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Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, sabato 12 dicembre 2015 - Anche a Rignano Garganico, paesino di duemila anime circa, si discute animatamente sulle quattro banche fallite (Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara). Se ne discute perché richiama alla memoria collettiva quanto di non dissimile e grave capitò da queste parti una quindicina di anni fa. Ecco la storia, condensata in un articolo di chi scrive pubblicata il 6 marzo 2004 su La Gazzetta del Mezzogiorno.

 <<Si protesta ancora a Rignano Garganico per il crack miliardario della Cassa di Mutualità del Tavoliere. Come si ricorderà, tre anni fa, la finanziaria di San Severo, ma con filiale nella cittadina garganica, "fallì" improvvisamente mandando sul lastrico un centinaio di rignanesi, che in totale hanno visto svanire nel nulla ben tre miliardi di vecchie lire. Sono tutti piccoli risparmiatori, molti dei quali anziani già deceduti e proprietari di conti correnti per diverse decine di milioni.

I "risparmiatori" della Cassa sanseverese, che, a quanto pare, non sarebbe mai stata riconosciuta come istituto di credito dalla Banca d'Italia, sono oggi di nuovo in fermento, anche perché sembrano essere stati abbandonati da tutti, a partire dalla legge, che pare ignorarli e rinviare all'infinito la relativa causa per il reintegro dei crediti e dei risparmi. I rignanesi hanno chiesto alla magistratura competente, infatti, già da alcuni anni, di ritornare in possesso, almeno in parte, dei propri denari, depositati presso la "banca" in questione dietro promessa di interessi gratificanti. Ma finora non si è arrivato a nulla di concreto e c'è già chi ha scritto a "Mi manda Rai Tre", la trasmissione su truffe, raggiri e disservizi trasmessa dalla terza rete televisiva nazionale. E non è tutto, sembra, stando alle dichiarazione di alcuni anziani implicati loro malgrado nel crack, che tutti i documenti dei "risparmiatori" siano da tempo nella mani del commissario liquidatore, che starebbe rinviando alle lunghe la risoluzione del problema.

La questione sprofonda nel ridicolo se si pensa che alcuni pensionati del posto avevano messo al "sicuro" presso la Cassa di Mutualità i loro risparmi per il pagamento dell'ultimo viatico. In pratica, si erano messi da parte i sacrifici di una vita per garantirsi un degno funerale e non pesare sulle casse dei propri figli o famigliari. Molti di loro sono deceduti, anche di recente, senza che abbiano potuto esaudire il loro "sogno dell'aldilà" e senza che, finora, nessuno abbia spiegato loro cosa sia successo realmente. Anche per questo i "superstiti" chiedono oggi apertamente a tutte le forze politiche, religiose e sociali del paese di dare loro una mano e di risolvere questa intricata questione, che ha buttato nel ridicolo una intera collettività.

Come si ricorderà, in passato a Rignano ci furono infuocate riunioni e incontri-dibattito sul caso. Vennero in paese deputati e senatori, consiglieri regionali e provinciali, sindacati e esperti di economia e finanza, ma non si arrivò a nulla, anzi sulla questione da tempo c'è il più massimo silenzio. Ecco perché i soci della Cassa sanseverese oggi urlano la loro rabbia contro tutto e contro tutti, invocando la benevolenza di chi vuole dare loro una mano, prima che qualcun altro ci rimetti la pelle, tra dispiaceri, pianti e delusioni, senza che abbia ricevuto indietro una sola lira o centesimo di euro da chicchessia>>.

Ed è andata a finire proprio male, come sopra descritto e prospettato. Infatti, la banca non esiste più e non c’è stato alcun rimborso per i soci, nonostante i vari ricorsi presentati alle autorità competenti. Anzi, molti creditori, specie anziani, sono morti di crepacuore, per lo  “smacco” subito. Infatti, in quei tristi momenti, intervistati,  la pensavano proprio come il pensionato suicida di Civitavecchia. Non a caso, qualcuno di loro tolse persino il saluto all’intervistatore, che aveva  tentato di scherzarci su, azzardandosi a dire: “Non te la prendere, i soldi vengono e vanno…!”. Insomma, nonostante il tempo trascorso e il cambio degli attori, la storia sul tema nel Belpaese si ripete ancora.