Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, lunedì 18 novembre 2019 -  La casa di Ottavio, a Montelepre,  non solo accoglieva gruppi e coppie vogliose di balli al ‘mattone’, solitamente di sera e a luci spente, o  di effusioni e petting amorosi, ma anche dilettanti di culturismo. tra cui, Lucio e Matteo, entrambi studenti dell’Itis al secondo  anno. Questi ultimi, come d’altronde anche il padrone di casa, impregnati fortemente dalla filosofia del tempo, erano fermamente convinti del fatto che a fare innamorare le donne non erano tanto le dolci parole più o meno sussurrate, quanto la possanza dei  bicipiti o del  pettorale  da mostrare.

 Attributi carenti non solo nei primi due, adolescenti ed ancora  imberbi, ma anche in Ottavio, a quel tempo schiavo del sesso come non mai. Ad incendiare la loro fantasia era poi la moda dell’epoca: l’uso durante l’estate di camicie o magliette con maniche corte, anzi cortissime, da cui fuoruscivano  i muscoli brachiali più o meno sodi.  In ciò ispirati dal modus vivendi dei protagonisti del  film “Poveri, ma belli “ di Dino Risi, giunto al cinema “Piccirella” di Jana, pochi anni dopo il successo strepitoso alla prima di Roma. Al film  si ispiravano pure alcune palestre che propagandavano sui giornali, in primis sul Corriere della Sera, trafiletti con in bella mostra disegni o foto di giovani muscolosi e didascalie, invitando agli esercizi culturistici. Un giorno i tre amici s’incontrarono e stabilirono, seduta stante, di intraprendere anche loro la strada del culturismo “rimediato” ossia fatto in casa, perché non avevano tanti soldi per andare altrove, eppoi erano minorenni e dovevano concordare assolutamente la loro decisione con i genitori, restii alle novità. Così che, guardando i loro scarsi attributi: “Dobbiamo porre rimedio” – si dissero.

Si procurarono per prima un libro d’istruzione al riguardo e poi un bilanciere. Quest’ultimo lo ebbero a buon mercato, ossia con solo cento lire, versate da Matteo al suo possessore in cambio del vecchio ed arrugginito asse posteriore, ultimo residuo di un  autocarro, che aveva trascorso il primo e secondo dopoguerra  a trasportare grano e farina per un antico mulino a corrente. Il manubrio invece fu costruito saldando alle punte di un corto  pezzo di  ferro due barattoli pieni di malta cementata. Furono gli unici attrezzi ad aiutare il trio nelle esercitazioni fatte a giorni alterni  nelle prime ore pomeridiane all’interno del capiente sotto soffitto di casa Ottavio. Quest’ultimo, come si diceva si trovava  in uno stato di consistente dimagrimento, tanto da essere preso di mira dallo scherno e dai lazzi  di sue vecchie conoscenze ed amiche del cuore: Marisella e Celina.

Infatti, queste ultime, coll’intento di prenderlo in giro, ritagliarono una pubblicità sul culturismo riportata su un importante settimanale, raffigurante  un giovane a torso nudo e con bicipiti bene in vista con sotto la didascalia: “Ecco come conquistare le donne!” Lo misero in busta chiusa e, dopo averla affrancata, la spedirono all’indirizzo di Ottavio.  Lo stesso giorno pervenne al giovane, che soffrì tantissimo per questo tipo di immagine, in quanto l’allusione  metteva in crisi indirettamente la sua mascolinità.

Ma non passò un’ora dall’apertura della busta- sorpresa che si presentarono alla casa dell’importunato le due monelle con il risolino sotto i baffi e lo interpellarono: “ciao, che te ne fai?”. Il malcapitato capì subito che le autrici dello scherzo erano proprio loro. Ma non glielo diede ad intendere. Anzi dimostrò tutta la sua indifferenza, impegnandole a preparare e a servire un po’ di caffè.

L’allenamento durò per tutta l’estate, senza colpo ferire fino a quando riposero i loro attrezzi in soffitta per subentrata noia e non se ne parlò più. Lucio e Matteo ebbero una carriera fulminante, ma non per merito della ginnastica, quanto per la loro intelligenza e savoir faire.  Il primo diventerà un docente di Fisica presso una prestigiosa Università, l’altro seguiterà ad essere un tecnico amministrativo assai rinomato presso un importante Ente pubblico.