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Antonio Del Vecchio

Gargano, giovedì 5 ottobre 2023 -  Antonio Monte, originario di San Nicandro Garganico è uno scrittore ‘verista’ dell’ultima ora. Si è fatto conoscere prima con abbozzi di personaggi e fatti del suo mondo ex-pastorale e più recentemente con alcuni veri e propri racconti. Tutto questo, grazie al suo ricco vocabolario acquisito durante gli studi di autodidatta prima e poi di dirigente nel settore privato a Milano. Tra le innumerevoli perle della sua produzione creativa troviamo anche due racconti incentrati sulla transumanza , i luoghi e i personaggi toccati durante il trasferimento dei greggi di pecore e più recentemente di mucche da e per l’Abruzzo.

Nei tempi andati il trasferimento degli animali avveniva attraverso lo storico “Tratturo Magno” Foggia – l’Aquila, di 60 passi e lungo 240 km. In questo anticipa un po’ chi scrive col suo secondo romanzo sul tema, intitolato, appunto, “Rocco e Carmela / Storie d’amore e transumanza” da poco in vetrina. Il volume, come ricorderanno molti fu presentato con la impeccabile regia del locale Circolo Culturale “Giulio Ricci”  il 17 agosto di quest’anno nella rinascimentale Chiesa Matrice dell’Assunta, gentilmente messa a disposizione dal dinamico parroco Don Santino Di Biase,  stracolma di pubblico qualificato come non mai proveniente da ogni dove.

Non a caso, il  primo libro di Monte “La transumanza, mia prima vacanza” data la crudezza e la spontaneità del linguaggio  e l’originalità del tema trattato ha conquistato da subito l’intera  giuria, costringendola ad assegnarli all’unanimità il premio “Transumanza” 2021, messo in palio dagli abruzzesi. Ad accendere la memoria di Monte è bastato il suo giro in bicicletta mountain bike  nei luoghi dove aveva vissuto  l’esperienza della prima transumanza di pastore giovanissimo. Lo ha fatto per riscoprire le antiche usanze, il modo di contrattare i pascoli tra proprietari dei fondi e i pastori. Come si ricorderà, allora bastava la parola data per concludere l’affare. Passa, poi, a descrivere la vita effettiva di questi antichi pastori tutto fare. Oltre ai vari percorsi, alle soste, ai lavori quotidiani propri, al riposo nelle capanne e in molti casi all’addiaccio.

Parimenti è accaduto l‘anno successivo con “Salvatore ritornato pastore” con la conquista del primo posto al medesimo concorso. Un personaggio, il protagonista non ancora travagliato da un carattere tutto suo e dalla voglia di sentirsi libero ad ogni costo pastore prima, bandito incompreso e infine, soldato e combattente nella Seconda Guerra Mondiale sul disperso Fronte Russo del Don. Dopo molte ricerche condotte a vanvera dai famigliari e le traversie patite, rientrerà in paese solo nel 1950. Ci viene mezzo storpio. Durante il passaggio di un ponte sul Don, un proiettile lo colpirà la fronte, lasciandogli una vistosa cicatrice. Quindi, recuperato da una famiglia contadina russa, ne sarà ospite per alcuni anni. Ed è per questo che egli ritorna in patria con un prezioso e piacevole fardello, quello di una donna russa, di nome Anna, che diventerà il suo amore per tutta la vita.

Poi arriva finalmente il giorno del riscatto. Salvatore, durante il suo lavoro di pastore dipendente di un proprietario di armenti e terre, sospinto dalla donna si fa volere da subito molto bene fino a conquistare completamente cuore e ragione del proprietario. Quando egli muore, il pastore in menzione ne diviene il proprietario di tutto. Dop o di che la coppia che, intanto aveva messo al mondo un discendente, visse felice contenta per tutti i giorni futuri. Il racconto è ancora inedito e l’autore già pensa di trasformarlo in un vero e proprio romanzo.

Ad Maiora!