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Alessandra Ruberto

Falerna (CZ) giovedì 3 dicembre 2015 -  Giovani, sviluppo e cultura sono tre parole da sempre accostate ma che non trovano spazio per un cammino condiviso. Questo accade per una serie di motivi. La società di oggi preferisce la categoria dei raccomandati, piuttosto che premiare la meritocrazia. La si potrebbe considerare come una vera e propria piaga che caratterizza sempre di più il “sistema italiano”, emarginando tutti i giovani volenterosi e preparati dal mondo del lavoro. Le indagini condotte sulla popolazione nazionale, evidenziano che  i giovani italiani e in particolare quelli del Sud del Paese tendono a prediligere la cultura, investendovi del tempo e delle risorse attraverso percorsi di formazione universitari.

 A questi, spesso, segue il conseguimento di ulteriori titoli, con l’intento di essere poi più avvantaggiati nella ricerca del lavoro. In realtà tutto questo sta servendo a poco o niente. La percentuale dei giovani laureati (seppure con pieni voti e presso Università prestigiose) che, a oggi, non riesce ad affermarsi e a sviluppare le proprie competenze, è molto alta. Il giovane volenteroso è posto nella condizione di dover scegliere tra cultura ed un’oocupazione, quelunque essa sia. Eppure la cultura presupposto principale per lo sviluppo deve precedere e creacre occupazione, ma in Italia non è così. Ai giovani non si dà la possibilità di attuare le competenze acquisite nel tempo; di conseguenza gli stessi cercano sviluppo all’estero, sia dal punto di vista personale sia professionale.

A differenza di quando accade  di fuori dei confini nazionali, dove i giovani riescono a costruirsi quell’esperienza di lavoro, tanto richiesta dalle nostre aziende quando si leggono offerte di lavoro, ma che nessuno dà la possibilità di fare, nonostante curriculum “abbondanti”. Da qui, l’ulteriore conferma che in Italia la cultura occupa un posto di secondo livello e,  l’esperienza sta diventando il privilegio di coloro che “seminano” delle conoscenze. Un’affermazione non priva di fondamento, infatti, è di poche settimane fa un servizio sui giovani e il lavoro,  mostrato da uno dei più seguiti notiziari televisivi. Quest’ultimo informava che in Italia,  il lavoro si trova sempre di più attraverso amici e conoscenti. Questo è scoraggiante e,  incita sempre di più le nuove generazioni, a fuggire da questo sistema che sta distruggendo il Paese.

 I giovani hanno bisogno di stimoli, e di fronte ad un’Italia incapace di tutto ciò, essi partono senza pensarci più volte, perché è la società che li costringe a un simile passo, quando partire, dovrebbe essere una scelta. La domanda che però sorge spontanea, a questo punto, è questa: e per i giovani che non vogliono andare all’estero preferendo la bella Italia? La risposta sta nella serietà delle istituzioni e, nelle politiche virtuose atte a trattenerli. Giovani e  cultura è un tema molto caldo, specie negli ultimi giorni, anche in seguito all’annuncio del Presidente del Consiglio Matteo Renzi dello stanziamento con la legge di stabilità, di  trecento milioni di euro da utilizzare come bonus di cinquecento euro per tutti i diciottenni,  che potranno in attività culturali.

Questo bonus «diventa simbolicamente il benvenuto nella comunità dei maggiorenni, ma soprattutto diventa il modo con cui lo Stato ti carica della responsabilità di essere protagonista e co­erede del più grande patrimonio culturale del mondo». Sono queste le parole utilizzate dal premier su questo “pacchetto” da investire in cultura. Il regalo, per chi compirà diciotto anni, si presenta in forma di card da spendere per libri, abbonamenti a riviste e giornali, cinema, teatri, mostre ma anche corsi di formazione e master universitari. Concludendo: che ne facciano buon uso!

 

                                                                              di Alessandra Ruberto