Nicola M. Spagnoli

Roma, martedì 9 giugno 2015 -  Dopo il disco considerato capolavoro Ziggy Stardust da Bowie ci si apettava, come per tutti gli artisti, qualcosa di simile, invece questo album deluse un po’ la critica. Non che sia malvagio o scadente ma rispetto a Ziggy oppure ad Hunky Dory, considerati allora eccellenti prodotti pop, questo si puo’ definire certamente un prodotto diverso e così pure il successivo, Pin-Ups, fatto esclusivamente di cover. Il successo di vendite naturalmente supero’ quello dei primi album e comunque tutte e due le splendide copertine, fra le migliori della discografia del “Duca Bianco”, resteranno nella storia della Cover Art; in particolare questa realizzata dalla Duffy Design Concepts, ovvero dalla famiglia creativa Philo, Celia, Duffy ed un altro membro fotografo, che curarono oltre alla grafica anche, personalmente, il trucco del cantante.

 Il disco contiene nove brani originali di Bowie ed una anticipazione di Pin-Ups, che usci’ lo stesso anno, ovvero la cover della celebre Let’s spend the night togheter di Jagger-Richard ma anche un altro brano, Whatch that man, e’ in fondo una citazione ed un omaggio rollingstoniano. Difatti alla fine dell’ascolto il disco appare un esercizio “pop” del rock, certamente più energico, proprio degli Stones. Mike Garson condisce, e abbellisce, molti brani con il suo fluido e squillante piano jazz, fra cui la title-track. The Jean Genie che risulta il brano migliore, potente, vigoroso e molto Velvet Underground, il resto, fra chitarre aggressive, ritmi neri, citazionismi degli anni “50-60 coinvolgenti ballate latineggianti (Lady Grinning soul), rimane comunque di una certa qualita’, un preludio al soul ed al multietnico che dominera’ alcuni album successivi, un disco extra-europeo, insomma, che guarda all’America anche nei testi in cui vengono nominate qua e la’ numerose citta’ degli States.

D’altronde ne’ questo artista ne’ altri artisti pop (vedi i Beatles) possono considerarsi veri innovatori del rock ma artisti piuttosto bravi e per lo più creatori di prodotti di alto consumo. Per tornare alla grafica della copertina, troviamo il volto, ed un accenno di busto, del cantante a mo’ di antico reliquiario, con gli occhi socchiusi come in meditazione, attraversato da un lampo rosso e blu dipinto a mano, con una strana goccia a forma di ocarina, poggiata sulla scapola sinistra. Una stilizzazione elegante e minimalista, in fondo, del trucco pesante ed esagerato dei Kiss, per non parlare di quello dei precursori, i nostri gloriosi Osanna dei primi ’70, che diventa nell’insieme una vera e propria opera d’arte, specie all’interno della copertina apribile dove Bowie appare a figura intera in posa androgina e asessuata con un grigio perla, come di guaina aderente, che parte dal torace e riempie tutta la parte inferiore del corpo, mancante pero’dei piedi, quasi fosse una materializzazione eterea e fumogena del Genio della Lampada.

Un po’ di decorazione non guastava ed ecco i lampi rossi e blu anche sullo sfondo mentre il retrocopertina presenta solo il contorno grafico della cover con, rigorosamente all’interno di essa, le scritte essenziali. Naturalmente l’azzeccatissima immagine spopolo’ e fu utilizzata un po’ ovunque divenendo la sua immagine per eccellenza, dai poster ancor oggi diffusissimi all’oggettistica fino a sfociare nella moda e nel fumetto d’autore.

 

a cura di Nicola M. Spagnoli