Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 22 dicembre 2016 -  Il gruppo teatrale di San Marco in Lamis (FG) ha sempre, fin dall’inizio,  messo in scena la parte comica e introspettiva, caratteristiche naturali, dell’uomo. Abbiamo sempre cercato di offrire ad un pubblico attento, la parte migliore che vive nei nostri animi: la coscienza. O “le voci di dentro”, come le chiamiamo noi. Quelle voci che a volte ci preannunciano ed altre volte ci rimproverano su quelle che sono le nostre azioni quotidiane. Le voci che sentiamo dentro quando stiamo per intraprendere “nuove strade”, corsi di vita che potrebbero essere quelli definitivi, per giungere dove vogliamo, oppure dove il caso vuole.

 Nei presentimenti e nei sogni sono raccolte buona parte delle nostre vite: spesso diciamo: “L’avevo detto!”, come dire: lo sapevo. Oppure, “Questo fatto l’ho sognato, l’ho già vissuto, anzi l’ho visto ad occhi aperti”. La percezione dell’uomo è unica in tutta la natura. Iniziando dalla nostra coscienza, indefinibile per definizione. È difficile dire che cos’è la coscienza dell’uomo, semplicemente perché ci sono tante coscienze,   quante sono gli uomini: infinite.

 Non sappiamo nemmeno dove si trovi, la coscienza. Nel cuore, nella mente, nei nostri desideri, in qualche zona del cervello forse non ancora esplorata. È talmente complessa e vasta, la coscienza, che ognuno di noi vede la realtà in modo molto personale. Poi ci sono i sogni. Che a volte ci indicano una strada da seguire, e a volte non ci danno delle indicazioni precise, ma solo degli indizi di poco conto. Oppure nulla. Non sappiamo nemmeno perché si sogna. Non si conosce ancora l'area del cervello in cui hanno origine i sogni, né sappiamo se abbiano origine in una singola area o se più parti del cervello vi concorrano, né conosciamo lo scopo dei sogni per il corpo e la mente.

 La coscienza e il sogno sono due entità che sembra combattano: desiderio e mistero. La prima cerca di dare un senso a tutto, la seconda ci fa desiderare quello che non riusciamo ad avere. Ma in entrambi i casi  cercano di dare un senso alle nostre vite. La coscienza con l’espressione massima della nostra volontà. il sogno con la realtà che sfugge o che cerchiamo di inseguire. Ed è proprio quello che succede nella commedia di quest’anno “ME SO SUNNATE NU SONNE”, desiderio, intuizione, libero arbitrio e premonizione. Forse è la commedia più completa scritta finora dal sottoscritto, il quale  cerca (e non trova) un filone logico alla proprie tematiche: è sempre  difficile mettere la parola fine a qualsiasi storia.

 Tutte le storie, non solo quelle rappresentate su un palcoscenico, non  hanno una fine, ma continuano per sempre, anche se al termine chi scrive mette la parola, Fine. Anche in questa storia il finale è tutto da scrivere. Il personaggio  principale (che non diciamo) deve fare delle scelte, suggerite dal sogno,  ma che alla fine sarà sempre lui a decidere per sé. Questo personaggio ha avuto la fortuna di vedere (sognando) situazioni che altri non ne hanno avuto la possibilità. Il tutto si svolge all’ingresso di un condominio, dove varia umanità si confronta e affronta, cerca di risolvere problemi che sembrano insormontabili e che cerca di dare anche delle soluzioni che spesso non risolvono.

 Il condominio di questa storia somiglia ad un cervello, da dove esce tutto il bene e il male che è in noi. Ogni personaggio esprime le nostre pulsazioni e le nostre attitudini: al bene e al male. Vedrete aprire e chiudere porte e balconi, in questa storia, come quando sogniamo: si aprono e si chiudono desideri e volontà di capire il reale. Come quando coscienziosamente agiamo: sappiamo di fare il bene e il male. Nel condominio di questa storia è racchiusa la nostra vita: tutto ciò che è dentro di noi, lo ritroveremo anche tutti i giorni, vivendo.  Vi aspettiamo dal 25 al 28 dicembre 2016  ore 20 presso Teatro del Giannone.

 

 Mario Ciro Ciavarella