Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, domenica 4 dicembre 2016 -  A me quelli che fanno impazzire sono i ricercatori che studiano le ossa dei nostri antenati. Non quelli vissuti qualche decennio fa e nemmeno centinaia, ma gli antenati vissuti milioni di anni fa!!! Sanno tutto studiando solo le ossa. Diversamente non possono fare: nel momento in cui vengono ritrovate parti dello scheletro di un nostro progenitore, solo le ossa possono analizzare. Eppure, da frammenti di ossa si sa tutto sullo stile di vita dell’homo defunto.

Se mangiava molto, a che età è morto, se uomo o donna (questo lo si capisce dalle ossa del bacino se sono larghe o strette), se lavorava molto!! ed altre caratteristiche legate al suo modo di vivere.

Ad esempio Lucy, la femmina di australopiteco vissuta oltre 3 milioni di anni fa, passava probabilmente molto tempo sugli alberi. E lo si è capito analizzando l’omero del braccio e il femore della gamba, due ossi che si rimodellano nel corso della vita a seconda dei carichi che sopportano. Le microscansioni tridimensionali hanno permesso, a ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, di ricostruire i muscoli sostenuti da questi ossi.

 Non solo: si è capito che l’ominide aveva una forza muscolare superiore a quella umana con le braccia ben sviluppate, come se avesse speso anni della sua vita tra i rami degli alberi. E tutto questo lo si è capito solo analizzando delle ossa!!!

 Sinceramente vorrei anche io fare delle ipotesi su come potesse essere la vita di Lucy milioni di anni fa nella savana, in Etiopia. Dove visse e morì, non penso che abbia fatto molti spostamenti durante la sua vita: da una liana ad un’altra non si va molto lontano.

 Dunque, Lucy visse sugli alberi buona parte della sua vita, anche per non essere preda dei tanti carnivori della zona. E per scambiare quattro chiacchiere con le vicine di… albero dovette spesso gridare verso le comari per farsi sentire. Anche le comari sui loro alberi osservavano la savana e commentavano il paesaggio. Vedendo chi passasse sotto le loro residenze.

 E spesso vedevano passare mandrie di gnu, zebre, rinoceronti. E qualche volta chiedevano un passaggio a questi animali per farsi portare magari in zone a traffico illimitato: nell’aperta savana, dove gli incontri non sono occasionali ma voluti, altrimenti non saremmo nati noi. A distanza di milioni di anni.

 Quindi, la vita sociale di Lucy e compagnia ominide bella, era abbastanza attiva. Però, ma chi ci dice che Lucy non fosse anche una ragazza riservata e giudiziosa? A questo punto se la sua vita si svolse quasi interamente sugli alberi, non penso che abbia frequentato tanti ominidi come lei di sesso maschile.

 Si sa che gli ominidi “uomini” sono sempre in giro, a caccia, a costruire ripari, ecc. e di conseguenza questi ominidi non hanno quasi mai incontrato Lucy che era quasi sempre ad ammirare dall’alto i suoi pretendenti.

 E sicuramente tanti pretendenti Lucy li aveva. La possiamo considerare una Giulietta ante-litteram, la prima ragazzina corteggiata “dal basso”. Dove tanti “ometti primitivi” la guardavano come lei si ondeggiava tra un ramo e un altro, e magari non aspettavano altro che cadesse per aiutarla a rialzarsi e rimetterla sul ramo più vicino.

 E magari per Lucy c’è stato anche un grande amore, come quello che Romeo fu per Giulietta. Il romeo australopiteco lo chiameremo Kunta figlio di Kinte (questa passatemela, e un po’ scarsa…)

 Questa la scena che si presentò agli occhi di Lucy, la prima volta che il suo spasimante Kunta, mandato dal padre Kinte, si fermò ad ammirare i suoi volteggi fatti dall’amata Lucy da un ramo ad un altro.

 Al chiaro di luna, Kunta nascosto sotto il fogliame dell’albero di Lucy, la sente parlare da sola, e scopre che la sua amata ominide ama già da qualche luna il suo amato ominide: lui.

 “Oh Kunta, Kunta, ma perché sei tu Kunta. Rifiuta il tuo nome, la tua tribù.

Ed io non sarò più una Lucy figlia di Mamma Lucy”, supplicò Lucy.

 “Oh Lucy, Lucy, ma chi è quell’omone poco ominide che non vuole farti lasciare l’albero dal quale mi parli. Scendi che ti proteggo io dalla selvaggia Africa”, promise Kunta.

 “Non puoi, mio caro Kunta, quell’uomo poco ominide mi fa guardare a vista dai suoi bravi” (anche milioni di anni fa c’erano i bravi di don Rodrigo, il male ha radici lontane!!), denunciò Lucy.

“Allora c’è qualcuno che ostacola il nostro amore primordiale, dimmi il nome!!”, gridò Kunta.

 “Non posso, altrimenti metterà a fuoco il mio albero e rimarrò senza una casa”, rispose Lucy.

 “E allora mi informerò, e metterò fine a questa ingiustizia”, giurò Kunta.

 Non sappiamo se alla fine Lucy e Kunta si sposarono ed ebbero dei figli, ma se riusciremo a trovare in zona dove venero ritrovati i frammenti delle ossa della nostra progenitrice, altre ossa; sapremo anche questo e forse altro.

 E se verranno ritrovate delle ossa frantumate, lì vicino, allora il quadro è completo: Kunta uccise il don Rodrigo del posto, sposò Lucy e sicuramente ebbero tanti figli. Altrimenti noi da dove verremmo??

 

 

                                 Mario Ciro Ciavarella