in punta di piedi in quel di Firenz. A comunicarci la triste notizia è stata la figlia Alessandra. La stessa non appena si è diffusa è stata accolta dall’intera popolazione con viva costernazione e cordoglio. Qui era molto conosciuto ed apprezzato per via non tanto della scienza, quanto per la sua forte carica di umanità ed empatia. Il sindaco Di Fiore ha dichiarato subito: con lui se ne va il nostro concittadino più illustre, perché con il suo nome e la sua trentennale ricerca a Paglicci dà lustro all’intero paese e al museo che presto sarà inaugurato. Ecco una breve biografia dell’interessato. Arturo Palma di Cesnola  nasce a Firenze  il 14 marzo 1928 da Alerino e da Lucia Nicastri, entrambi appartenenti a famiglie nobili, l’una originaria di Rivaloro Canavese (Piemonte) e l’altra di Lucera Puglia. Laureato in Lettere e Filosofia, si forma alla scuola fiorentina di Preistoria, diretta da Aldobrandino Mochi, ex-positivista degli anni’20. Nel 1957 sposa Marina Imperiale, patrizia genovese dei Sant’Angelo dei Lombardi, quasi sua coetanea, dalla quale avrà tre figli, nell’ordine: Flaminia, Alessandra ed Alerino. Docente sin dal 1966 presso l’Università di Siena, è qui cofondatore del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, da subito riferimento nazionale. Negli anni ’60 è tra i primi, coi colleghi di Ferrara e Firenze, ad adottare in Italia la tipologia analitica di Georges Laplace. S’interessa delle culture del Paleolitico, alle quali dedica, oltre ad una serie di articoli scientifici, circa 150 monografie. Costruisce uno schema crono-culturale che ancora oggi viene considerato condivisibile. Nel 1961, attraverso lo studio di due denti decidui, ritrovati nella Grotta del Cavallo (Salento) scopre che sono dell’Homo sapiens sapiens, qui coesistente assieme agli ultimi di Neanderthal (civiltà Uluzziana). Dopo le grotte di Marina di Camerota (Campania) sarà costantemente attivo a Grotta Paglicci (Gargano). Assai vicino all’idea e alla prassi del geologo-antropologo francese François Bordes (1919-1981), ne segue le orme, affinando la sua specializzazione nelle industrie litiche. Lo fa perseguendo a ritroso il filone Aurignaziano, gravetto- epigravettiano, sedimentato a Paglicci nella sua interezza. Con Bordes, condivide anche la passione per la letteratura: il primo privilegia, però, la fantascienza, l’altro la poesia e la narrativa tout court.  Tra i suoi libri destinati al grosso pubblico vanno ricordati, Paglicci Rignano Garganico, 1e, 2e, 3e., Regione Puglia, 1988, 1992, 2002; Paglicci e il Paleolitico del Gargano, C. Grenzi editore, 2003.  Tra quelli dedicati specificamente, c’è il volumetto Il Tesoro, edito nel 2017 e il Diario di scavo, romanzo ispirato a Paglicci e al Gargano (tra l’altro si parla di una conversione operata da Padre Pio), già impaginato e prossimo ad andare in istampa.

 

 

Arturo Palma di Cesnola

 Nasce a Firenze, il 14 marzo 1928, da Alerino e da Lucia De Nicastri, entrambi appartenenti a famiglie nobili, la prima originaria di Rivarolo Canavese (Piemonte), l’altra di Lucera (Puglia). Laureato in Lettere e Filosofia, si forma alla scuola fiorentina di Preistoria, diretta da  Aldobrandino Mochi, ex-positivista degli anni’20. Nel 1957 sposa Marina Imperiale di Sant’Angelo dei Lombardi, quasi sua coetanea, dalla quale avrà tre figli, nell’ordine: Flaminia, Alessandra ed Alerino. Docente sin dal 1966 presso l’Università di Siena, è qui cofondatore  del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, da subito riferimento nazionale. Negli anni ’60 è tra i primi, coi colleghi di Ferrara e Firenze, ad adottare in Italia la tipologia analitica di Georges Laplace. S’interessa delle culture del Paleolitico, alle quali dedica, oltre ad una serie di articoli scientifici, circa 150 monografie. Costruisce uno schema crono-culturale che ancora oggi viene considerato condivisibile. Nel 1961, attraverso lo studio di due denti decidui, ritrovati nella Grotta del Cavallo (Salento) scopre che sono dell’Homo sapiens sapiens, qui coesistente assieme agli ultimi di Neanderthal (civiltà Uluzziana). Dopo le grotte di Marina di Camerota (Campania) opera costantemente a Grotta Paglicci (Gargano). Assai vicino all’idea e alla prassi del geologo-antropologo francese  Francois Bordes (1919-1981), ne segue le orme, affinando la sua specializzazione nelle industrie litiche. Lo fa perseguendo a ritroso  il filone Aurignaziano, gravetto - epigravettiano, sedimentato a Paglicci nella sua interezza. Con Bordes, condivide anche la passione per la letteratura: il primo privilegia, però, la fantascienza, l’altro la poesia e la narrativa tout court.  Tra i suoi libri destinati al grosso pubblico  vanno ricordati, Paglicci Rignano Garganico, 1e, 2e, 3e., Regione Puglia, 1988, 1992, 2002;  Paglicci e il Paleolitico del Gargano, C.Grenzi editore, 2003. 

 

 

Arturo Palma di  Cesnola (Biografia breve)

Ad Arturo  Palma di Cesnola, si deve la nascita e l’impostazione degli studi di Preistoria a Siena; docente presso l'Ateneo dal 1966, è stato tra i fondatori del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Il suo impianto metodologico ha connotato non solo i suoi studi ma anche la scuola che egli ha creato in pochi anni: l’analisi del rapporto Uomo - ambiente sono posti alla base della ricostruzione storica delle più antiche culture, con una impostazione interdisciplinare che è stata ed è un carattere fondante della ricerca preistorica senese.  Palma di Cesnola, laureato in Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi di Firenze, si è formato alla scuola fiorentina, la quale ha risentito del dibattito, acceso sin dalla metà del '900, al quale parteciparono diversi ricercatori italiani con formazioni differenti (Paolo Graziosi, Carlo Maviglia, Piero Leonardi, Ferrante Rittatore von Willer, Francesco Zorzi, Ezio Tongiorgi, Livio Trevisan, Antonio M. Radmilli, Massimo Pallottino e Giacomo Devoto). In quel periodo, proficuo per la Preistoria italiana e ricco di iniziative, si radicava un'impostazione che risaliva al magistero fiorentino di Aldobrandino Mochi, rappresentante di quel clima culturale post-positivista degli anni ’920 auspicante l'integrazione interdisciplinare nello studio delle società antiche. E proprio il Mochi è sempre stato considerato da Palma di Cesnola un importante punto di riferimento metodologico. Attento all’esigenza di un confronto internazionale, negli anni ’960 fu tra i primi, insieme ai colleghi di Ferrara e Firenze, ad adottare in Italia la Tipologia analitica di Georges Laplace per lo studio dei complessi litici preistorici, facendo, in questo campo, del gruppo senese un solido punto di riferimento nazionale e internazionale. Il suo primario filone di ricerca riguarda le culture del Paleolitico, soprattutto italiano, alle quali ha dedicato articoli e monografie nelle quali ha costruito uno schema crono-culturale che ancora oggi viene considerato condivisibile. Alla sua attività sul campo  si devono le ricerche in alcuni siti paleolitici, con valenza non solo nazionale: Grotta Paglicci e Grotta del Cavallo in Puglia, le grotte di Marina di Camerota in Campania sono solo gli  esempi più eclatanti di evidenze che sono oggi presi come riferimento. La sua specializzazione sulle industrie litiche ha contemplato anche analisi e sintesi su complessi olocenici, ad esempio sul Campignano

Arturo Palma di Cesnola, docente universitario ed archeologo di fama internazionale, per i suoi ritrovamenti paleolitici di Grotta Paglicci (Rignano G.) e di quelli riferiti alla cosiddetta civiltà Uluzziana, scoperti nella grotta del Cavallo (Baia di Uluzzo) in provincia di Lecce. 

 

 

 

 

 

Arturo Palma Di Cesnola: “bel lavoro, il nuovo sito su Grotta Paglicci è veramente interessante!”

Racconto-intervista a cura di Antonio Del Vecchio (altro titolo:Il ritrovato rapporto con Palma di Cesnola  è stato salutato con entusiasmo, a Rignano Garganico

 

RIGNANO GARGANICO. Contatto ristabilito tra Rignano Garganico e il suo cittadino onorario più illustre. Si tratta di Arturo Palma di Cesnola, di cui si erano perse le tracce dopo il suo pensionamento di accademico dell’Università degli Studi di Siena, avvenuto oltre quindici anni fa.Paleontologo di fama, aveva ricoperto in passato la carica di v.presidente dell’Istituto Italiano di Scienze Preistoriche e Protostoriche. Grazie al suo autorevole impegno nel 1996 fu realizzato il Primo Congresso mondiale degli esperti in materia in quel di Forlì. Al centro garganico era legato a doppio filo per via della sua frequentazione trentennale a Grotta Paglicci, ritenuto per via della messa di dati raccolti e degli studi scientifici effettuati, un caposaldo dei Paleolitico Italiano e uno dei siti tra i più importanti del pianeta. Ci siamo sentiti nel tardo pomeriggio di qualche giorno fa al telefono, apparecchio che, per la prima volta dopo oltre dieci anni, ha dato via libera alla nostra serrata conversazione. Immaginate la mia e la sua sorpresa. Ormai sia qui, sia da lui se ne dicevano di cotte e di crude. Si dubitava persino che fosse ancora vivo. Il suo silenzio assoluto, dovuto a ragioni che si diranno, confermava la triste ipotesi. Niente di tutto questo, egli è sano e vegeto, nonostante i suoi 87 anni e per di più studia e scrive ancora. Lo fa al Computer, ma non per collegarsi ad Internet, ma solo per accedere al programma Word. L’informatica per lui è una scienza ostica, essendo ovviamente legato com’è al metodo e agli strumenti di comunicazione tradizionali, ossia la penna e la macchina da scrivere”Olivetti”. Il nuovo modus operandi della tastiera lo trova comodo, perché “a differenza dello scritto manuale – sottolinea – mi permette di correggere, senza lasciare scarabocchi.” Un momento della proclamazione di Arturo Palma Di Cesnola quale “Cittadino onorario di Rignano Garganico” (correva l’anno 1987).  Contento lui, contento io, per la fortuita e fortunata connessione. Ci siamo scambiati i ricordi amicali e quelli sugli avvenimenti, come le comunicazioni annuali sugli scavi, che finivano puntualmente con due pranzi-cena significativi, il primo ad inizio lavori in casa Gravina a San Severo, l’altro a casa mia, al termine dell’attività (e a seconda delle concessioni culinarie di mia moglie Sabina). Oltre a lui, Mezzena, Gambassini e tanti altri archeologi ed allievi; c’erano pure gli amici del posto che potete ammirare nelle foto. Nel Capoluogo del Nord Tavoliere non mancavano mai i vari Cologno, Carafa, Pasquandrea, Vittorio Russi, Franco Ferrante e soprattutto Benito Mundi. Enumerandoli, sottolineavo quelli scomparsi, come Ferrante e Mundi.Dalla sua voce mi accorgevo che, apprendendo la notizia per la prima volta, anche lui provava tangibili segni di sofferenza-commozione. Una delle storiche cene a casa di Sabina e Antonio Del Vecchio a Rignano Garganico.  Pari sentimenti si avvertivano per gli scomparsi amici di Rignano e San Marco in Lamis, a cominciare dal grande letterato Pasquale Soccio che non mancò mai agli appuntamenti rignanesi, per passare poi al non di meno amico e modesto tuttofare, Antonio Aniceto (l’unico di cui ebbe notizia a suo tempo), al compagno di lavoro di quest’ultimo, Tonino Vigilante, a Don Ciccio (Francesco De Majo), a Carlo Battista, già sindaco, a Matteo Vigilante, avvocato. Si dimostrò molto contento nel sapere che Francesco Gisolfi, il primo cittadino che gli conferì la cittadinanza onoraria il 21 dicembre 1987, stava bene. Di quest’ultimo ricordò subito l’arguzia e il “sottile umorismo”. Mi raccomandò subito di salutarlo caldamente. Poi, mi parlò a lungo del suo attuale lavoro: coprire d’inchiostro gli spazi ancor vuoti della sua sapida esperienza scientifica e semmai dedicarsi a pieno tempo al suo interrotto lavoro creativo, cioè al romanzo che vede come protagonisti, il sognatore dei presunti tesori aurei di Grotta Paglicci (Carmine) e l’altro scienziato e cercatore di ben altri tesori riguardanti la storia dell’uno; l’uno agisce con la forza della dinamite, l’altro (Klaus) attraverso la resurrezione dell’umanità sepolta con i suoi strumenti della vita quotidiana, le sepolture e le sue manifestazioni artistiche rappresentate da graffiti e pitture parietali. In questo caso, l’archeologo Klaus è Palma di Cesnola, mentre il folle dinamitardo che sconquassò in lungo e in largo l’antro è Leonardo Esposito, chiamato nel racconto, come accennato, Carmine, marito di Carmela, che rappresenta l’ideale femmineo del Sud assai caro a Palma, forse perché gli ricorda la madre de Nicastri, nobile lucerina. Gia in passato aveva pubblicato nel 1982 per i tipi di Bastogi di Foggia un volume di poesie.

Mi ha parlato poi delle condizioni di salute della sua gentile consorte, quasi sua coetanea (pare cinque mesi in meno), costretta all’immobilità completa degli arti da alcuni anni, prima in carrozzella ed ora a letto. A lei è rimasta sentimentalmente sempre assai legato. Pertanto, è difficile che egli possa allontanarsi per qualche giorno dalla sua abitazione (fortunatamente al primo piano), ubicata nel cuore del centro storico di Firenze. Quindi, dolendosi, ha messo le mani avanti, rifiutando categoricamente di venire a Rignano per presenziare ad un eventuale evento in suo onore che gli amministratori comunali di Vito Di Carlo hanno da tempo ipotizzato in collaborazione con gli Amici di Grotta Paglicci per festeggiare la sua ricomparsa sulla scena della vita e della cultura rignanese. Sul nuovo sito internet su Grotta Paglicci, che gli Amici di Grotta Paglicci e il Circolo Culturale “Giulio Ricci” hanno avviato da tempo ha espresso il suo entusiasmo. Così pure per la realizzazione di un nuovo libro su Paglicci a contenuto esclusivamente divulgativo (realizzato dal sottoscritto e da mio figlio Angelo), con l’inserimento di contenuti prettamente nuovi, come le leggende e i racconti.  Infine, ci siamo salutati con il calore di sempre, fornendogli il mio nuovo numero di telefono senza fili e la promessa di risentirci a distanza più ravvicinata. Intanto, in paese, la notizia del “ritrovamento” del suo cittadino più illustre, non appena si è diffusa, è stata accolta dalla popolazione con vivo entusiasmo.

 

 

Nella foto:  da sx: Angelantonio Draisci, v.sindaco pro tempore ; lo storico, filosofo e poeta Pasquale Soccio;  l’archeologo Arturo Palma Di Cesnola e il primo cittadino dell’epoca,  Francesco Gisolfi.

 

Per il nostro concittadino onorario, Arturo Palma di Cesnola, emerito cattedratico dell’Università di Siena e direttore degli scavi archeologici a Grotta Paglicci,  non sono due mondi contrapposti, ma facce di un’unica medaglia. 

Lo dimostra ancora una volta in questo libro, intitolato “Il Giornale di Scavo” che racchiude il diario di un’intera campagna di ricerca archeologica sul campo, svoltasi  da metà agosto a metà ottobre di tanti anni fa, quando l’autore era ancora giovane e nel pieno delle sue forze fisiche ed intellettive. 

Teatro della vicenda è una contrada archeologica immaginaria, come pure le città che la circondano e  i personaggi. D’allora di acqua sotto i ponti ne passata tanta, gli scavi sono cessati da un bel pezzo, alcuni degli attori sono scomparsi, altri risultano irrintracciabili e  dispersi nelle varie regioni d’Italia, dove continuano a vivere la loro vita normale, lontani dai riflettori di quei tempi e momenti, allorché ogni ritrovamento preistorico veniva salutato con grande fragore e sentimento. In ciò forse perché, sospinti anch’essi dall’entusiasmo dell’età giovane, come lo era il loro capo, appunto l’autore del libro in parola.

Volume, quello in parola, dattiloscritto e custodito gelosamente, in attesa di stamparlo e di darlo in pasto ai lettori quanto prima. Un quanto prima che è perdurato sino ad oggi. Ad impedirlo sono state le alterne vicende della vita e della professione del nostro concittadino, come pure il suo carattere riservato e la sua proverbiale umiltà.