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a cura di Nicola M. spagnoli

Roma, venerdì 14 febbraio 2020 -  Un cantautore da non dimenticare! Una fortuna per noi che alla fine delle scorso anno siano state recuperate queste preziose incisioni casalinghe per merito della moglie  del musicista, prematuramente scomparso nel 2016, e di Roberto Barillari, 11 brani quasi tutti registrati con solo l’accompagnamento della sua chitarra ma che ci immergono nel suo mondo intimista e particolare.

Si parte da Povero tempo nostro che doveva essere un brano del suo album in studio del 2016 che non ha fatto in tempo a realizzare, un brano che ci fa capire lo spessore dell’artista sia come autore di testi che di musica, il più francese dei nostri autori e la Francia, il teatro dell’Olimpià di Parigi, è effettivamente stato il Paese che l’ha scoperto per primo, molto prima che se ne accorgessero da noi.  Autore di album storici da far invidia a De Andrè e Paolo Conte, riconosciuti comunque tali quasi sempre nel Premio Tenco nonchè da tanti musicisti e da navigati jazzisti nostrani che con lui collaborarono.

Il secondo brano è prestato dal grande Jacques Brel, il celebre Le plat pays, brano fatto conoscere da noi dal compianto Herbert Pagani nell’indimenticato album del 1970 Amicizia (foto 2) con il titolo di Lombardia che qui diventa, nella traduzione di Sergio Bardotti, Questa pianura. Altra versione diversa da quella citata e dall’originale ma altrettanto memorabile.  Il terzo brano è cantato in coppia, in italiano e portoghese, con Bia Krieger, con in più  il  bel contrabasso jazz di Erik West-Millette. 

In Anche senza parlare sembra di sentire Paolo Conte e c’è in più un sottofondo al clarinetto di Gabriele Mirabassi che tesse arabeschi preziosi, arabeschi che ben si sposano con il profondo testo intimista e prezioso come il titolo dell’album. Barbara, anzi  Una carezza d’amor, è un tango alquanto spiritoso e godibile dedicato..ai piedi di una donna senza certamente essere  un testo feticista. La successiva Alichino vagamente si rifà, ma in un contesto completamente diverso, alla celebre Bocca di Rosa di Faber, ma solo per il tempo e l’uso di certe parole. Dentro la maschera di Arlecchino intimista e psicologica allo stesso tempo precede la divertente Post-modern rock sui tic della nostra moderna società interinale, mentre la bella melodia di Sotto le stelle il mare ironizza sulla memoria, autobiografica anzichenò,  di un dongiovanni tipico.

Veniamo a  Merica Merica sull’emigrazione dei nostri migranti, scritta per uno spettacolo teatrale  di Giuseppe Battiston la cui voce anche troviamo nel brano, declamante versi  da probabili e drammaticamente divertenti lettere di donne e uomini partiti per  le Americhe mentre lo stesso Testa suona, accompagnandoli, anche una straziante armonica.  Anche X agosto fa parte di quello spettacolo itinerante ed è tratta  da una poesia di Giovanni Pascoli e qui siamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro di canzone. Una menzione a parte all’essenziale copertina disegnata da un celebre artista , pittore e scultore fra i più importanti attualmente sul mercato, Valerio Berruti  (foto 3) che da solo meriterebbe, e forse c’esce, una cover art sulla rivista musicale cartacea su cui abitualmente scrivo.

 

di Nicola Maria Spagnoli

 

 

 Foto 1             

 

Foto 2

     

 

Foto 3