Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 25 luglio 2016 -  In Italia dal 1946 al 1951 ci si poteva vantare di essere ultimi!! Almeno in senso sportivo, esattamente in ambito ciclistico. Nel Giro d’Italia di quegli anni, c’erano ciclisti che “facevano a gara” nell’arrivare ultimi in classifica. E il corridore che riusciva ad ottenere questa posizione durante quella competizione, indossava la Maglia NeraQuello più “bravo” a presentarsi ultimo al traguardo nelle varie tappe del Giro d’Italia era Luigi Malabrocca (nella foto il secondo da sinistra).

  Non perché il Malabrocca fosse scarso: nella sua carriera da ciclista professionista vinse 15 gare su 138 corse, due campionati italiani di “ciclo campestre” (l’antenata della mountain bike). Ma lui aveva deciso così, aveva scelto di essere un perdente.

 Ma come faceva ad arrivare sempre ultimo? Non solo decideva di non andare veloce, ma entrava nei bar, mentre gli altri ciclisti erano in fuga, e non ne usciva più. Oppure si nascondeva nei fienili.

 Una volta si calò in un pozzo(!!??) e venne “ripescato” da un contadino, al quale spiegò il motivo di quel “sano” gesto: doveva assolutamente arrivare ultimo in quella tappa dolomitica. E ci riuscì.

 Nel tempo, dire: “indossare la Maglia Nera” è  diventato sinonimo di perdente, irrecuperabile, ultimo in assoluto. E questo modo di dire dura da 65 anni.

 “L’Italia è maglia nera nell’economia”, “l’Italia è maglia nera nel tennis”, l’Italia è maglia nera nell’istruzione”, “L’Italia è maglia nera nell’informazione”. Sono tutti titoli di giornali che negli ultimi 10 anni abbiamo potuto leggere più volte.

 Purtroppo essere ultimi, o quasi, in tante categorie non è più un vanto come poteva permettersi di fare il ciclista Malabrocca negli anni ’40.

 Ma essere perdenti non può più essere una scelta “alternativa”, per farsi notare o per essere simpatici. Ma è una sconfitta vera e propria alla quale bisogna trovare rimedio.

 Fortunatamente non siamo Maglia Nera come accoglienza dei profughi: ne accogliamo mediamente 500 al giorno, che sbarcano sulle nostre coste. Checchè ne dica qualche politico italiano di colore.  

 Noi italiani abbiamo l’inconsapevole orgoglio di essere ultimi in tante cose, ma non lo siamo assolutamente nel volontariato, nelle leggi, nella democrazia (anche se ce n’è troppa).

 Siamo bravi a “perdere” se dobbiamo mettere da parte l’orgoglio e a volte anche la nostra dignità, a favore di gente molto più sfortunata di noi.

 Siamo bravi a “perdere” se dobbiamo pensare prima a tanta gente che arriva oltre il Canale di Sicilia, e poi ai tanti italiani che sono pensionati o disoccupati.

 Siamo bravi a “perdere” se dobbiamo considerare prima coloro che hanno sbagliato (si chiama redenzione!!!), e poi (ma forse mai) coloro che non hanno colpe, ma sono le vittime degli errori degli altri.

 Siamo bravi a “perdere” quando accettiamo che lo stipendio dei politici e  manager vari è di molto superiore a quelli di tanti lavoratori che hanno sudato una vita i propri soldi, per poi sopravvivere con meno di 1.000 euro al mese come pensione.

 Siamo bravi a “perdere”… e non chiediamo mai una rivincita, perché sappiamo che la nostra nazione è sempre vissuta nonostante le sconfitte.

 La Maglia Nera del Giro d’Italia non ce l’ha copiata nessuna: sapevano che solo noi sappiamo come indossarla!!!

 

                                                                             Mario Ciro Ciavarella