Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 28 novembre 2016 -  Non riesco a capire chi abbia deciso che i dittatori comunisti siano più buoni di quelli di destra. È come se nelle dittature di sinistra ci sia un certo non so che di giustificabile, di giusto.  Prendete Fidel Castro, nel gennaio del 1959 prese il potere a Cuba “sostituendo” l’altro dittatore Fulgencio Batista, datosi alla fuga: si passò immediatamente da una dittatura di destra ad una di sinistra.

 Da cosa si riconoscono le dittature? Bisogna spiegarlo? E spieghiamolo: torture, carcerazioni degli oppositori, elezioni democratiche nemmeno per sogno. E di conseguenza ci furono migliaia di profughi che cercarono di lasciare “l’isola della felicità” per vivere negli Stati Uniti. Molti vennero ammazzati mentre stavano nuotando…

 Fidel realizzò i suoi ideali? E quali? non capsico cosa ci sia di tanto straordinario in questo personaggio. Ha dato istruzione e sanità gratis? Per così poco?

 E chissà perché l’utopia Cubana non abbia avuto dei proseliti nel resto del mondo. Forse una “felicità” simile (permettetemi il paragone in eccesso)  la possiamo “ammirare” nella Corea del Nord: lì sono tutti felici, così gli fanno dire ai suoi abitanti.

 Chissà perché non c’è stata una “emigrazione al contrario”: popolazioni di altri Paesi non hanno mai avuto il minimo desiderio di andare a vivere a Cuba. Eppure lì si sta bene!!

 Chissà perche tanti comunisti italiani ed occidentali in genere non abbiano raggiunto a nuoto!!! l’isola Cubana, visto e considerato che in Italia fino a qualche decennio fa si stava malissimo!!! quando ci governavano i democristiani.

 Se per caso qualcuno volesse ripensarci e vorrebbe vivere a Cuba, che si sbrigasse: può darsi che nei prossimi mesi possa cambiare molto di quello che Fidel è riuscito a (non) fare. Forse si potrà eleggere un parlamento voluto dal popolo.

 Il suo “capolavoro”, lo riconosco è stato quello di essersi isolato da tutti e da tutto. Dall’America che lui vedeva come una minaccia (e forse lo era realmente) ma avvicinandosi ad un altro Paese simile al suo, l’Unione Sovietica.

 Un isolamento che ha portato gli abitanti di Cuba a vivere in una specie di Disneyland dei poveri, dove la miseria era per loro la felicità tanto sognata, non potendola confrontare con altre “forme” di felicità.

 Una terra, Cuba, caduta dal cielo e nella quale si vive non sapendo ancora su quale pianeta si è atterrati. Novant’anni di solitudine, tanti quanti ne ha vissuti il Lider Maximo (chiamiamolo così).

 

 

                                                                           Mario Ciro Ciavarella