Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 1 dicembre 2016 -  Le vie dei reati sono infinite!! C’è solo l’imbarazzo della scelta: estorsione, ricatto, contro il patrimonio, ambientali, fallimentari, informatici, fiscali e tutto ciò che può recare danno alla società. Ultimamente c’è un nuovo reato inventato da un italiano, un certo Lapo Elkann: quello contro l’intelligenza umana. Praticamente un reato che nega la dignità dell’uomo!! Il cervello (quello del resto dell’umanità, non il suo), ha una sua sensibilità ed onore, e si sta ribellando a quanto è stato escogitato dall’ultimo dei rampolli della famiglia Agnelli: far finta di essere stato rapito e di aver richiesto lui stesso (il rapito!!) il riscatto ai suoi famigliari!! Appena 10.000 dollari.

 Però, pensandoci bene, Lapo ha calcolato quanto potrebbe valere la sua vita: molto meno di quella di tanti altri!!! È da apprezzare l’onesta dello stilista-esibizionista torinese, almeno questo.

 Ora, se stiamo vedendo un film oppure ascoltando una barzelletta, ci può stare. Ma come è possibile che questa storia sia talmente reale da sfiorare la tragedia di un uomo ridicolo??

 Eppure la tragedia, la farsa e la commedia in questa storia che ha visto Lapo protagonista, si sono talmente bene amalgamate che viene il dubbio   che il signor Elkann non abbia escogitato lui la storia del suo “auto rapimento”, ma il tutto sia frutto della visone del film “Totò, Peppino e i fuorilegge”.

 Dove, Totò con l’insostituibile Peppino De Filippo, inventarono il rapimento di Totò ad opera della Banda del Torchio di un certo Ignazio, il tutto per estorcere alla moglie di Totò cinque milioni di lire per far rilasciare il marito.

 Il falso rapimento riesce: la moglie paga il riscatto e i due “fuorilegge”, Totò e Peppino, si recano a Roma per sperperare i cinque milioni tra donne e champagne. In pratica la stessa “tragica tragedia” messa in atto da Lapo. Anche lui chiedeva soldi alla famiglia per continuare ad andare con donne… e derivati e diversivi vari.

 E come nel film con Totò, anche nella misera sceneggiata inventata da Lapo, il trucco viene scoperto e il colpevole arrestato.

 Se Lapo avesse voluto mettere in atto una storia più credibile del suo rapimento, poteva andare oltre la visione di  questo film, e avrebbe  dovuto vedere anche un altro film del comico napoletano, “Totò, Peppino e la malafemmina”.

 Dove poteva copiare, o quasi, la lettera con la quale i fratelli Capone (che sono loro) intimavano alla fidanzata milanese del nipote di lasciarlo  perdere… poichè è uno studente che studia!!

 La lettera minatoria di Lapo indirizzata ai suoi famigliari(!!??) poteva dire più o meno così: “Signori Agnelli, veniamo noi con questa nostra addirvi,  che, scusate se sono pochi, ma 10.000 dollari a noi ci fanno comodi, sono accomodanti. E perciò, per riavere indietro un vostro Agnelli fatto smarrire da noi medesimi di persona, ci dovete dare tanto come detto: 10.000 dollari, né un euro in meno e né un euro in più, come sopra. Noi della Banda del Torchio con filiale appena aperta in America, non stiamo passando una buona annata, anche qua come là (da voi). E perciò che ci dobbiamo dare una mano ciascuno senza scambiarcela, ma  ognuna deve rimane attaccata al suo braccio. Aspettiamo il vostro pacco postale con dentro i soldi come sopra spiegato. Noi, il vostro Agnelli che sta da noi, ci appresteremo a ridarvelo anche meglio di prima: un Lapo in bianco e nero come mai visto prima. L’importane è che non avvisiate nessuna polizia né quella nostra e né quella vostra. I soldi lasciateli dietro la discoteca “The Big Lie” (La Grande Bugia) di New York, dove un nostro  compare vi aspetterà abbigliato con una calzamaglia di colore fucsia con addosso calze a rete 300 denari, le scarpe lucidate da poco con il luminol che usano i RIS, l’orologio al gomito ed occhiali a specchio con catarifrangenti. Non vi preoccupate: non sarà Lapo ad aspettarvi anche se l’abbigliamento è quello, ma un suo ammiratore che non più fare a meno di imitarlo nello stile. Salutandovi indistintamente, firmato: la Banda del Torchio: che siamo noi!!”

 Con questa lettera ricattatoria, Lapo sarebbe stato più credibile, ai suoi famigliari di sicuro, i quali avrebbero pagato il misero riscatto richiesto:  appena 10.000 dollari. Al resto dell’umanità non so…

 

 

 

                                             Mario Ciro Ciavarella